Estratto dall’articolo “La prima metà del 2020 – I flop”, in cui si racconta il primo semestre e le difficoltà di Shiva, uno dei protagonisti in negativo della prima parte del 2020.
Shiva – I colpi del fuoriclasse e un 2019 da numero uno:
Il 2019 è stato un anno con pochi protagonisti: fra questi vanno menzionati certamente Marracash, autore di un CD che è già un masterpiece del rap italiano, Lazza, uno dei rapper più “skillati” d’Italia, Massimo Pericolo, con i suoi testi commoventi ed emotivi, e Shiva, una vera e propria rivelazione.
All’anagrafe Andrea Arrigoni, Shiva è un classe ’99 di Milano Ovest che può già vantare una discografia ricchissima di brani e una carriera frenetica e piena di fasi diverse. A 16 anni firma per Honiro, per cui pubblica Tempo Anima nel 2017 e Solo nel 2018, due CD in cui dimostra di avere i crismi del fuoriclasse e del predestinato: dall’attenzione quasi maniacale alla metrica alla capacità di brillare nelle melodie e nei flow, fino alla forza dei suoi testi, ricchi di pathos e di contenuti.
Il primo ottobre 2018, all’età di 18 anni, inizia un nuovo percorso con Jive Records, pubblicando il singolo Santana, a cui seguiranno Come No, Radar e Guai, un poker stellare, per flow, per metriche e per testi, ma il meglio deve ancora venire. Arriva una straordinaria prima hit da disco di platino, Mon Fre, con Emis Killa, seguita da Bossoli, un altro piccolo capolavoro, e da una serie di scommesse rischiose ma vincenti: Non sto più in zona con Pyrex, Soldi in Nero con Sfera Ebbasta e Taste (Make It Shake) (Remix) con l’inglese Aitch.
In particolare, dall’uscita di Mon Fre alla fine del 2020, Shiva sembra davvero inarrestabile, infallibile, quasi benedetto e protetto da qualche essere superiore. Nulla nella sua carriera sembra fuori posto: riesce a rappare su qualsiasi beat, a suonare originale e fresco come nessun altro, intriga con le sue rime (quasi un invito a scoprire la sua storia), ha un produttore perfetto per le sue esigenze, Adam11, ed è stimato da tutta la scena, da Salmo, Marracash e Night Skinny a Sfera, Plaza, Pyrex e Side. Ancora: il suo immaginario, musicale ed extra-musicale, è di grandissimo impatto e cattura l’attenzione di centinaia di migliaia di nuovi ascoltatori, le sue strofe nei dischi dei colleghi sono dei missili terra-aria, si esibisce a Real Talk e incendia lo studio con le sue barre. riesce a duettare con rilevanti artisti stranieri (Aitch ma anche Reggie Mills) e addirittura a lanciare lui stesso un talento ancora più giovane di lui, Paky.
Insomma, il 2019 è stato senza ombra di dubbio un anno d’oro per il giovane talento di Milano Ovest che, tuttavia, ha tentennato, nel 2020, nel momento decisivo, quando si è trovato faccia a faccia con il suo esame di maturità, l’EP Routine, un progetto deludente che ha aperto un periodo di difficoltà e confusione nella sua carriera.
Quando si analizza il 2020 di Shiva, tuttavia, va fatta un’inevitabile premessa: nonostante le difficoltà e i brani poco riusciti di cui si parlerà fra poco, si parla comunque di un ragazzino (classe ’99!) con un talento innegabile. Né Auto Blu né qualsiasi altro pezzo fallimentare può giustificare la mole di odio che ha investito il rapper di Milano Ovest, – incentivato in modo vergognoso anche da una parte della “critica musicale” – che sembra essere passato da “prodigiosa rivelazione” a artista da deridere. Tutto questo è chiaramente assurdo ed esagerato e la parte di pubblico che insulta e condanna Shiva dovrebbe ricordarsi di quando, nel 2012, questa stessa accoglienza era rivolta alla Troupe D’Elite: a Ernia e Ghali, due pilastri della scena di oggi.
Chiarito questo aspetto, si può procedere all’analisi effettiva della parabola discendente di Shiva, che verrà articolata in tre paragrafi:
- Routine EP
- Auto Blu
- Freestyle e featuring
Routine EP – L’esame di maturità:
Gennaio 2020 è un mese freddo, ghiacciato, anche per il rap italiano, che vede pochissime pubblicazioni: esce Sciacalli di Noyz Narcos e Speranza, Niente di Giaime e Pyrex, Boogieman di Ghali e Salmo e un dimenticabile CD di J-Ax. L’annuncio di Shiva giunge come un fulmine a ciel sereno e accende subito l’entusiasmo del pubblico: il 31 gennaio sarà fuori Routine EP, un suo progetto completamente inedito!
Vengono svelate copertina e tracklist: la sensazione è che Shiva stia per lasciare il segno nella storia del rap italiano con un progetto clamoroso. D’altronde, non c’è ragione per non ritenerlo: arriva all’appuntamento con l’EP dopo un 2019 da fuoriclasse, in cui ha messo a ferro e fuoco strumentali di qualsiasi tipo, e anche artwork e featuring sembrano perfetti. Ogni dettaglio è ancora una volta curato alla perfezione: la cover dell’EP è straordinaria, coerente con l’immaginario dell’artista e piena di simboli (le maglie d’epoca di Inter e Milan, la borsa firmata, la schermata di GTA San Andreas in TV…) e la tracklist accoglie tre ospiti di gerarchia, Capo Plaza, Marracash e tha Supreme.
Purtroppo, nei giorni successivi all’uscita, ci rende subito conto che Routine EP non è affatto il capolavoro sperato, ma, al contrario, ridimensiona di molto la figura di Shiva nella scena. Infatti, Routine è un progetto che nasce da intenzioni apprezzabilissime: l’artista voleva dimostrare al pubblico di non essere un semplice hitmaker, ma di voler emozionare gli ascoltatori e puntare sulla lirica, sui testi e sui contenuti delle canzoni. Se l’impostazione era, dunque, brillante e ammirabile, la realizzazione non è stata convincente come sperato e il risultato è un EP riuscito a metà di alti e bassi, lontano dallo “Shiva-infallibile” del 2019.
Routine è un EP di alto livello, musicalmente parlando: le strumentali di Adam11 sono adatte all’atmosfera “street” del progetto e Shiva stesso conferma quanto aveva dimostrato a livello sonoro (flow, metriche e ritornelli). Tuttavia, è nei testi che si riscontrano le maggiori criticità della sua produzione: le tematiche affrontate sono principalmente “vita di strada” e “rapporto con il successo“, talmente mainstream da dover essere approcciate in modo originale e inedito, al contrario di quanto fa effettivamente l’artista.
Il tema del successo, per esempio, è stato sviscerato, nella storia del rap italiano, nei suoi aspetti positivi (il passaggio da una vita di povertà e frustrazione a una di lusso e soddisfazione) e in quelli negativi (come il fenomeno delle arrampicatrici sociali); di conseguenza un ragazzo dalla sensibilità lirica di Shiva non può permettersi di riassumere questo argomento con un verso come:
avevo un dramma addosso, nuovi Amiri l’han rimosso
in Figlio della Calle. Più in generale, esclusa l’ottima performance in Milano Ovest, Routine EP è un progetto povero di strofe e rime memorabili. In più Shiva si ripete continuamente e alcuni suoi versi sono addirittura identici a quelli dei suoi colleghi italiani, come:
Voglio i bro in TV ma non al TG
in Scarabeo, che suona fin troppo simile al:
Mamma vorrebbe vedermi in TV ma non al TG
di Sfera Ebbasta in Panette.
In conclusione, a fine gennaio si possono trarre le prime conclusioni sulla carriera di Shiva: Routine è un progetto riuscito a metà, che interrompe la striscia di successi clamorosi dell’artista ma da cui paradossalmente può imparare molto. Infatti, l’EP ha evidenziato i suoi punti di forza e di debolezza: da qui dovrà ripartire, magari dopo un breve periodo di riposo.
La confusione post-EP e l’harakiri Auto Blu:
Come detto, Routine EP è un passo indietro a metà, un progetto che, da un lato, evidenzia quanto Shiva dovesse migliorare nella scrittura e, dall’altro, dimostra la sua volontà di mettersi in gioco e di migliorarsi.
Invece di riposare, tuttavia, il rapper di Milano Ovest non perde tempo e si rimette in gioco con un brillante freestyle intitolato Civico 30, prodotto dal solito Adam: una nuova dimostrazione di forza, di attitudine, di tecnica e – soprattutto – del carisma che mancava all’EP.
Adam realizza per Shiva un beat perfetto, che si articola in due momenti, distanti ma entrambi convincenti, e il rapper di Milano Ovest sputa barre violente, sincere, autentiche, che dimostrano una forza lirica ben diversa da quella dei brani dell’EP, che crea un immaginario di “sbirri sulle gazzelle, bimbi sulle grazielle” e “diamanti Tennis al collo che danzano più di Tedua”. Non è un’esagerazione affermare che lo Shiva di Civico 30 è uno dei più entusiasmanti mai sentiti e che sembra proprio un artista diverso di quello di Routine EP.
Tuttavia, se Civico 30 sembra annunciare un percorso street che coniugasse testi e musicalità in modo equilibrato, permettendo a Shiva di puntare a un album di livello, i due pezzi immediatamente successivi rimescolano ancora un volta le carte. Si parla di GANGE, brano realizzato con la cantante pop Francesca Michielin, e Auto Blu, rappato sul leggendario beat di Blue (Da Ba Dee) degli Eiffel 65.
Gange è un brano strepitoso, una delle più riuscite collaborazioni fra cantante pop e rapper degli ultimi anni in Italia. Quando due talenti come Shiva e la Michielin (fra l’altro una delle ragazze più versatili e poliedriche del paese) si incontrano su una strumentale, il risultato non può che essere stellare, forse il singolo più riuscito in assoluto del brillante CD della ragazza, FEAT.
Fra l’altro, Shiva non si è mai raccontato, negli ultimi mesi di attività, sentimentalmente parlando, e sentirlo raccontare l’amore con parole come “strada” o “cash” è confortante: significa che non ha voluto cambiare il suo stile per adattarsi a un brano pop. Tuttavia, dopo un “featuring non convenzionale” come quello con Francesca Michielin, ci si aspettava tutto meno che Auto Blu, un pezzo sbagliato sotto tanti, troppi punti di vista.
I problemi relativi alla pubblicazione di un brano del genere sono diversi e di diverso tipo:
- Il messaggio che Shiva manda all’ascoltatore è: “Mi interessano più i numeri della qualità.” Bossoli è una hit ma è anche una bella canzone, dal testo profondo e dalle melodie non banali. Auto Blu rappresenta, invece, la spasmodica ricerca di un brano che generi numeri, numeri e ancora numeri.
- Banalmente, come hanno sottolineato tantissimi, fra colleghi del rapper e addetti ai lavori, l’autotune è “stonato”. È presente un errore tecnico piuttosto lampante: questo lascia intendere che il lavoro è stato svolto frettolosamente e con poca attenzione.
- Fin qui, Shiva ha seguito un percorso estremamente coerente: ha sempre parlato con toni seri e contenuti, anche nei brani più leggeri come Non sto più in zona o Soldi in nero. Auto Blu è, invece, un brano colorato, spensierato e, per certi versi, provocatorio. Rivisitare una hit dance come Blue (Da Ba Dee) può essere un’operazione da Il Pagante, da Dark Polo Gang, non certo da chi fino a poco tempo fa parlava di strada e di bossoli.
Qualcuno potrà certamente dire che Auto Blu, a livello numerico, è stata un grande successo: ha totalizzato 28 milioni di streaming in tre mesi ed è stata certificata disco di platino, ma questa sarebbe un’analisi molto superficiale. Questa canzone ha, sì, i numeri dalla sua parte, ma a che costo li ha ottenuti? Auto Blu ha letteralmente minato la credibilità di Shiva, uno dei pilastri della sua carriera, facendogli franare addosso critiche di pubblico e opinionisti. Le foto del rapper su Instagram sono ancora oggi piene di commenti che si fanno beffe di quel singolo, bersagliato anche dalle pagine di meme, persino da quelle che con l’hip hop hanno poco a che fare… Il dato più inquietante è relativo al rapporto like/dislike del video sul canale Youtube di Shiva: circa 70/30 in valore percentuale, numeri davvero significativi in negativo.
“Nel bene o nel male basta che se ne parli”, si potrebbe dire parafrasando Oscar Wilde, ma la realtà è che Shiva non aveva alcun bisogno di un’ulteriore hit per dimostrare il suo talento: Bossoli era stata, come si è detto prima, una canzone da milioni e milioni di streaming di cui essere davvero orgogliosi, con un testo da brividi.
In conclusione, dunque, Shiva continua a non riuscire a esprimere il suo sconfinato potenziale, fra scelte discutibilissime e probabili idee non chiare. Su Instagram scrive:
Ho solo vent’anni e nessuno può dirmi niente.
Tuttavia, nel rap italiano, un messaggio del genere non è ammissibile. Emis Killa a diciassette anni pubblicava Keta Music, Gemitaiz a 20 Quello che vi consglio e Nitro Danger. L’età giustifica l’acerbità della produzione musicale, non le scelte sbagliate.
L’iper-produttività – Quando il gioco non vale la candela:
Una delle caratteristiche principali degli ultimi due anni di Shiva è stata la scelta di far uscire tantissima musica. Chiaramente non è il primo ad attuare una strategia del genere: quasi ogni anno c’è un rapper onnipresente (featuring, brani e freestyle): nel 2018 era Guè Pequeno, nel 2019 Gemitaiz e nel 2020 sembra essere Lazza.
Quest’ultimo è un esempio particolarmente significativo di come si possa beneficiare dell’iper-produttività quando si è in un momento di forma smagliante ma, a dire la verità, lo stesso Shiva nel 2019 aveva brillato sempre e comunque nei dischi dei colleghi: dai due pezzi nel CD di Night Skinny a Walter Walzer nel Machete Mixtape, passando per Rip RMX e MC Drive.
Nel 2020 il rapper ha tentato di ripetere quanto aveva fatto nell’anno precedente ma, complici un mix di fattori (stanchezza ed effettivo calo di forma, tendenza a ripetersi, negatività dovuta ai feedback di Routine e Auto Blu), non è riuscito a mantenere lo stesso tasso qualitativo. Paradossalmente, è sembrato molto più a suo agio quando si è trovato a scrivere d’amore (Chic con Giaime e Ancora lì con Cancun) piuttosto che di strada e pistole. Tuttavia, anche questo cambiamento improvviso di Shiva lascia delle perplessità: quando è avvenuto? Perché in Routine non c’era neanche un brano d’amore e da un momento all’altro sono arrivati tutti insieme 3-4 featuring a tema sentimentale?
La carriera di Shiva, purtroppo – ed è un sincero purtroppo, perché si parla di un fuoriclasse che non è riuscito a esprimere il suo sconfinato potenziale – è stata, nel 2020, in balia del caos e della confusione più totale. Ricostruendola cronologicamente si analizza il seguente percorso:
- Routine EP – Un EP sostanzialmente a tema “vita di strada” / “rapporto con il successo”
- Civico 30 freestyle – Un freestyle street di risposta alle critiche all’EP
- Gange – Un feat a tema sentimentale
- Auto Blu – Brano disco-club, dalla connotazione giocosa e divertente
- Bicarbonato – Un pezzo classico dai toni introspettivi e ragionati
- Chic, Ancora Lì, Weekend a Miami – Dei nuovi feat romantici
- Equipe, Rari e In Piazza – Dei feat dai toni più aggressivi ed espliciti
Il problema del 2020 di Shiva, dunque, non è tanto qualitativo – anche se un suo calo, seppur di lieve entità, si è effettivamente visto – ma di ordine, quando al contrario, il suo punto di forza del 2019 era stato la coerenza, il fatto che ogni sua azione sembrava compiuta nel posto giusto al momento giusto.
Ovviamente, va ricordato sempre che si parla di un ’99 – è logico e normale che commetta degli errori nel corso della sua carriera – e l’unico motivo per cui lo si critica con così tanta attenzione è la sua classe cristallina, il suo grandioso potenziale e il suo indiscutibile talento. Forse, però, in questo momento dovrebbe fermarsi un attimo, per evitare di ripetersi ulteriormente e riposare un paio di mesi, per poi tornare più forte di prima a demolire strumentali, magari proprio con un album, che ormai manca alla sua carriera da più di due anni.
3 pensieri riguardo “Le difficoltà di Shiva nel 2020 – L’inaspettata parabola discendente”