“X2”: visione e coraggio bastano? – La recensione dell’album di Sick Luke

La recensione di “X2”, il primo disco da producer di Sick Luke, uscito il 7 gennaio 2022 per Carosello Records.

È da quasi dieci anni che Sick Luke è un protagonista e un top player della scena musicale italiana perché, nonostante questo faccia sentire ogni ascoltatore un pochino più vecchio, The Dark Album usciva nel 2015, ben otto anni fa. Insieme a Charlie Charles, Sick Luke è stato uno dei due producer più rappresentativi dello scorso decennio e ha imposto il suo stile di produzione, contribuendo alla “rivoluzione trap” del 2016 e colorando con il suo tocco magico i progetti, tutti differenti, dei membri della Dark Polo Gang, da Crack Musica di Tony e Side a The Dark Album di Pyrex, passando per Succo di Zenzero di Wayne, passando per Twins di Tony e Wayne, Sickside di Side e in buona parte anche i recenti Trap Lovers e Dark Boys Club.

Spesso, nel dibattito-rap su Internet, ma anche banalmente nelle piazze e nelle case degli ascoltatori rap, gran parte del merito del successo della DPG si attribuiva proprio alle strumentali di Luke, al punto che qualcuno affermava timidamente di ascoltare le loro tracce solo per godere dei suoi beat fantasmagorici e visionari. Il “sick luke-sick luke” che ha sempre timbrato le sue strumentali ha accompagnato l’esplosione di pezzi di storia della trap italiana come Sportswear, Magazine, Cono Gelato, Diego Armando Maradona, CC, Pesi sul collo, Fiori del Male della DPG, Volare di Izi, Lo sai e No Snitch freestyle di Tedua, Oro Giallo e Scarafaggio di Guè, Jack di Emis Killa. Inoltre, il producer si è sempre dimostrato un vero artista-architetto, lavorando e dirigendo progetti come Neverland di Mecna, in cui è riuscito a cucire uno stile completamente nuovo per il cantante pugliese, e soprattutto Succo di Zenzero, Crack Musica e The Dark Album, in cui era proprio lui a disegnare l’identità artistica dei ragazzi della DPG, sfumando e tratteggiando il loro mondo musicale con la sua sensibilità e la sua fantasia.

Non serviva certamente un disco, dunque, a testimoniare il talento di Sick Luke: si può già parlare di lui come uno dei producer più talentuosi e influenti della storia del rap italiano. Probabilmente, però, era proprio allo stesso Luke che serviva un disco: aveva bisogno di esprimere e raccontare nuove storie artistiche. Dopo aver diretto, da ottimo regista, artisti diversissimi come Tony Effe, Duke Montana, Pyrex, Mecna, Peachwalnut, Wayne e Side Baby, sentiva il bisogno di girare un nuovo film in cui fosse lui stesso il protagonista: per questo X2, il suo producer album d’esordio, porta il suo nome e il suo volto sulla copertina.

Il momento era apparentemente quello ideale: i CD di Night Skinny e Mace hanno dimostrato quanto i producer album possano essere, da un lato, delle vere e proprie perle artistiche e, dall’altro, dei crack discografici sorprendenti. Sick Luke ha colto la palla al balzo e si è lanciato a canestro: ha sfornato un progetto extra-large, di cinquantaquattro minuti per diciassette canzoni, al cui interno sono presenti quasi tutti i rapper italiani di prima fascia, dai veterani Fibra, Jake e Killa e Luchè ai fidatissimi Sfera, Ghali, Tony, Pyrex, Side, Izi e Tedua, fino a Geolier, tha Supreme, Shiva, Ernia, CoCo, Capo Plaza e addirittura qualche artista proveniente da altre “famiglie musicali”, come Gazzelle, Cosmo, Gaia, Coez, Ariete e Pop X.

Le aspettative, logicamente, erano altissime e, analizzando il progetto da un punto di vista più generale, il fatto che Luke abbia permesso al mondo rap italiano di aprire il 2022 con un CD che ospita trentaquattro artisti non può che essere un meraviglioso regalo di Capodanno. Grazie a X2 il mondo-rap può iniziare l’anno con una panoramica sulla scena rap di oggi, specialmente perché ognuno dei featuring ha cercato in tutti i modi di brillare: d’altronde non capita tutti i giorni di partecipare a un progetto di questa portata!

Faccio Cose è l’esempio perfetto di quanto detto: non capita tutti gli anni di poter ascoltare un pezzo di Jake La Furia, Fabri Fibra e Izi nella prima settimana di musica in assoluto!

X2 è stato anticipato da una traccia tutto fuorché ordinaria, La strega del frutteto, che propone una combo inedita Chiello-Madame e che strizza l’occhio a un interessantissimo pop-psichedelico, caratterizzato da sonorità aperte e spensierate e da un testo malinconico e triste. Il singolo, tuttavia, è soltanto una tessera del mosaico che Sick Luke ha voluto comporre: il suo album è variegato, eterogeneo, ha una visione molto precisa e vive, come prevedibile, di guizzi e follie artistiche. X2 ha il timbro di Sick Luke in ogni sua strumentale, nelle melodie semplici ed estremamente efficaci su cui si fondano la maggior parte delle canzoni, nelle batterie codificate e negli 808 invasivi e variopinti.

Il vero segreto strumentale del disco, infatti, sembra trovarsi nel modo in cui il producer romano ha gestito i bassi all’interno dei brani, trovando soluzioni diverse e inaspettate, come in Notte Scura e Il giorno più triste del mondo, tracce delicate accompagnate da 808 potenti ma non volgari, che suonano diverse dalla massa di brani pop canonici grazie al “tocco magico” di Luke. Un altro buon esempio, poi, è Creatur, dove il basso è completamente diverso, delicato e quasi “riservato”, come a simulare un battito cardiaco, per poi esplodere nel vivacissimo ritornello.

A Sick Luke, più in generale, va dato il merito di avere progettato e architettato un album musicalmente brillante, dal sound unico e visionario, e che, inoltre, dà prova di grande coraggio. X2, infatti, non è assolutamente una compilation di banger trap, come si poteva pensare superficialmente, ma è un progetto sperimentale in grado di sconfinare, di abbracciare un nuovo tipo di pop (che non si può definire se non “alla Sick Luke”) e addirittura di lanciarsi in follie psichedeliche come Funeral Party.

Le parole più adatte per raccontare X2, dunque, sembrano essere visione e coraggio: vale la pena quindi commentare qualche esempio di scelte davvero sperimentali che hanno funzionato alla grande, come in Dream Team e Hentai. In queste due tracce, infatti, Sick Luke riesce a innovare la formula trap canonica facendo incrociare le voci, rispettivamente, di Capo Plaza e Tedua e di Ghali e Tony Effe, ottenendo dei risultati sensazionali. La strofa alternata del futuristico Plaza e del grintoso Tedua, che si chiudono a vicenda barre poderose come:

Eh, chiama il dream team se vuoi vincere (Chiama)
L’ho mеssa dentro da tre, easy
Io non ho tеmpo per te, busy (No, no)
Vestito chic, come il pezzo di IZI

Mario, ci dobbiamo muovere
Plaza, veloce, mangiano la polvere, non puoi rispondere
Non siamo bodyguard, torniamo in popolari con un bolide

è senza dubbio uno dei momenti più spettacolari del progetto, al punto che vale la pena chiedersi quanto sarebbe stata epica Dream Team se Shiva avesse fatto lo stesso con un altro rapper (Paky, Geolier, Lazza…) invece di limitarsi a una strofa mediocre.

La domanda che dà il titolo a questa recensione, però, non rappresenta un semplice occhiello giornalistico, ma un interrogativo vero a cui è difficile dare una risposta: la visione e il coraggio di Sick Luke sono bastate a X2 per essere il progetto che ci si attendeva? La risposta è semplice ed è legata proprio alle ultime sei parole della domanda: pur essendo un buon progetto, forse non ha saputo ripagare delle aspettative troppo alte.

L’impressione finale, infatti, è che si stia parlando di un disco ben riuscito, prodotto e curato in maniera brillante e visionaria dal suo autore, ma poco sostanzioso per quanto riguarda l’aspetto extra-strumentale. Nello specifico, tutti gli artisti che hanno partecipato al disco hanno ben performato, senza alcuna eccezione, ma solo in pochi hanno saputo garantire performance innovative o veramente strabilianti:

  • Le coppie Capo PlazaTedua e Ghali-Tony Effe (quest’ultimo è ormai considerabile un rapper solido e dallo stile consolidato);
  • La folle accoppiata Cosmo-Pop X;
  • La tripletta romana “notturna e maledetta” Franco126-Coez-Ketama126;
  • Un brillante Sfera Ebbasta alle prese con una strofa malinconica;
  • La commovente intesa padre-figlio di Libertà, in cui è proprio Luke a confrontarsi al microfono con Duke Montana, omaggiandolo con la serie di versi da brividi:

Sto sopra al beat con mio padre (Montana)
Nessun altro lo può fare

Ne avevi diciotto quando sono nato (Damn)
Mi hai cresciuto e non mi hai mai lasciato (Mai, mai)
Sono stato un caso fortunato (Ah)
Giuro che un giorno sarai ripagato (No cap)

Libertà, outro del disco X2, è anche uno dei brani in assoluto più “di cuore” del progetto. In risposta alla dedica di Luke a Duke, quest’ultimo nella sua strofa ha cantato: “Mixtape per i ragazzi a rota / Se la base non l’ha fatta Luke, non ci sputo sopra”

Tutti gli altri ospiti, invece, hanno regalato a X2 delle performance ordinarie e – non c’è dubbio – le performance ordinarie di artisti consolidati come Mecna, Emis Killa, Psicologi, tha Supreme, Geolier, Ernia e Izi sono sinonimo di alta se non altissima qualità, ma il loro limitarsi a una strofa o a un ritornello “normale”, fa sì che il disco perda complessivamente di cuore, di anima, di identità artistica.

Per comprendere meglio il concetto basta rispondere a una serie di domande immediate. Quante volte nel 2021 Geolier ha dato vita a performance come quella di Creatur? Tante. È la prima volta che tha Supreme prende parte a brani con la formula di Solite Pare? Certamente no, basti pensare a 2 Tiri con Lazza. Le strofe di Fabri Fibra, Jake La Furia ed Emis Killa sono uniche? Assolutamente no, Emis ne ha messa a segno una praticamente identica appena tre settimane fa nel mixtape dei 2ndRoof… Questi ragionamenti, però, non devono inficiare il giudizio qualitativo sul progetto: la performance di Geolier è di alto livello, proprio come quella di thaSup e quelle dei tre veterani, ma restano ordinarie ed è per questo che X2, in molti dei suoi passaggi, suona come un album con più qualità che anima.

Infatti, rispetto a Mattoni e OBE, i due migliori producer album migliori degli ultimi cinque anni, ma anche rispetto a progetti collettivi come il quarto Machete Mixtape e il terzo Bloody Vynil, il producer album di Sick Luke non è assolutamente inferiore in qualità assoluta, ma lo è in termini di DNA e di identità musicale. Proponendo una metafora cinematografica: se l’album propone delle scenografie epiche, delle colonne sonore emozionanti e una fotografia illuminante, i suoi attori sembrano recitare una parte già nota al pubblico e non riescono quasi mai a bucare lo schermo. Nessuna traccia di X2 è un filler o un brano mediocre, ma allo stesso tempo non si riescono a trovare, nell’album, dei pezzi capolavoro, delle canzoni che siano uniche, innovative o straordinarie.

Il difetto d’innovatività e unicità dell’album, tuttavia, può essere solo in minima parte attribuito a Luke, che anzi si è impegnato a proporre accoppiate inedite e intriganti come Ghali-Tony Effe, Gazzelle-Tedua, Chiello-Madame e Taxi B-Pyrex. Piuttosto, la sensazione è che X2 sia arrivato in un momento profondamente sfortunato, in cui gli ospiti hanno dato talmente tanto ad altri progetti che le loro performance non potevano non suonare ripetitive. È difficile ascoltare Carl Brave in Mosaici senza pensare a Sogni Lucidi di OBE, Ernia in Creatur senza pensare a Via da qui di Djungle, Emis Killa in Pezzi da 20 senza pensare a Soldi in Black di Rooftop Mixtape e via dicendo. X2 è stato molto sfortunato: non era proprio il momento di un ennesimo producer album.

In Pezzi da 20 Emis Killa mette a segno un’ottima performance, rappando una bella strofa e cantando un ritornello d’impatto. Ascoltando Soldi in Black nel mixtape dei 2nd Roof, ci si accorge però che le due canzoni sono estremamente simili: due belle performance in banger trap fanno sì che nessuna delle due riesca davvero a suonare unica.

Il giudizio conclusivo su X2, comunque, deve necessariamente prescindere da un condizionamento di questo tipo: bisogna valutarlo per ciò che è, non per ciò che rappresenta nel panorama della musica italiana nel 2022. Si può dire, in definitiva, che il lavoro di Sick Luke è stato di buon livello e che il suo primo producer album è un progetto ben riuscito. Allo stesso tempo, però, il fatto che le performance degli ospiti si siano rivelate spesso troppo ordinarie e, se vogliamo, “telefonate” ha fatto sì che si possa parlare di disco positivo, ma non di disco brillante o di disco eccezionale.

Dove dovrà migliorare Sick Luke, se vorrà riproporre un nuovo producer album da protagonista, è sull’identità, sul DNA, sull’anima. È perfettamente comprensibile la scelta di impostare X2 come disco personale, in cui Luke ha voluto dimostrare di poter collaborare in un unico progetto con ben trentaquattro artisti e di poter spaziare fra i generi con disinvoltura, cucendo brani diversi in una tracklist eterogenea e variegata. Dal prossimo album, però, ci si può e ci si deve aspettare un progetto solido, quadrato e con un’identità precisa, proprio come lo sono stati Mattoni, OBE, BV3 e MM4.

Tuttavia, questi suggerimenti non devono ingannare: X2 è comunque un CD positivo, che ricorda al pubblico la qualità di Sick Luke e dimostra ancora una volta le sua capacità “di regia”, cioè di mettere a loro agio più artisti diversi, dirigendoli senza farne sfigurare nemmeno uno. Come producer album d’esordio, può assolutamente essere considerato un buon punto di partenza e sarà certamente ricordato come tale.

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