La recensione di “Medioego” di Inoki – Un disco unico, nel bene e nel male

La recensione di “Medioego”, il quinto album in studio di Inoki, pubblicato il 15 gennaio 2021 per Asian Fake con distribuzione Sony Music Italy.

La copertina di Medioego, nera, proprio come lo è, metaforicamente parlando, il periodo storico descritto da Inoki

A sette anni da L’Antidoto, il suo quarto disco, del 2014, Inoki è tornato a fare parlare di sé per un disco con una finalità precisa: sottolineare le incoerenze e le controversie della società moderna e del suo periodo storico, ribattezzato – da qui il titolo del CD – “MedioEgo“.

Nei sette anni intercorsi fra L’antidoto e Medioego, musicalmente parlando, è successo di tutto: sono cambiate le sonorità, le tematiche, le modalità di comunicazione e, soprattutto, le gerarchie all’interno della scena. Dopo un periodo di quasi totale inattività, in cui è stato più volte al centro dell’attenzione per polemiche evitabili e spesso difficili da comprendere, il rapper bolognese, pilastro storico della cultura hip hop in Italia, ha deciso di rimettersi in discussione con un disco ambizioso, difficile e profondamente sentito.

Il punto di partenza dell’album è da ricercare nel suo titolo “Medioego“, termine generato dalla fusione di “Medioevo“, era associata in molte interpretazioni a decadenza e stagnazione intellettuale, ed “egoismo“, inteso come la ricerca permanente del proprio vantaggio davanti a quello della collettività. Lo stesso artista ha dichiarato:

“Siamo tornati indietro mentre cercavamo di andare avantiMEDIOEGO non è solo un periodo storico, ma uno stato d’animo, il nostro. È il modo in cui esistiamo oggi. Questo disco non presenta la soluzione, come potrebbe? Cerca però di indicare il problema e invitare tutti a lavorare insieme, verso un miglioramento che spero sia ancora possibile.”

Dunque Medioego, presentandosi come un disco sociale, consisteva in una sfida ardua e piena di potenziali ostacoli: su tutti, la necessità di evitare qualsiasi forma di superficialità e soprattutto – specialmente per una persona emotiva e impulsiva come Inoki – di evitare ragionamenti “di pancia”.

Il primo aspetto da sottolineare di Medioego è la sua unicità. Si è accennato, infatti, agli enormi cambiamenti di suono, di lirica e di ricerca contenutistica dei rapper italiani negli ultimi 7 anni e in realtà il discorso si potrebbe estendere all’intero decennio. Nonostante questo, Inoki, forte della sua esperienza e della sua cultura musicale, è riuscito a realizzare un progetto senza tempo, per sound, struttura e scelte di penna, organico, compatto e dotato quasi di un’anima, che accompagna l’ascoltatore dal primo al diciottesimo brano.

La sensazione è che lo stile musicale del rapper sia ormai talmente definito da essere impermeabile alle tendenze dei colleghi: Medioego non suona come un album degli anni ’90 o del 2010 o ancora del 2020, ma come un progetto “alla Inoki“, portando una ventata d’aria fresca a una scena spesso troppo uniforme.

A livello di sound, infatti, si parla di un CD di grande caratura, realizzato con l’impegno, la cura e l’intelligenza con cui si lavora ai capolavori del genere, e ne va dato il merito allo straordinario e polivalente Chryverde, con cui Inoki ha evidentemente un’intesa fuori dal comune, e agli altri producer che hanno lavorato al progetto: Stabber, Salmo, DJ Shocca, Garelli, Chris Nolan, Big Joe e Phra dei Crookers. In particolare va sottolineato il proficuo dialogo artistico di Inoki con Salmo e con Stabber, autore delle splendide strumentali di Duomo e Trema e, ancora di più, la capacità di Chryverde di esaltare, da un lato, le tracce più aggressive e avvelenate e, dall’altro, di regalare al rapper beat catartici e magici come Immortali e Ispirazione, che mettono l’anima dell’ascoltatore direttamente in contatto con la natura.

Quest’ultima, infatti, impreziosita da un ritornello di Noemi che altro non è che pura arte, permette di ragionare sul “fattore featuring“. La scelta di Inoki, per Medioego, è stata la seguente: “pochi ma fondamentali“. Solo tre ospiti: una Noemi preziosa come l’oro che canta nel ritornello di Ispirazione, una travolgente BigMama al debutto nella “Serie A del rap italiano” e un Tedua più decisivo che brillante. Infatti, la strofa e il ritornello del genovese in WildPirata non sono qualitativamente straordinarie, ma la loro collaborazione è molto significativa proprio perché fortemente voluta e nata per sincera ammirazione reciproca.

Anche livello lirico-testuale, inoltre, Medioego è un disco di gran qualità, che affronta argomenti complicati in maniera convincente, che graffia quando deve colpire e provocare e che rallenta quando bisogna far riflettere l’ascoltatore. Soprattutto, come si è detto precedentemente, ha un pregio fondamentale: l’unicità.

È unico perché effettivamente, coerentemente con il suo concept e con le sue critiche, non è un album egoista, ma è per le persone, per scuoterle e per proporgli delle riflessioni, stuzzicandoli con la proposta di una filosofia di vita alternativa, focalizzata su un maggiore rispetto del mondo, della natura e degli altri uomini, oltre che sul rifiuto e sul disprezzo delle ipocrisie della società moderna (e spesso della scena italiana perché il rap è il pretesto).

I brani più riusciti di Medioego si dividono in due categorie:

  • di critica e di distruzione, in cui il rapper sottolinea gli aspetti più controversi e sbagliati del nostro periodo storico, attraverso modalità comunicative variegate. Sono infatti presenti nel disco sfoghi furibondi, scritti con il sangue e non con l’inchiostro, come Medioego, Fuckoff e Veterano, ma anche tracce ironiche e divertenti (scritte in modo altrettanto convincente) come Hype e Duomo, che alterna momenti emotivamente coinvolgenti a siparietti comedy come nel seguente passaggio:

Ricordo quel giorno in cui ho fatto il fioretto
Sulle tue scale in ginocchio, prometto
Con la polvere smetto
Ero finito schiacciato
Seduto per terra, ero completamente sconnesso
Ma ecco che subito sento da dietro qualcuno, vedo un riflesso
Facciamo un selfie!

Sei Inoki Ness?
Io sono Ahmed, cugino di Musta
L’amico di Alì che a Bolo’ girava con te

  • di proposta e di costruzione, in cui, attraverso l’esposizione di una certa spiritualità, Inoki mostra le sue idee, il suo credo e anche le sue utopie. In Ispirazione e Immortali, accompagnato da splendidi tappeti musicali di Cryverde, eleva il suo livello di scrittura, diventando un tutt’uno con la natura e sviluppando un atteggiamento quasi mistico, mettendo in musica versi meravigliosi come:

Mi meraviglio ogni giorno per ciò chе ho di fronte
Per gli alberi e le foglie, i pini, gli ulivi
Esistevano da prima di noi primitivi
Per l’uva, per la ganja, per l’erba degli dei
Porta pace, porta luce a questi giorni miei

È come se in questi brani, come anche in Nomade, in cui espone una singolare ma affascinante attitudine alla vita senza insediamento stabile, il rapper prendesse un respiro profondo e si dimenticasse per un attimo delle ipocrisie, dei veleni e delle corruzioni che ha raccontato nel resto dell’album. Ci si rende subito conto dello straordinario lavoro di Inoki, che ha trasformato il più grande rischio di Medioego, farsi prendere dall’emotività e dal furore, in un punto di forza, grazie alla sua esperienza da veterano.

Tuttavia, nonostante i numerosissimi aspetti entusiasmanti del CD, ci sono anche delle criticità da considerare, su tutte: un inizio di disco un po’ fiacco (di fatto il primo brano della tracklist a far entrare nel vivo del concept l’ascoltatore è Ispirazione), una leggera tendenza alla ripetizione e una limitatezza di soluzioni liriche, che troppo spesso si riducono alla semplice e grezza elencazione di immagini, di parole e di sensazioni.

Difetti minimi, non da penna rossa, ampiamente inferiori ai pregi del progetto, ma che comunque vanno considerati nella valutazione di Medioego e che segnano un gap con i progetti migliori degli ultimi anni, come Potere di Luchè, Mr. Fini di Guè Pequeno, Fenomeno di Fabri Fibra e Persona di Marracash. Artisti criticati duramente dallo stesso Inoki, ma che negli ultimi anni hanno avuto un’importanza indubbiamente maggiore di lui

Probabilmente, se per ogni polemica scatenata dal bolognese negli ultimi sette anni fosse uscito invece un suo brano, il suo ruolo nella scena sarebbe oggi più centrale. Però, in un certo senso, è come se il fascino della sua personalità sia anche nell’impossibilità di dividere l’Inoki controverso e litigioso dall’Inoki Artista con la A maiuscola. Non ci sarebbe Medioego se non ci fossero stati sette anni di polemiche.

Per concludere, comunque, “Medioego” è un disco ottimo e brillante, di qualità elevata sotto tutti i punti di vista, con una struttura chiara e d’impatto e, soprattutto, unico, perché affronta un tema diverso, un tema controverso e complicato. È un grande album perché porta l’ascoltatore a riflettere e, che si trovi d’accordo o meno con i pensieri di Inoki, lo mette nella condizione di porsi dei dubbi e darsi delle risposte.

E forse è proprio questo il senso dell’arte e – più nello specifico – del rap...

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