Recensione di Trenches Baby, disco d’esordio di Rondodasosa, pubblicato il 4 novembre 2022 per RM4E e Atlantic/Warner Music Italy

Il 2022, musicalmente parlando, non è stato l’anno dei rapper della nuova generazione. Da Vale Pain ad Anna, passando per i vari VillaBanks, J Lord, Not Good e Simba La Rue, infatti, molti artisti considerati “rapper del futuro” hanno dimostrato di non essere pronti a essere “rapper del presente”: qualcuno ha disatteso le aspettative a livello numerico (VillaBanks, Vale Pain e J Lord) e qualcuno semplicemente non è cresciuto quanto ci si potesse aspettare (da Anna, per esempio, ci si aspettava un progetto decisamente di livello più alto rispetto a Lista 47).
L’apice della disillusione, quest’anno, è stato toccato con l’uscita del promettentissimo Seven 7oo Mixtape, un progetto in cui c’è stato davvero poco o nulla da salvare, se non le brillanti strumentali del solito Nko e qualche strofa discreta di Sacky, Neima Ezza e Vale Pain. Si è trattato, comunque, di una delusione e il frontman della crew, Rondodasosa, aveva confermato un momento di crisi che andava avanti da diverso tempo.
Rondo, nel 2020, all’inizio della sua carriera da rapper, si è ritrovato tutti gli occhi della scena rap italiana su di sé. Al contrario di ciò che credono molti, tuttavia, l’attenzione mediatica dei suoi inizi non derivava dalla sua attitudine controversa né dal suo carisma (che oggi è uno degli ingredienti centrali della del ricetta del successo di Rondo) ma da un innegabile ed entusiasmante talento, con elementi del tutto nuovi per la scena italiana.
La discografia di Rondo ha vissuto infatti, in soli due anni, due periodi piuttosto opposti fra loro:
- quello dell’esplosione, che lo ha visto protagonista nel banger storico Louboutin, nello stellare duetto con Lazza Slime e nel suo EP d’esordio Giovane Rondo.
- quello successivo, del ridimensionamento, in cui la qualità della produzione di Rondodasosa è drasticamente calata, al contrario del suo ego, che lo ha portato a restare al centro dell’attenzione non più per la musica, ma per polemiche, dissing, dichiarazioni assurde e comportamenti da condannare senza attenuanti.
Nel primo periodo della sua carriera, il rapper di San Siro era letteralmente irresistibile e, canzone dopo canzone, sembrava migliorare e aggiungere qualcosa al suo stile. Nella sola Slime, infatti, Rondo si districava in un’alternanza impensabile di flow diversi, mostrando una versatilità vocale clamorosa, un fiuto naturale per la melodia vincente, una fortissima componente innovativa e un sound fresco e moderno. In Giovane Rondo, inoltre, dimostrava di essere già piuttosto abile nella composizione della tracklist di un progetto più ampio e di essere anche portato per la scrittura di pezzi love come Baby e – pur nella sua acerbità – brani conscious come Dolore.
Tutto ciò che di negativo si racconta su Rondo, dalle polemiche relative al Covid-19, alle sue dichiarazioni scriteriate, ai comportamenti violenti che hanno portato a un daspo, fino alle mille faide nella scena rap italiana (è riuscito a litigare con Laioung, Paky, Shiva e addirittura con artisti molto più grandi di lui come Tedua e Sfera Ebbasta) risale tendenzialmente al periodo post-Giovane Rondo. In quel momento sono arrivate le brillanti collaborazioni con gli artisti esteri Central CEE, Tion Wayne e Russ Millions, ma anche tanti brani deludenti, da Dubai a Solo/Alone fino a Shawty e Birkin, in cui il rapper sembrava avere inspiegabilmente perso il suo talento, fra un’evidente e malcelata confusione e una continua (francamente incomprensibile) autoproclamazione come “king della drill“.
Il momento più basso, fin qui, della carriera di Rondodasosa, però, è stato toccato dal suo Plugged In negli studi di Fumez The Engineer. Al rapper era capitata fra le mani un’opportunità straordinaria per farsi ascoltare e per dimostrare di essere davvero rilevante in un contesto internazionale: era il primo rapper a esibirsi negli studi rap di un programma del Regno Unito. Aveva un’occasione d’oro per farsi rivalutare con un Plugged In che cambiasse i connotati alla scena e invece si è esibito con un freestyle monotono, concepito ad hoc per inimicarsi la scena italiana e inutilmente violento.
È davvero contro-intuitivo: Rondo continua da mesi a lamentarsi che lo “Stato” gli impedisca di suonare dal vivo perché lo ritiene un “soggetto pericoloso” e poi nei suoi testi non fa altro che menzionare omicidi, sparatorie, accoltellamenti e rese dei conti. Il discorso è complesso, riguarda la censura e l’arte in senso molto ampio, oltre che la giustizia e la rieducazione di ragazzi che provengono da contesti di degrado e criminalità, ma la certezza è che, per un periodo della sua carriera, il rapper non abbia fatto altro che prendere decisioni dettate dalla sua immaturità, masochiste e di difficile comprensione, come anche quella di dichiarare guerra a Shiva, con cui avrebbe potuto realizzare una quantità infinita di hit, o addirittura al Trap King Sfera Ebbasta, senza il quale non esisterebbe alcuna scena drill in Italia.
Trenches Baby, il disco d’esordio di Rondodasosa, è arrivato al termine di questa fase discendente della sua carriera, anticipato da un featuring straordinario realizzato per il disco di thasup, c!ao, in cui si è distinto per grinta, carisma, versatilità e modernità, gli elementi chiave della “fase Giovane Rondo“. Grazie a quella strofa, le aspettative per Trenches Baby sono tornate a essere piuttosto significative: sarebbe stato un album di crescita o di ridimensionamento?
Gli avrebbe permesso di fare un passo in avanti nella sua carriera, come Baby Gang con EP2, Rhove con Provinciale e il suo acerrimo nemico Paky con Salvatore, oppure sarebbe rimasto fermo, come Vale Pain con Pain e Anna con Lista 47?


Va detto da subito: Trenches Baby è un buon disco d’esordio. Non è un capolavoro, come lo sono stati gli esordi di alcuni rapper presenti nel CD (Zzala per Lazza e Album per Ghali), ma è per esempio molto facile da paragonare a 20 di Capo Plaza, un debutto di tutto rispetto. Rondo è riuscito a mettere le sue skills, le sue doti tecniche e il suo carisma al servizio di un progetto fresco, moderno, musicalmente formidabile e scritto molto bene.
Qualche opinionista, in realtà, ha criticato Trenches Baby definendolo un progetto disordinato e privo di una vera struttura e, tendenzialmente, ha espresso un giudizio molto corretto. Tuttavia, non bisogna dimenticarsi che si tratta di un disco d’esordio e che Rondodasosa è un artista di soli vent’anni con un solo biennio di discografia alle spalle.
Inoltre, la struttura del CD, per quanto priva di un vero ordine o fil rouge, è perfettamente coerente con Giovane Rondo EP, con una parte introduttiva fatta sostanzialmente di banger fino al singolo di anticipazione Sturdy, per poi passare a una seconda parte più introspettiva e romantica, che culmina con un’outro sequel dell’outro dell’EP citato in precedenza: Dolore 2.
La differenza sostanziale fra Trenches Baby e Giovane Rondo è che, stavolta, le produzioni non sono quelle di stampo trap di AVA, ma quelle UK drill di Nko, promosso a pieni voti per la sua creatività, la sua capacità di pensare fuori dagli schemi e, soprattutto, la sua qualità di produzione. Forse – è vero – Nko è più beatmaker che producer e da questa differenza si intuisce una possibile opportunità di crescita di Rondo: nel 2016 Charlie Charles era co-direttore artistico dei progetti di Sfera Ebbasta e Ghali e aveva un’importanza centrale per progetti come XDVR, Album e Sfera Ebbasta. Se Nko riuscisse in qualche modo a “vedere dove Rondo non vede” e a integrare la visione artistica del rapper con quella sua, da producer, il risultato finale dei prossimi loro progetti di coppia sarà ancora superiore rispetto a Trenches Baby
In ogni caso, come detto prima, Trenches Baby è un progetto di buon livello che a tratti risulta davvero entusiasmante. Per quanto riguarda la prima metà di CD, la “sezione banger”, bisogna dire che non sono tracce facilissime da digerire: è possibile addirittura che al primo ascolto le si vada a bollare come tracce non riuscite, per poi rendersi conto invece del potenziale da hit di canzoni come Trenches Baby, Outside, Fashion Nova e Tonight, purtroppo impoverita da un Vale Pain non entusiasmante (in seguito vale la pena affrontare il tema dei featuring). Comunque, le prime sette tracce del progetto convincono, brillano e a tratti entusiasmano ricordando Slatt, Slime, Louboutin e altre pietre miliari della discografia del rapper. Soprattutto, come ci si augurava, dimostrano ancora una volta la sua versatilità.
Nel corso di Trenches Baby, infatti, Rondo non si ripete mai: districandosi fra drill e trap, fra strofe “alla Louboutin”, con barre serrate e flow dritti come ganci alle strumentali, e strofe melodiche gestite alla perfezione, impreziosite da un miglioramento metrico e di barre molto apprezzabile e dallo slang, elemento – piaccia o no – chiave della sua musica.
Se Fashion Nova e Outside sono certamente delle hit, esaltate da ritornelli “da numero uno”, vale la pena però concentrarsi su tre tracce specifiche:
- Blue Cheese è una canzone piuttosto magica, in cui si parla di sofferenza, di dolore e di appartenenza alla propria zona di nascita. È impreziosita da una fantastica strofa di Lazza, spezza la monotonia della catena di banger e risulta, al termine dell’ascolto complessivo, una delle perle del progetto.
- Tokyo, invece, è, forse ancora più di Sturdy e Louboutin, il miglior brano UK drill della carriera di Rondo, in cui la strumentale è strepitosa, le strofe sono aggredite – e non rappate – e le barre sono di alto livello. L’esempio perfetto? La sequenza di incastri, incredibilmente tecnica soprattutto perché basata su uno schema di rime anglosassone: “Ho un sogno come Luther / VPN, ci sono i miei shooter / Yo, due chinga sull’Uber / Double murder, nightmare Freddy Krueger”.
- Sin Cara, infine, rappresenta la brillantissima uscita dalla propria zona di comfort. C’è voluta una strepitosa tripletta targata Low Kidd-Young Miles-Nko per portare Rondodasosa su un beat boom bap. L’occasione, stavolta, è stata colta al balzo: l’autore di Slatt è stato irresistibile: ha sparato rime su rime, ha curato l’incastro metrico e ha trovato un flow innovativo e di qualità, per poi tornare, nella seconda parte del pezzo, nella sua zona di comfort e proporre una strofa drill esplosiva e infuocata.
Un’ultima riflessione prima di passare alla seconda parte del disco, infine, parte dalla seguente domanda che andrebbe posta proprio a Rondo: perché dissare Sfera Ebbasta? Trenches Baby avrà pure tutte le influenze americane e inglesi che lo stesso artista non ha problemi nei suoi testi (Lil Durk, G Herbo, Young Melly, Roddy Rich, Rod Wave e addirittura Emis Killa) ma l’ombra di Sfera Ebbasta – e in particolare di XDVR – è evidentissima in tutto Trenches Baby. Quando Rondo parla di periferia ricorda tantissimo lo Sfera di Brutti Sogni e BRNBQ, ma più in generale ogni aspetto della carriera di Rondo ricorda in maniera evidentissima il Trap King: dal suo rapporto naturale con l’autotune alla sua decisa ricerca di un successo internazionale, passando per il suo tentativo di rinnovare slang e immaginario della scena italiana e addirittura fino al suo accento e al timbro vocale. Rondo aveva davvero tutto per essere – molto più di Shiva – il vero erede di Sfera… Perché aprire una faida con l’artista più importante dell’ultimo decennio di rap italiano, a cui peraltro si somiglia tantissimo? Resterà un grande punto interrogativo per la sua storia artistica.
Per quanto riguarda, invece, la seconda parte del disco, quindi la “sezione conscious/love“, bisogna dire che Rondo non è cresciuto, pensando a Baby e Dolore e di Giovane Rondo, ma ha mantenuto lo stesso livello qualitativo, ampiamente discreto. Dopo le hit annunciate Drillmoon e No Luv, non certo indimenticabili, arrivano Yamaha, Scusa, Killy Demon, Cell e Dolore 2, brani di grandissimo carisma (che per certi versi ricordano alcuni pezzi di Guè come Scappati di casa e La mia ragazza è gangsta per la loro intensità), dalla scrittura appassionata ma a tratti un po’ banale e dal sound fresco e moderno, a tratti dai ritmi un po’ flemmatici.
Se in Killy Demon Gazo e Russ Millions stra-convincono e in Cell Rose Villain si mette in mostra come un piacevole sorpresa, va però detto che i featuring, in Trenches Baby, poche volte riescono davvero ad aggiungere valore al progetto. Se Vale Pain e Ghali hanno messo a segno strofe un po’ “da compitino”, quando si ascolta Rondo combinarsi con i vari Lazza, Capo Plaza e thaSup, l’impressione è che ci sia stata un po’ di fatica a integrarsi e che sia stato più Rondo a venirgli incontro, piuttosto che loro a entrare nel “mondo Trenches”. Forse, sarebbe stato più naturale vedere ospiti come Neima Ezza, Sacky, Baby Gang e Keta, nel CD: non potranno garantire lo stesso tasso numerico-tecnico dei nomi “da Champions League” presenti fra i featuring, ma si sarebbero sposati più spontaneamente con lo stile del rapper di San Siro. In XDVR di Sfera, per esempio, i featuring erano Tedua e Izi, al tempo due emergenti, perfettamente coerenti con l’immaginario e le intenzioni dell’artista ospitante.
I difetti di questo – va ripetuto! – buon disco d’esordio, dunque, sono dei featuring poco coerenti con la struttura del progetto e alcuni passaggi a vuoto dovuti all’inesperienza, che talvolta sporcano tracce ben riuscite come nel caso di rime non chiuse o di barre non all’altezza di un progetto di Serie A, come in Sin Cara: “Io non gioco al gioco del rap, giocaci te / Vuoi davvero fottere me? Ma fottiti te”. I margini di miglioramento (da non confondere con i difetti), invece, sono diversi: Rondo può lavorare sulle sue abilità di struttura e organizzazione dei progetti, sulla tecnica, già molto migliorata rispetto al passato, e sull’uso del linguaggio: se nei banger, infatti, lo slang trap/drill funziona benissimo e distingue la sua musica rispetto a quella degli altri.
In conclusione, quindi, la recensione di Trenches Baby non può che promuovere Rondodasosa: il suo album è per distacco il miglior progetto mai uscito dalla scuderia di Seven 7oo e testimonia anche una crescita, rispetto a Giovane Rondo, coerente, intelligente e spontanea. Rondo è riuscito a evolvere il progetto migliore della sua carriera facendo confluire le sue skills in un album d’esordio variegato, unico, ricco di hit e di piacevoli sorprese (come per esempio la tropical-hit Playa), dal tessuto sonoro di grande qualità, dalle melodie e dai ritornelli vincenti, dai flow ottimi e dalla scrittura ampliamente discreta. Dopo un Seven 7oo Mixtape insufficiente, il rapper di San Siro si è rilanciato nel modo migliore possibile con uno dei dichi d’esordio migliori del 2022 (purtroppo per lui, l’unico rookie che ha debuttato meglio è stato il suo acerimo nemico Paky).
In ogni caso, però, Rondo può essere soddisfatto: il suo primo disco è un successo, sbancherà quasi certamente anche a livello numerico e, come ci si augura, rappresenterà l’inizio di una nuova vita artistica, incentrata sulla qualità e sul talento, non sulle polemiche e sugli atteggiamenti sbagliati. Davvero ce lo si augura, perché Rondodasosa, per la scena italiana, è un talento unico e un patrimonio che perdere sarebbe un peccato. Fin qui, almeno, i suoi primi due progetti solisti Giovane Rondo e Trenches Baby lo hanno dimostrato…