I diamanti grezzi della Seven 7oo – L’analisi e le pagelle del mixtape di San Siro

Tutto inizia in una fredda giornata di gennaio, il dodici del 2021. Esce Seven 7oo, la posse track dei rapper di San Siro, in cui riecheggia l’eredità dei Bimbi del 2016, ma se in quella traccia l’unico italiano di seconda generazione era Ghali, qui uno solo dei sei guerrieri milanesi è italiano al 100% ed è il leader tecnico e carismatico Rondodasosa. Vale Pain, che lo ha accompagnato nella realizzazione della mega-hit drill Louboutin, è italo-peruviano, Neima Ezza e Sacky, già noti al grande pubblico, hanno rispettivamente origini marocchine ed egiziane, mentre infine Keta e Kilimoney, allora semi-sconosciuti, sono un ragazzo italo-tunisino e uno italo-colombiano. La loro internazionalità, dunque, ancora prima che nel loro sound, è evidente nei loro passaporti e nel loro DNA: è una bandiera da sventolare nel modo più fiero possibile.

Altre due differenze fra la generazione di Rondo e quella, antecedente di cinque anni, di Sfera Ebbasta e compagni: il terreno musicale su cui sfrecciare non è più la trap di Charlie Charles, ma la ben più aggressiva drill targata NKO e, soprattutto, stavolta non si tratta di rapper solisti riuniti insieme per una posse track unica, ma di una vera e propria crew di amici e fratelli: la stessa Seven 7oo raccontata dal titolo del pezzo.

Sarà per il carisma di Rondo, sarà per la grinta di Sacky o sarà per le barre di Ezza. Sarà per l’attitudine melodica di Vale Pain, sarà per la credibilità di Kilimoney o magari sarà per la rabbiosa propensione alla drill di Keta. Sarà per la compattezza della squadra, sarà per la volontà di rappresentare qualcosa di unico per il rap italiano, sarà anche per la loro sfacciataggine da ragazzini affamati o saranno semplicemente tutti questi elementi combinati insieme, ma il pubblico e la critica non possono che essere d’accordo: questi ragazzi vanno tenuti d’occhio.

Anche i numeri, freddi come San Siro a gennaio, sorridono ai ragazzi e gli fanno un occhiolino: la traccia Seven 7oo è disco d’oro in sole tredici settimane e, a fine 2021, è disco di platino.

Dal basso verso l’altro e da sinistra a destra i sei componenti della Seven 7oo: Kilimoney, Rondodasosa, Sacky, Vale Pain, Keta & Neima Ezza.

Un anno e cinque mesi dopo la pubblicazione di quella fortunatissima traccia, è arrivato il Seven 7oo mixtape, un progetto di collettivo pubblicato prima che anche solo uno dei rapper di San Siro abbia mai pubblicato il suo disco d’esordio. Allo stesso modo, tuttavia, è evidentissimo come i ragazzi della crew siano in momenti molto diversi delle loro carriere: Rondo, infatti, è senza dubbio uno degli artisti più famosi e influenti della scena italiana già dalla pubblicazione del suo brillante Giovane Rondo EP, al punto di essersi conquistato la stima artistica di Bobby Shmurda e addirittura di entrare nel radar di Drake.

Vale Pain, Neima Ezza e Sacky, invece, sono nomi abbastanza noti nella scena, ma piuttosto difficili da inquadrare vista la loro limitata produzione artistica: se da un lato il primo e il terzo hanno collaborato (egregiamente) con Guè e il secondo con Jake La Furia, nessuno ha dato prova di essere davvero un rapper fatto e finito. Per quanto riguarda Keta, poi, bisogna dire che quest’anno si è segnalato con un EP e dei singoli utili a ritagliarsi uno spazio, ma poco convincenti dal punto di vista qualitativo, e infine Kilimoney ha all’attivo pochissimi singoli dal peso specifico molto basso.

Nonostante, quindi, delle differenze così nette, a livello qualitativo quanto numerico, la scena di San Siro ha scelto di puntare su un progetto di collettivo, di unità e di squadra, a riprova della loro volontà di spalleggiarsi, supportarsi a vicenda e condividere la loro musica. Lo spirito della Seven 7oo è “tutti per uno, uno per tutti“, con i fatti ancora prima che con le parole.

Il Seven 7oo Mixtape è si articola in diciassette tracce per cinquantuno minuti di musica, ma soprattutto è un progetto che respira la freschezza di una scena moderna, diretto da un NKO ancora una volta estremamente positivo in fase di regia. Con un piede nella drill e un piede nella trap, infatti, il producer lucchese è perfettamente in grado di esaltare le caratteristiche dei sei rapper, come ha già brillantemente dato prova di saper fare in passato.

Ancora, Seven 7oo Mixtape è un progetto che racconta il vissuto quotidiano di San Siro e respira Via Zamagna e Piazza Selinunte, che parla la lingua della multiculturalità dei suoi interpreti. È senza dubbio un progetto street e, volendo citare un convincente ritornello di Vale Pain, è anche un progetto gangsta. La scelta di un DNA del genere, per il mixtape, gioca decisamente a favore della Seven 7oo: era il momento di essere veri, sinceri e in un certo senso anche grezzi, in modo da porre le radici delle carriere robuste e rigogliose.

Tuttavia, volendo analizzare il tape con la lente di ingrandimento della recensione, bisogna sottolineare come la vetta qualitativa della sua fortunata title track non viene mai davvero raggiunta e che, a conti fatti, molte delle diciassette canzoni risultano eccessivamente grezze e con momenti salienti che si contano sulle dita di una mano. Si distinguono, infatti, tracce spaccone come Gangsta, 66700 e Fuck The Industry, ma anche Paranoia e Sabbie Mobili, dai testi più profondi, ma nel complesso non c’è davvero niente che entusiasma e, anzi, una percentuale molto significativa del mixtape è ampiamente dimenticabile. Si tratta di un mixtape compatto e quadrato, ma che non alza mai davvero l’asticella e, se i ragazzi della Seven 7oo vogliono sfidare il mondo come hanno dimostrato con i loro mille beef e risultare sufficientemente credibili, devono quantomeno pareggiare il livello qualitativo dei rapper che attaccano. In questo momento non sono neanche lontanamente gli artisti più forti della scena italiana e allora farebbe comodo un po’ di umiltà.

Proprio a questo proposito, vale la pena spendere qualche altra parola, in particolare concentrandosi sulla fantastica campagna di promozione che ha accompagnato il mixtape. Nello specifico, l’uscita del progetto è stata preceduta da un documentario realizzato in collaborazione con Esse Magazine, che vede protagonisti il producer NKO, il sound engineer Ivan Maletto, il videomaker Davide De Meo e diverse altre figure fondamentali per il team dei ragazzi di San Siro, fra cui spicca il project manager Ambro.

Quest’ultimo si è rivelato davvero eccezionale nel raccontare il progetto Seven 7oo con l’amore dell’amico fraterno ma anche con la lucidità del professionista e ha raccontato alla perfezione: la nascita del collettivo, l’adolescenza nel quartiere San Siro, i pregi dei singoli rapper e soprattutto l’influenza del leader Rondodasosa. Quando, con estrema precisione e onestà intellettuale, risponde al rumoroso hating sviluppatosi sulla figura dell’amico, tanto carismatico quanto discutibile e talvolta inopportuno, si sofferma sul tema delle interviste, coglie in pieno il punto. Ambro ha assolutamente ragione quando afferma che l’hating nei confronti di Rondo e compagni, oltre che da qualche loro uscita infelice o da qualche vicenda controversa (giustamente criticata da pubblico e media), nasce dall’assenza di confronto diretto fra i sei ragazzi e il pubblico. Allora, al netto della consapevolezza del loro team, viene spontaneo chiedersi perché rapper come Rondo, Keta, Neima Ezza e Vale Pain continuino a evitare il confronto con i media, che li aiuterebbe senz’altro nella pulizia della loro immagine pubblica. Resta davvero un grande punto interrogativo.

Un altro punto interrogativo, inoltre, riguarda la natura delle affermazioni del (preparatissimo) Alessandro Biagi, responsabile dei rapporti internazionali del collettivo, e stavolta bisogna assolutamente porsi in una posizione di contraddittorio. La narrazione proposta dai ragazzi di Seven 7oo riconosce l’importanza leggendaria di figure come Guè, Marracash, Jake La Furia ed Emis Killa, ma vuole attribuirsi il merito di avere internazionalizzato l’Italia attraverso le collaborazioni estere. Tuttavia, è ben noto a chiunque segua il rap italiano da più di uno-due anni che quel merito va attribuito esclusivamente ad artisti della generazione precedente a quella di Seven 7oo come Sfera Ebbasta, Capo Plaza, Tedua e Ghali. Per carità, i featuring del Seven 7oo con Gazo, Central Cee e Freeze Corleone rappresentano un bellissimo traguardo (e hanno aggiunto tanto valore al progetto), ma bisogna avere l’onestà di riconoscere che tali collaborazioni sono treni che sfrecciano sulle rotaie costruite da rapper innovativi e rivoluzionari come, appunto, lo stesso Sfera Ebbasta mai nominato nel documentario di Esse.

Tornando, poi, all’analisi qualitativa del progetto, si può dire che a livello generale nessuno dei rapper di San Siro ha davvero brillato in modo accecante e, a questo punto del percorso, era lecito aspettarsi qualcosa di più da qualcuno di loro, specialmente per quanto riguarda il leader Rondodasosa. Vale la pena, però, raccontare le loro performance attraverso delle singole pagelle, in modo da dividere chi ha convinto da chi invece ha deluso e risultare così più chiari possibile nelle valutazioni.

RONDODASOSA

Voto: 5

I risultati del leader della Seven 7oo sono innegabili e sotto gli occhi di tutti: i suoi numeri sono talmente alti da far venire le vertigini e le sue connessioni con artisti del calibro di Drake e Bobby Shmurda fanno bene, anzi benissimo al rap italiano. Dal brillante Giovane Rondo EP in poi, tuttavia, l’impressione è che il rapper non sia riuscito a migliorare né in termini di scrittura né tantomeno di flow. Addirittura, in Seven 7oo Mixtape, l’impressione è che non riesca a essere un trascinatore, ma anzi che talvolta il suo stile non si integri al meglio con quello degli altri ragazzi.

In questo momento, infatti, Rondo sembra un leader carismatico, piuttosto che tecnico, e le sue intuizioni musicali, al di là delle belle Fuck The Industry e DLS (a conferma della tesi precedente, le sole tracce in cui è l’unico del collettivo a rappare), non sembrano quelle del giovane fuoriclasse che ci si aspetta egli sia, numeri alla mano. In Running è deludente – e la sua strofa ricorda in modo inquietante lo stile di Tedua – come anche nella dimenticabile RAP e in Lunedì, dove propone un ritornello terribile, ai limiti del cacofonico. Da un artista dalla personalità così forte e dal talento così esplosivo ci si aspetta molto di più, sia in termini musicali che di scrittura.

SACKY

Voto: 7

Oggi, a essere onesti, Sacky sembra il vero fuoriclasse della Seven 7oo. Musicalmente è talentuosissimo (la sua performance in Desert Eagle di Don Joe, incredibile sotto tutti i punti di vista, aveva già aperto gli occhi a tanti ascoltatori) e, a livello di carisma, ha poco da invidiare ad artisti come Rondo o Capo Plaza. Sacky è un rapper spaccone, ma scrive in modo tecnicamente valido e rappa in maniera unica, violenta e brutale quando deve frantumare il beat (Running, RAP, Blindo) e intensa quando vuole raccontarsi (Paranoia e Sabbie Mobili). È anche naturalmente portato alla melodia e ha una gestione delle sue skills molto più matura e consapevole di quella del resto del collettivo.

La sua, nel Seven 7oo Mixtape, è stata una prova di forza: le sue strofe hanno convinto sempre più di quelle che le hanno precedute o seguite. In particolare, la sua intesa al microfono con Neima Ezza lo esalta e valorizza entrambi i rapper (basti ascoltare Gangsta). A conti fatti, Sacky è il vero MVP del mixtape.

KETA

Voto: 5,5

Keta è certamente migliorato in questo 2022, ma le sue performance risultano comunque poco memorabili. Ha un’attitudine convincente alle strumentali Drill, ma neanche in una traccia ci si ritrova a dire: “il migliore qui è stato Keta” o “mamma mia che rima o che cambio di flow ha proposto”. Sostanzialmente, il suo Seven 7oo Mixtape è sembrato abbastanza anonimo, salvo qualche strofa per metà in arabo che incuriosisce e porta un pizzico di novità.

NEIMA EZZA

Voto: 6,5

Neima Ezza è, senza se e senza ma, il ragazzo più tecnico del progetto, quello più portato a una rappata “classica” e il migliore nella scrittura. Non stupisce, perciò, che le sue strofe alzino sempre il livello, specie se paragonate a quelle, estremamente banali, di molti compagni di crew. Ezza sa essere crudo e sa essere raffinato, sa aggredire ma sa anche mettersi a nudo sul beat, sa alzare il ritmo e abbassarlo a suo piacimento, ma è ancora quello che si definisce un diamante grezzo.

Non convince ancora in pieno, infatti, quando tenta un approccio melodico alla strumentale e, talvolta, le sue liriche sembrano un pochino acerbe, specialmente rispetto a quanto aveva mostrato l’EP Perif, in cui la scrittura era evidentemente ispiratissima. Il 6,5 deriva proprio dal fatto che, a due anni da quel progetto, ci si aspettava fosse migliorato in modo più significativo, ma le sue performance nel mixtape risultano comunque di qualità.

VALE PAIN

Voto: 6,5

Vale Pain è, tendenzialmente, un rapper che o si ama o si odia, ma ha uno stile quadrato, definito e, per la sua età, anche piuttosto maturo. È super versatile: riesce a vestire i panni del rapper tamarro spacca-tutto di Gangsta ma anche gli abiti della malinconia, come in Sabbie Mobili, Amico Mio (Freebene) e Sky. Nessuna sorpresa per chi lo segue dagli EP 2020 e Youngstar: Vale è forte, rappa bene, ha una penna particolare ma di grande qualità ed è, soprattutto, abilissimo a destreggiarsi in melodie e ritornelli illuminanti.

Il suo Seven 7oo Mixtape sarebbe da 7 e probabilmente meritava più spazio all’interno del progetto, ma non gli si possono perdonare alcune leggerezze come il banalissimo ingresso nell’outro Lunedì.

Io non mi addormento mai
Per tutti questi guai
Mi chiedon: “Come stai?”
Ma solo cosa fai

Queste non sono rime accettabili per un rapper di Serie A e, soprattutto, per un artista che ha dimostrato di saper scrivere con grande ispirazione poetica.

KILIMONEY

Voto: 4

C’è davvero poco da dire su Kilimoney, se non che si è rivelato completamente inadeguato al mixtape. In brani come NVNSNP, Gangsta, Blindo e Sky, l’italo-colombiano è stato per distacco il meno positivo, mostrando un divario evidente con gli altri cinque membri del collettivo. Nella sue strofe poca innovazione, nessuna barra degna di nota e la sensazione costante che l’impegno non basti quando ci si confronta con rapper talentuosi come Sacky, Neima Ezza e Vale Pain. Serve qualcosa di più per portare del valore aggiunto.

Cos’altro si può dire, in conclusione, su Seven 7oo Mixtape? Si tratta di un progetto che vede il suo apice qualitativo nella sua title posse track e che, per qualche tratto, mostra le potenzialità dei ragazzi che disegneranno il futuro del rap italiano. Per le loro carriere, questo progetto rappresenta senza dubbio uno step fondamentale ed quanto mai è necessario ricordare che si tratta di giovanissimi (a eccezione di Kilimoney, tutti i membri della crew sono nati dopo il 2000). Anche per questo, è più che naturale che il loro primo mixtape di squadra non sia perfetto: l’importante è percepire l’anima, i valori e l’impegno che mettono giorno dopo giorno nella loro musica. Da questo punto di vista, Seven 7oo Mixtape non lascia alcun dubbio: i percorsi dei ragazzi scintillano e San Siro fa ben sperare per il futuro del rap italiano.

Allo stesso tempo, tuttavia, non si deve perdere il senso della realtà: in questo momento la Seven 7oo è composta da diamanti grezzi e, per una carriera importante e improntata al lungo periodo, è fondamentale avere le idee chiare e crescere a livello lirico-musicale. Artisti come Sacky, Rondo, Neima Ezza e Vale Pain potranno togliersi tante soddisfazioni nei prossimi anni: dovranno avere l’intelligenza, l’umiltà e il talento per passare da diamanti grezzi a pietre preziose.

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