Quando si parla delle nuove leve del rap italiano, spesso il pubblico è molto impietoso ed esigente su alcuni aspetti come per esempio il testo o la tecnica. Qualche anno fa la situazione era degenerata fino al punto di far porre una domanda opportuna. Cosa cerca l’ascoltatore medio Urban nei giovani d’oggi? La risposta può avere i connotati di Not Good.
Fin dall’inizio della sua notorietà, il suo è stato descritto da più persone, tra cui anche Emis Killa, come un progetto lento e a lungo termine che certamente non sfonderà nel breve le prime posizioni con singoli da Tik Tok e non decorerà la sua parete con migliaia di dischi di platino. La definizione non può che essere giusta ma adesso c’è un altro quesito che attende una spiegazione. Not Good sta facendo abbastanza? Rappare discretamente con testi scritti bene e adattarsi a più basi moderne mai troppo diverse tra loro è abbastanza? La verità è che va bene così e dobbiamo dare il tempo al ragazzo di crescere, un giudizio sul suo talento sarebbe superficiale se dato con saccenza dopo a malapena due progetti.
“Vero Liricista” non ha il compito di innovare e bisogna accettarlo, se tutti gli artisti inventassero un loro genere ci sarebbe un gran caos e i valori di tutte le tipologie di musica andrebbero perse.
Non ci sono particolari guizzi in questo EP ma il tutto viene compensato da due cose che non molti progetti odierni possono vantare: costanza ed equilibrio. Se l’album scorre veloce è grazie a un grande lavoro che c’è dietro. Not Good ha qualcosa da dire, ormai è chiaro a tutti. Bisogna solo capire come vorrà esprimersi, anzi non c’è bisogno nemmeno di questo. Godiamoci la musica cari followers di Raphaolic, che alla fine è una delle poche cose che rimane nel tempo.