L’intervista a Not Good: “Il vero liricista cerca la bellezza nella barra, nella parola e nel concetto”

Abbiamo realizzato diverse interviste con Not Good: l’ultima volta era stato in occasione dell’uscita del singolo “Pubblicità”. A distanza di due mesi, lo abbiamo chiamato per farci raccontare il suo secondo EP “Vero Liricista“.

Intervista a cura di Sergio Mattarella:

Sergio: Ciao Jari! Bentornato su Raphaolic e complimenti per il tuo nuovo EP Vero Liricista, un progetto maturo e di spessore. Inizierei proprio dal titolo, che suona come uno statement forte e deciso. Cosa significa per te essere un “vero liricista” nel 2022?

Not Good: Ciao Sergio! Ti ringrazio per i complimenti. In realtà essere un vero liricista è una sfida ambiziosa, significa dare il giusto peso alle parole nella musica. Secondo me le liriche sono il punto chiave dei miei progetti e volevo sottolineare questa caratteristica del mio stile.

Sergio: A mio parere Vero Liricsta è un progetto estremamente coerente con Erba nei Jeans, che avevi pubblicato un anno fa, ma allo stesso tempo risulta più maturo. Gli esempi perfetti mi sembrano In una bara, un banger tecnicamente superiore a Supercar, e Radio Malinconia, una traccia struggente più matura rispetto a Tutti i tuoi nessuno. Nel miglioramento di tracce con la stessa anima io vedo una tua maturazione. Tu quanto pensi di essere cresciuto negli ultimi mesi?

Not Good: Sì e, oltre che cresciuto, penso di essere migliorato nella scrittura. Torniamo al discorso di prima: anche per questo ho deciso di rivendicare l’importanza delle parole nella mia musica. Sono maturato liricamente e oggi ho più chiaro quello che voglio comunicare. È anche il motivo per cui ho realizzato un secondo EP e non un album, in modo da avere un altro biglietto da visita e di dimostrare una certa continuità.

Sergio: Nell’ultima intervista che avevamo realizzato insieme, ci avevi detto che per essere rilevante, nel rap italiano di oggi, non basta essere bravi, ma bisogna avere qualcosa di superiore e di unico. Secondo te dov’è questo valore aggiunto in Vero Liricista? È in Radio Malinconia?

Not Good: È anche in Radio Malinconia, però è certamente anche in quello che dicevi tu prima, nel mio upgrade e nella mia crescita. Spero di far sì che uno dei miei punti forti sia il miglioramento continuo: l’obiettivo è che ogni mio pezzo sia migliore rispetto a quello uscito prima. Se pensi alla complessità della fase di elaborazione di un progetto, non era neanche scontato riuscire a mettere a segno sette brani più forti dei sette di Erba nei Jeans, appoggiandomi anche meno ai featuring rispetto allo scorso EP.

Sergio: Parlando dei featuring, direi che sono stati gestiti “da disco”, più che “da EP”. Mi spiego meglio: sembra che tu avessi in mente in modo molto chiaro quali ospiti avrebbero impreziosito il progetto e che tipo di vestito cucire per i brani con loro, no?

Not Good: È così, quando ho iniziato a ragionare sull’EP, ho pensato a due voci contrapposte in grado di aggiungere valore alle mie canzoni. Lo dicevo nell’intervista con voi: volevo portare della musica unexpected e non avevo mai collaborato né con Vegas né con Chadia. Sta lì l’arte: nel tentativo di fare quadrare tutto e far sì che le collaborazioni calzino a pennello.

Sergio: Il ritornello di Chadia mi sembra una bella intuizione artistica. È perfetto per quel banger drill infernale che è Vetri Fumè

Not Good: La sua voce è perfetta per il pezzo, tant’è che il mix delle strofe è molto saturo, molto pieno… Il ritornello, invece, è delicato, proprio come avevo ragionato il brano e più in generale la direzione artistica di Vero Liricista. Anche Qualcosa cambia suona un pochino più soft rispetto a Radio Malinconia, nonostante l’anima dei due pezzi possa essere considerata simile. Sono mie decisioni su cui ho ragionato per tanto tempo.

Sergio: Come ti sei trovato con Vegas?

Not Good: Molto bene. Siamo stati una giornata intera in studio, inizialmente lavorando a un’altra traccia. La fortuna ha giocato dalla nostra parte, perché nonostante fossimo convinti di quel pezzo avevamo bisogno di una vibe diversa. Foreigner, il producer di Qualcosa cambia, ha tirato fuori dal cilindro questo beat meraviglioso e, spontaneamente, sono nate strofe e ritornello. È stato meglio così perché in questo modo, invece di portare Vegas in un mio viaggio, siamo potuti decollare insieme verso una stessa direzione.

Sergio: Gli avevi proposto un pezzo più rap?

Not Good: In realtà gli avevo proposto un pezzo con la chitarra, sulla wave di Come ti pare, ma sono entusiasta di Qualcosa cambia come risultato finale.

Sergio: Nei tuoi due EP hai ospitato Vegas Jones, Mostro, Emis Killa e Fabri Fibra… Mica male eh!

Not Good: Esatto! Stiamo andando in una buona direzione e il loro riconoscimento mi riempie d’orgoglio. Ti dico di più: sono entusiasta che anche gli addetti ai lavori stiano iniziando ad apprezzare la mia musica e il mio lavoro.

Sergio: Ieri infatti hai condiviso un articolo di “Il Purista, con cui sono d’accordo al 100%. La tesi di quell’articolo era che, se non si riesce a dare il giusto spazio a rapper come te, non si otterrà un ricambio generazionale di qualità. Allora ti chiedo: come può fare un artsita come Not Good a ritagliarsi lo spazio giusto?

Not Good: La premessa è che se lo sapessi, non staremmo neanche qui a parlare dell’argomento, ma sarei sempre sulla cresta dell’onda. Per come la vedo io, un artista come me ha bisogno di tempo, anche per far sì che il pubblico assimili la sua musica. In questo momento, fra l’altro, preferisco proporre tanta musica diversa ed essere tante cose diverse: anche per questo ho scelto di fare un EP e non un album. Quindi, in realtà, non mi sento nemmeno di far gravare alcuna colpa su pubblico e scena italiana. Il rischio fa parte anche del bello di questo gioco: non è detto che a tutti venga riconosciuto da subito il lavoro svolto.

Sergio: Allora ti faccio una domanda ancora più precisa. Vedo una Milano in cui ci sono pochi veri liricisti e tanti rapper oggettivamente meno bravi di te a rappare. Ci sono stati dei momenti, quest’anno, in cui hai pensato che il rap del 2022 non fa per te?

Not Good: In realtà no, ma per rispondere devo fare un passo indietro. Personalmente, non ho da offrire particolari immaginari o un’estetica di tendenza. Certamente in questo momento c’è domanda per un certo tipo di musica diversa dalla mia e, allora, è giusto che ci sia un’offerta. Io interpreto il genere in maniera diversa da molti colleghi, ma ascolto molto volentieri anche artisti diversi da me e apprendo curiosamente da loro. Il bello del rap italiano è poter imparare da tutti. Lo stesso Kendrick Lamar anni fa ha fatto un live a Milano che non è andato sold out, ma nessuno può negare che sia una delle migliori penne al mondo in assoluto.

Sergio: Però con il tuo EP tracci una linea fra te e tanti colleghi, anche solo con la scelta del titolo, no?

Not Good: Sì, ma in realtà il titolo è stato un’intuizione: l’EP non è nato come Vero Liricista, ma facendo “quadrare le carte” ho pensato che fosse perfetto per il suo DNA. La forma finale, per me, arriva sempre al termine dell’elaborazione dei progetti.

Sergio: Ti chiedo, per concludere l’intervista, di raccontare Radio Malinconia. Innanzitutto, la domanda chiave: è il tuo capolavoro?

Not Good: Sì, è sicuramente uno dei miei pezzi preferiti. Mi piace molto la sua scrittura e il suo sound e, fra l’altro, fa sorridere che oggi è il pezzo meno streammato. È una canzone particolare, che nasce da una conversazione con la mia ragazza e infatti ha l’impostazione di un dialogo. Per trovargli una quadratura, poi, ho scelto di sposare l’idea della stazione radio, la “radio malinconia”, che passa solo musica triste. Sono legatissimo a Radio Malinconia perché è stato difficile scriverla e, tornando al discorso di prima, a volte scrivere un bel testo non è abbastanza. La bellezza è nella ricerca di un qualcosa in più: in un concetto, in una barra o in una parola. È questo lo stimolo che porta avanti il mio processo creativo.

Sergio: Possiamo dire, quindi, che è questa l’anima del vero liricista?

Not Good: Direi di sì, possiamo dirlo! Sicuramente possiamo augurarcelo.

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