Italiano EP ha comportato una piccola rivoluzione nella carriera di Sfera Ebbasta, autore di una discografia ordinata e quasi geometrica, che da Sfera Ebbasta in poi ha visto la pubblicazione regolare di un album ogni due anni, annunciato in pompa magna e promosso con strategie di marketing indimenticabili. Si ricordano, per esempio, l’affissione “tridimensionale” di una statua di quattro metri in Via Moscova a Milano per l’uscita di Rockstar o, per Famoso, la pubblicazione di un docu-film sulla realizzazione del disco, l’apposizione di una targa intitolata al rapper in una piazza di Cinisello e addirittura i billboards sui grattacieli di Times Square a New York.
La discografia di Sfera, comunque, è stata, fino a Famoso, talmente ordinata da permettere alla critica delle letture organiche ed estese all’intera carriera del rapper. Per esempio, da XDVR a Famoso si può ricostruire la rivincita sociale dell’artista “da niente a qualcosa, da qualcosa a tutto”, come se XDVR fosse il “niente”, Sfera Ebbasta il “qualcosa” e Rockstar il “tutto” (Famoso in questo schema rappresenta il racconto di luci e ombre di un successo già conseguito). Questi quattro album di Sfera raccontano la sua vita e fotografano la sua crescita nel tempo in termini di maturazione personale, realizzazione e, appunto, rivincita sociale: sono essi stessi Sfera Ebbasta!
Un’altra chiave di lettura della discografia di Sfera Ebbasta, incoraggiata dallo stesso artista a più riprese, è quella per cui i suoi album raccontano l’espansione geografica del suo successo: XDVR rappresenta il tentativo di catturare l’attenzione di Milano, Sfera Ebbasta di conquistare l’Italia, Rockstar di approcciarsi al mercato europeo e Famoso, infine, di portare la sua musica oltreoceano, negli USA e nel continente sudamericano.
È proprio in questa ambiziosissima sfida al mondo intero, mai tentata nella storia del rap italiano, che va a inserirsi l’EP Italiano, un progetto pensato appositamente per il mercato internazionale. Sembra paradossale, visto il titolo, ma non lo è: l’EP vuole posizionare, nella mente dell’ascoltatore statunitense, sudamericano o europeo, Sfera Ebbasta come il rapper simbolo dell’Italia, rendendolo così immediatamente riconoscibile e memorabile. Ogni dettaglio del progetto e del suo marketing è riconducibile a questa volontà, dal packaging in stile “cartone della pizza” alla collaborazione con Rvssian, fino alla scelta di featuring kolossal internazionali come Fivio Foreign e Myke Towers, al campionamento di L’italiano di Totò Cutugno e ancora alla scelta di espressioni iconiche, nei testi, come “mamma mia”, “mambo italiano” e “vuoi fare l’americano”.

Da questo punto di vista, Italiano EP è un piccolo capolavoro: qualsiasi appassionato di marketing non può non entusiasmarsi di fronte a una copertina così geniale, colorata come la bandiera italiana e ricca di riferimenti culturali: basti pensare alla gestualità di Sfera e Rvssian. Quella di Italiano è una comunicazione visiva basata su stereotipi: Sfera Ebbasta si racconta come un trapper con tutti i crismi e le collane del caso, ma rigorosamente italiano nel suo mangiare pasta e pizza, giocare a poker e addirittura gesticolare quando parla. Sono stereotipi? Sì, assolutamente, e questa comunicazione può apparire addirittura trash a noi italiani, ma è perfetta per catturare l’attenzione di un pubblico internazionale abituato a un’immagine stereotipata dei cittadini del nostro paese.
Sarà interessante comprendere quali saranno, nel concreto, i traguardi di Sfera Ebbasta, ma è piuttosto chiaro come la sfida del marketing di Italiano sia una vittoria in partenza, stavolta non solo in termini di ambizioni. È troppo facile immaginare una discoteca, negli Stati Uniti o in una città sudamericana, in cui ragazzi di tutte le nazionalità cantano in coro “mamma mia” sulle note di Rvssian, oppure un concerto europeo di Sfera in cui il pubblico strilla all’unisono il “buongiorno buongiorno” di Bia in X6. In quest’ottica – è evidente già oggi – si parla davvero di un progetto straordinario.
La vera domanda sul progetto, però, è ben più complessa e deve trascendere da qualsiasi ragionamento di marketing e di comunicazione: Italiano è un progetto di qualità? La carriera di Sfera Ebbasta, fin qui, ha sempre proposto progetti di enorme successo ma anche di ottima caratura qualitativa, da XDVR a Famoso passando per Rockstar e Sfera Ebbasta, ma è chiaro che ultimamente alcuni featuring del rapper come Mi piace e Una lacrima avevano lasciato ampiamente a desiderare. Persino delle performance piuttosto ispirate come Piove e Solite Pare suonavano ripetitive e qualcuno, fra i fan dell’artista, lamentava qualche difetto di una scrittura fin troppo semplice e basata sui soliti luoghi comuni.
Beh, per recensire Italiano innanzitutto bisogna partire da un assunto fondamentale: la collaborazione con un producer di classe internazionale come Rvssian ha portato i risultati sperati fin dall’intro-anthem, un pezzo non particolarmente ispirato a livello di flow e di scrittura ma neanche deludente. Le trombette del giamaicano, che avevano già reso sensazionale Pablo, uno dei brani migliori della discografia di Sfera, si sono dimostrate perfette per brani come Italiano Anthem e Easy. Più in generale, Rvssian è stato fenomenale nell’accompagnamento musicale di Sfera Ebbasta, esaltandone i punti di forza e non risultando in nessun modo inferiore ai soliti Charlie Charles e Drillionaire. I beat di Easy, Sola e X6 sono strepitosi e trasportano l’ascoltatore in un mondo musicale nuovo, spingendo lo stesso artista di Cinisello al di fuori della sua comfort zone.
Inizialmente – va detto – il progetto sembrava un disastro annunciato: Italiano Anthem, come anticipato, è un brano piuttosto incolore, se non per un ritornello iconico ed efficacissimo, ma comunque non in grado di elevarlo ai fasti di una carriera basata su intro come Rockstar, Equilibrio e Bottiglie Privè. La scrittura del brano è pigra, appoggiata alle solite barre sulle automobili e su rime troppo, troppo, troppo semplici come “fai / Dubai / Hawaii / mai”. Il flow di Sfera, inoltre, non brillava particolarmente e così, in fin dei conti, Italiano Anthem resta memorabile solo per un grande beat (straordinaria l’idea di campionare L’italiano di Totò Cutugno) e un ritornello convincente.
Il vero momento, però, in cui il pubblico ha iniziato a rabbrividire, è stato al momento della pubblicazione del singolo raggaeton Mamma Mia, uno dei pochissimi episodi veramente disastrosi della carriera di Sfera Ebbasta insieme a Mademoiselle e Happy Birthday, con cui il singolo condivide il periodo di realizzazione (certamente non un momento di forma smagliante per l’artista).
Il livello mostrato nel pezzo è drammaticamente infelice, ma la critica a Mamma Mia deve prescindere dal “percorso raggaeton” intrapreso negli ultimi anni da Sfera. Infatti, l’artista ha dimostrato di saper interpretare il genere con naturalezza, passione e anche ispirazione lirica: brani come Baby e Triste, due perle di Famoso, ne sono la prova. Proprio per questo, una canzone così banale, piatta e poco riuscita non può essere accettabile. Non si può accettare che un artista capace di disegnare sul raggaeton versi romantici come:
Il cielo è pieno di stelle, se vuoi prendine una (uh)
Ho la testa tra le nuvole ed i miei piedi per terra qua sotto la luna (uh)
Lo so che i tuoi occhi hanno pianto, non avere paura (no-no)
proponga una scrittura pigra e irritante sintetizzabile da:
Preferisci Fendi o Gucci?, ah
Preferisci pizza o sushi?, ah
o un ritornello squallido fondato sul “”complimento””:
Quando ti spogli,
sei più dei soldi
Mamma Mia – impossibile nasconderselo – è un autentico disastro: uno dei pezzi peggiori di una discografia di grande qualità e purtroppo, in un momento del genere della carriera di Sfera, non ci sono giustificazioni per un pezzo così mal riuscito. L’unico modo di giustificare la scelta dell’artista (non certo un ingenuo) di pubblicare questa canzone si può ricercare nell’efficacia, ancora una volta incontestabile, di un buon ritornello, piuttosto catchy anche per un ascoltatore straniero. È qui però che bisogna porsi un problema complesso: Sfera sta sacrificando la qualità della sua musica pur di ottenere un buon riscontro all’estero?
Fortunatamente, il problema ancora non si pone, perché se Italiano Anthem è un pezzo mediocre e Mamma Mia un pezzo terribile (che i 2/5 di un progetto di Sfera non ripaghino le aspettative è già una notizia inquietante), il resto dell’EP vince e convince. Easy, Sola e X6 sono pezzi diversi fra loro, con formule e DNA eterogenei, ma tutti di buona caratura tecnica.
Easy, a dire la verità, è addirittura eccellente: uno di quei brani che “vale da solo il prezzo dell’EP”. Soprattutto, permette al pubblico di tirare un sospiro di sollievo, perché Sfera non ha assolutamente perso il suo magic touch ed è ancora in grado di devastare i beat con i suoi cambi di flow da numero uno. Numero uno è la parola giusta: nessuno, in Italia, ha ancora la qualità da innovatore del Trap King di Cinisello, quando quest’ultimo è in forma smagliante come in Easy, e probabilmente si può anche affermare qualcosa di più. Negli ultimi due anni, infatti, la sensazione è che l’artista abbia dato il meglio di sé nei brani aggressivi, dal motore ruggente e dai ritmi irrefrenabili, come Tik Tok, $€ Freestyle e, appunto, Easy. Quando il ritmo si alza, Sfera Ebbasta alza l’asticella e inizia a sfoderare il suo flow da grandi occasioni.
L’analisi, stavolta, è piacevolmente tecnica e parte ancora una volta da un ritornello straordinario – e come si esaltano le melodie di Sfera sulle trombette di Rvssian! – che parte basso, caldo e avvolgente, ed esplode di botto, tutto insieme, in una volta sola. La formula è vincente ed è accompagnata da rime spaccone, autocelebrative e internazionali (da notare le chiusure in inglese dei versi: “easy”, “busy”, “lifting”…); sono quelle rime che fanno urlare all’ascoltatore: “è questo il vero Sfera Ebbasta, finalmente lo riconosco!”
In Easy la performance di Sfera è perfetta, da hall of fame, anche nella strofa, in cui Sfera si riserva un rallentamento e subito dopo una seconda accelerata ancora più violenta e brutale della prima. C’è un cambio di flow ancora più riuscito, tuttavia, quello immediatamente successivo, che propone uno stile innovativo ed efficace, alternando un verso duro come un destro a uno più dolce, accompagnato da un autotune che riporta Sfera in posizione di guardia. Destro-guardia, destro-guardia, poi di nuovo il grande ritornello.
E poi? E poi c’è Fivio Foreign, un featuring perfetto per un banger drill: la cui amicizia è un po’ come urlare in faccia alla Seven 7oo, per cui è noto che BHMG non abbia grande simpatia, l’importanza da “jefe assoluto” di Sfera Ebbasta. Da Trap King, ieri come oggi. Fra l’altro, in Easy performa un Fivio in forma assolutamente smagliante: ha dato a Italiano EP una strofa di gran lunga migliore a tante che tendenzialmente si possono ascoltare nei suoi progetti solisti e il rapper è addirittura nello splendido videoclip del pezzo. La sua sterzata di flow al minuto 2:50 è davvero killer e la sua strofa, più in generale, ha un’attitudine gangsta assolutamente impareggiabile: Fivio sputa barre, minaccia con la penna e ferisce con la metrica. La sua è una strofa eccezionale per un pezzo eccezionale.
Sola e X6, poi, sono due pezzi di qualità, non da hall of fame da discografia, al contrario di Easy, ma adatti a impreziosire notevolmente un progetto come Italiano.
Sola è un brano realizzato in collaborazione con il portoricano Myke Towers, uno dei reaggaetoneri più talentuosi e famosi del mondo urban latino, ma è sorprendentemente articolato su una bella strumentale trap. Myke, in gran forma, si dimostra in sintonia con Sfera e canta addirittura le sporche della sua strofa, ma non è né la loro sinergia né la loro scrittura romantica di qualità a catturare l’attenzione. Il vero tema del pezzo è la scelta di Sfera di cantare un ritornello in spagnolo, un ulteriore colpo di genio a livello di marketing e, tutto sommato, anche una bella idea creativa, ben realizzata. In definitiva, dunque, si parla di un brano molto sperimentale in ogni suo dettaglio, dal sound alla struttura passando per la lingua, fino addirittura alla realizzazione della “sporche combinate” di Myke Towers per Sfera. È certamente una canzone che porta qualità e freschezza all’EP.
X6, infine, è una bombetta a orologeria: un banger trap impostato che si intreccia nella tradizione di canzoni come Bancomat e Abracadabra, basato – ancora una volta, che novità! – su un ritornello d’impatto straordinario diviso in due parti. La prima parte, infatti, è lenta e cantilenata, mentre la seconda è libera e rapida, mentre la strofa è arrogante ma leggera, decisamente ispirata. Bia, ospite britannica del banger, è poi una piacevolissima sorpresa: la sua strofa è spinta, carismatica e sensuale ma anche divertente, grazie alle numerose citazioni all’Italia (non solo “buongiorno buongiorno”, ma anche la citazione alla Torre di Pisa e il “I feel like molto bella”).
Come giudicare, in definitiva, il progetto Italiano? Bisogna dire che si tratta di un progetto medio, non certo allineato per qualità agli standard di Sfera Ebbasta, Rockstar o Famoso, ma giudicare un EP con la stessa severità non è corretto e non ha nessun senso. È un progetto allegro, spensierato, pensato per il grande pubblico e per sua stessa natura sperimentale, in cui Sfera conferma, anche in un periodo di forma non ottimale, di essere il più grande realizzatore di ritornelli d’Italia e di sapere mettere a segno hit di qualità come X6 e soprattutto Easy.
Forse, il rapper poteva pensare di uscire un pochino di più dalla sua zona di comfort (quanto sarebbe bello ascoltarlo sul boom bap, per esempio!), ma va detto anche che sarebbe bello ascoltare più spesso suoi progetti di cinque tracce, perché con la sua qualità indiscutibile regalerà sempre almeno una o due tracce da campione.
Italiano, in conclusione, non sarà ricordato come un capolavoro, ma come un progetto dal marketing straordinario che conteneva due brani di assoluta qualità e uno addirittura eccellente. A Sfera si perdonerà la frivolezza di Mamma Mia e l’occasione sprecata di mettere a segno un brillante Italiano Anthem: il suo EP è comunque un progetto soddisfacente.
Da un artista del genere, comunque, ovvero il rappresentante del rap italiano nel mondo, ci si può e deve aspettare un pochino di più, anche e soprattutto a livello di rime e scrittura. Easy, X6 e Sola riempiono la pancia dell’ascoltatore affamato, ma c’è bisogno al più presto di un banchetto reale. D’altronde stiamo parlando del Trap King.