Con il suo ultimo disco Il giorno in cui ho smesso di pensare, Irama si è segnalato come una delle sorprese più scintillanti e inaspettate del 2022, mostrando una crescita nettissima in termini di personalità e quadratura artistica. In un articolo di un anno e mezzo fa, pubblicato dopo l’uscita dell’EP Crepe e intitolato “spunti di riflessione sulla carriera di Irama”, avevo avanzato la seguente riflessione:
Irama è, come ha scritto giustamente su Instagram, una figura ibrida: non è un cantautore né una rockstar, non fa parte certamente della scena rap e, se ce ne fosse una, probabilmente non farebbe parte neanche di una scena raggaeton. La sensazione, tuttavia, è che al cantante gioverebbe essere più presente nei dischi dei colleghi, in modo che la sua unicità musicale possa essere trasformata da svantaggio a vantaggio. […]
Proprio per questo, dispiace che l’artista in Crepe abbia scelto di non collaborare con nessuno, perché avrebbe finalmente potuto iniziare a occupare un ruolo significativo nella scena.
È proprio da qui che conviene analizzare la crescita di Irama, perché effettivamente il featuring è stato una delle chiavi di volta della sua maturazione artistica e oggi la sua figura ha un ruolo importante e un’identità chiarissima all’interno della scena. Nel suo ultimo disco, Irama ha collaborato con figure centrali della scena rap italiana come Rkomi, con cui aveva già duettato in Luna Piena, Sfera Ebbasta, Lazza e Guè, contestualizzandoli all’interno di un disco sperimentale e dal respiro unico e internazionale. Le collaborazioni, in Il giorno in cui ho smesso di pensare, profumano di vero e di spontaneo e Irama, grazie a brani come Colpiscimi, Lacrima e 5 Gocce, ha trovato il modo di ribadire la sua versatilità e il suo miglioramento tecnico, adattandosi a più stili diversi e tenendo il passo di alcuni degli artisti più forti della scena italiana.
Inoltre, bisogna concentrarsi sullo sforzo di raffinamento artistico compiuto da Irama nella realizzazione del disco. Il giorno in cui ho smesso di pensare, infatti, è un progetto quadrato, coerente e dal DNA preciso, nonostante la natura ibrida della musica di Irama: è un disco dall’identità prevalentemente latina, a volte passionale e romantica e altre volte festaiola e irriverente, e i suoi brani-bandiera sono Una Lacrima, Como Te Llamas, Yo Quiero Amarte, Moncherie e È la luna. Allo stesso tempo, tuttavia, è un album che si prende il rischio di sperimentare: propone la poesia-pop Ovunque Sarai, lo stile “synth” di 5 Gocce e addirittura una traccia boom-bap dal sapore classic, Colpiscimi, sorpresa indiscussa e ciliegina sulla torta di un grande progetto. La differenza rispetto al passato, poi, è che questi esperimenti di “contaminazione musicale” non confondono l’ascoltatore riguardo l’identità artistica di Irama, ma impreziosiscono il progetto facendolo respirare e rendendolo più variegato all’ascolto.
Irama, tuttavia, è soprattutto un grandissimo animale da concerto e la sua esperienza di palchi italiani vede, fra gli altri, una vittoria nel Talent Show Amici e ben quattro partecipazioni al Festival di Sanremo. Al netto del suo straordinario carisma sul palcoscenico, degli ottimi riscontri del CD e della crescita del suo pubblico e, contemporaneamente, del suo status nella scena, Irama ha accettato una sfida, quella dei palazzetti. Siamo stati invitati al suo ultimo concerto a Roma, al Palazzetto dello Sport, e Irama ha ripagato in pieno le nostre aspettative, dimostrando che, di pari passo con i suoi miglioramenti in studio, si sono sviluppate anche grandi idee nella realizzazione di uno show convincente e infuocato.
La formula, in termini di scaletta, è semplice ma efficace: Irama porta 27 tracce e, tendenzialmente, alterna un brano passionale e acceso a uno più lento e impostato. Per esempio, l’incendiaria Bazooka è seguita dalla serenata Dedicato a te e, invece, dopo la latineggiante Luna Piena arriva la traccia più hip-hop della sua discografia, Colpiscimi.
Tuttavia, come il suo ultimo disco, anche il concerto di Irama ha una matrice prettamente latina: si apre con l’intro di Il giorno in cui ho smesso di pensare, Sogno Fragile, e prosegue con la mega-hit Mediterranea, con cui il pubblico viene scaldato fin da subito. A Roma, inoltre, abbiamo avuto la fortuna di ascoltare uno splendido duetto dal vivo di Irama con Rkomi, che ha fatto nettamente risaltare le doti live del primo nei confronti del secondo e, a questo punto, vale la pena raccontare la sua abilità.
Irama ha una voce irresistibile, in studio e sul palco, ma dal vivo ha qualità tecnica nella sua gestione, versatilità, coraggio, esperienza e polmoni a non finire. Il cantante alza e abbassa il ritmo con facilità, non ha mai bisogno di riposare e, soprattutto, non sembra avere limiti: nel concerto a Roma ha proposto addirittura una seconda strofa di Colpiscimi in freestyle!
Per quanto riguarda, poi, attitudine e carisma, Irama è un vero e proprio animale da palco e il meglio di sé, a Roma, si è visto nella seconda parte del suo concerto, quando la scenografia ha visto un banchetto sul palcoscenico a cui l’artista ha preso parte con quattro componenti della band e due coristi. È qui che si è vista l’anima latina dell’artista, che ha invitato uno spettatore a bere uno shot insieme a lui e ha cantato, in un clima riscaldato e romantico, brani di matrice passionale come Dedicato a te, Yo quiero amarte, È la luna e Moncherie, in cui si è fatto accompagnare dalla strabiliante Epoque.
Il termine del concerto, infine, che ha visto l’esecuzione della maggior parte delle hit di Irama, da Nera a La genesi del tuo colore fino a La ragazza con il cuore di latta, Arrogante e soprattutto Ovunque Sarai, è stato il momento in cui il pubblico ha davvero abbracciato l’artista, quasi sovrastandone la voce nei ritornelli e chiudendo un live di grande qualità.
Il modo migliore, invece, di chiudere quest’articolo è con la testimonianza dell’opinionista @ottavio3, che grazie al concerto di Roma ha compreso in pieno la creatività artistica di Irama:
È al suo concerto che ho scoperto Irama, veramente. È stata una vera sorpresa, non tanto perché non sapessi quanto fosse bravo, bensì in quanto non avevo idea di quanto fosse travolgente il suo modo di tenere il palco e di quanto fossero profondi alcuni testi (ad es. Yo quiero amarte e Moncherie). Particolarmente emozionante, poi, il brano con cui è riuscito a posizionarsi quinto a Sanremo 2022, Ovunque Sarai, che, cantato da un’unica voce di migliaia di persone, mette davvero i brividi.
L’artista, poi, ha una voce particolarmente bella e graffiante, che, accompagnata da un buon utilizzo degli strumenti (non sono stati pochi i momenti in cui ha cantato accompagnato solo dal piano o dalla chitarra), risalta particolarmente.
Proprio come per il mio collega, Irama-live è stato una rivelazione, potrebbe essere così per chiunque. Ovunque sarà il suo prossimo concerto, consigliamo vivamente di dargli una chance dal vivo.