La scena rap napoletana ad oggi è una delle più attive nel panorama italiano, soprattutto per quanto riguarda le nuove leve. Non bisogna però dimenticare che nella medesima scena ci sono artisti che hanno fatto la storia della disciplina rap in Italia e uno di questi è Clementino, che il 29 aprile ha pubblicato il suo nuovo disco “Black Pulcinella”.
Come dichiarato dallo stesso artista, “Black Pulcinella” si rifà al suo modo di vivere la musica, “Black” per la musica afro-americana e “Pulcinella” per la maschera napoletana, questo rappresenta un po’ “the dark side of Ienawhite”.
Noi di Raphaolic abbiamo avuto l’onore e il piacere di partecipare ad una round table con Clementino di cui vi proponiamo la versione integrale.

Articolo realizzato da Mariano Fasulo:
D: Partendo dal concetto di “the dark side of Iena White”, hai voluto dare il giusto spazio al tuo lato oscuro?
Clementino: Si è proprio così. Io sono sempre stato quello vivace e super casinista ma c’è anche un lato serio che ho voluto portare all’interno di questo album. Questo disco è molto hip-hop, è stato fatto tra la California e Napoli e viaggiando sono riuscito a realizzare varie tracce e ne ho scelte 15 tra quelle. “The dark side” è quel lato oscuro che non era mai uscito fuori e che ora sto descrivendo tramite la musica.
D: Nel tuo disco si conferma l’unità della scena napoletana. Secondo te la scena di Napoli è tra le più forti al momento?
Clementino: Sicuramente Napoli ha sempre dato tanto alla musica rap ma negli ultimi anni ci sono sicuramente più artisti che fanno questo genere. I nuovi a Napoli sono molto forti, io alla loro età non ero così forte a rappare. La scena è anche molto assortita, trovi lo street rap con J Lord, le melodie di Nicola Siciliano, le tecniche di Geolier o la “pazzeria” di Nello Taver. Mi sento un po’ lo zio di tutti questi ragazzi.
Enzo Dong poi nel disco ha fatto una strofa devastante, quando l’ho sentita gli ho detto “tu hai fatto la strofa più bella della tua carriera”.
D: Quanto sono importanti le tue radici in “Black Pulcinella“?
Clementino: Tantissimo. Il rap è verità e non puoi essere vero se non parti dalle tue radici. Sono contento che tutto lo staff che ha lavorato a questo album sia del mio paese Nola, dal videoclip alla copertina. È importante spingere la propria zona e mostrarne sempre le cose belle e non solo quelle cattive come si sente dai media.

D: La tendenza del momento è quella di affidarsi ad un unico produttore per realizzare un album mentre tu hai deciso di variare e portare molti produttori nel disco. A cosa è dovuta questa scelta?
Clementino: Io non ho quasi mai utilizzato un solo produttore, mi piace raccogliere cartelle di beat da tutti gli amici produttori e poi lavorarci su. Nel passato ho lavorato con Shablo, i 2ndRoof, Deleterio. Non avevo mai collaborato con DatBoiDee e ora c’è stata la possibilità. Basta che i beat siano collegati per lo stesso album ma mi piace sperimentare e provare cose nuove.
Domanda di Raphaolic: Nella traccia “Emirates” troviamo il feat di Rocco Hunt e proprio lui nella strofa accenna al fatto che tutti aspettano un joint album tra voi due. È possibile che prima o poi questo disco venga realizzato?
Clementino: Ci abbiamo pensato un sacco di volte a realizzarlo ma è successo sempre che non ci siamo trovati o perché o io o lui dovevamo uscire con l’album oppure perché avevamo molti live da fare. Finisce che non te ne accorgi e passano gli anni (ride). Sono contento perché è stato Rocchino a rappare quella frase. Sicuramente faremo qualcosa insieme ma ci siamo tolti il vizio di dirlo perché quando lo diciamo non riusciamo mai a realizzarlo (ride). Se dovessimo fare un album insieme sarà sicuramente sullo stile di questa traccia, molto flow ma anche molto contenuto e soprattutto i botta e risposta perché noi siamo così diversi che quando siamo insieme siamo un’unica cosa. Abbiamo fatto così tante tracce che possiamo fare un live solo con canzoni realizzate assieme. Spero di fare presto un album con lui, sono sicuro che succederà e quando verrà il momento sarà una bomba.
D: Sei un artista molto apprezzato sia nel mainstream che nel rap underground. In quale ambiente ti senti più a casa?
Clementino: Sicuramente sul palco con il microfono in mano, è il mio habitat naturale. In TV io ci sono arrivato grazie al rap. La mia versione mainstream è la TV e non ho bisogno di macchiare la mia musica. Sono arrivato ad un età in cui faccio quello che più voglio, non ho motivo di commercializzare il mio rap visto che il mio commerciale sono i programmi tv. Mi è andata bene perché non ho dovuto macchiare la mia musica (ride). Preferisco tenere il rap così, come un gioiellino, anche se non vende milioni di copie ma so che è una roba vera.
D: Come mai hai scelto di rendere questo disco completamente rap in un epoca dove molti rapper inseriscono anche il pop o altri generi nei loro dischi?
Clementino: Ho deciso di rappare perché è quello che faccio, io sono molto old school ed è quello che mi piace. Per esempio la trap non riuscirei mai a farla nonostante io ascolti chi la fa bene. Preferisco o fare una cantata oppure rappare come ho fatto in “Black Pulcinella“.

D: Secondo te la scena rap attuale si sta indebolendo?
Clementino: Secondo me nella scena attuale ci sono tanti personaggi nuovi che sono forti e molto bravi. È anche vero che su 10 artisti che vengono fuori magari solo 3 riescono ad andare avanti negli anni. La chiave è l’originalità, se sei originale riesci ad andare avanti e purtroppo molti non lo sono. Questi si faranno fuori da soli perché non andranno avanti a lungo. In venti anni di musica ho visto salire e scendere tantissimi personaggi.
D: In “Black Pulcinella“ vediamo Clementino nelle vesti di MC puro. In questo album sei riuscito a tirare fuori tutto quello che volevi oppure no?
Clementino: Sicuramente non si finisce mai di parlare e di dire cose ma in questo periodo sono contento perché sono riuscito a dire ciò che volevo. Forse per chiudere alla grande ci sarebbe voluto un feat americano come i Cypresshill, siamo amici ma purtroppo non siamo riusciti a collaborare in questa occasione. Io ragiono sempre da MC, che neanche a farlo apposta sono le iniziali del mio nome (ride). Nel rap sono innamorato della figura dell’MC e fa parte anche del mio modo di essere, rapper, freestyler, intrattenitore e chi più ne ha più ne metta.