Era il 2 luglio 2021 quando, in piena estate, dopo la convincente doppietta di hit Ti raggiungerò e Un altro ballo con Anitta e l’ispiratissimo e dirompente freestyle Pa’ la cultura, arrivava Unico, il sesto album in studio di Fred De Palma, secondo della sua nuova fase reggaeton dopo il ben riuscito Uebe. Da Unico ci si aspettava comunque un’evoluzione e una crescita in termini di carisma, consapevolezza artistica e peso specifico e, a conti fatti, quell’album non ha convinto ed è risultato inferiore, complessivamente, rispetto al suo precedente e alle aspettative che il mondo rap ci si era fatti.
Le idee alla base del progetto erano quelle giuste e anche l’impostazione musicale, ma la realizzazione ha lasciato a desiderare: dalla scrittura, troppo semplice per un artista che, nel corso della sua carriera, si è dimostrato a più riprese fenomenale, fino alla struttura delle canzoni, spesso poco incisive e con pochi veri picchi qualitativi in termini di ritornelli, forza delle strofe e soprattutto carisma artistico.
Oggi, a distanza di quasi un anno da Unico, è arrivato PLC Tape 1, un progetto uscito in sordina, apparentemente disimpegnato, scanzonato e dal peso specifico relativo, che invece si è rivelato davvero un grande mixtape, progettato, scritto e realizzato in maniera magistrale. Si può dire fin da subito, perché le impressioni sono talmente chiare ed evidenti da non lasciare spazio a dubbi: PLC Tape 1 è, da un lato, il miglior progetto della “carriera reggaeton” di Fred De Palma e, dall’altro, quello in grado di conferire davvero all’artista torinese la corona da king del genere in Italia.
In questo articolo, in realtà, non si vuole proporre una recensione canonica del progetto di Fred, perché la scriverà @nico166 in settimana, ma il tentativo è quello di individuare l’importanza di questo progetto per la cultura (d’altronde si chiama proprio PLC: pa’ la cultura) del reggaeton in Italia, un genere musicale che ancora non è riuscito a infrangere i troppi stereotipi che gli gravitano intorno.
Negli ultimi due-tre anni, infatti, molti artisti urban-rap si sono fatti portavoce del reggaeton in Italia, interpretandolo con coraggio, qualità, varietà e soprattutto dignità, da Sfera Ebbasta a Baby K passando per Irama, Giaime e Boro Boro, ma Fred De Palma è certamente l’artista che ha ottenuto i migliori risultati (Una volta ancora conta 143 milioni di streaming e la sua versione spagnola ne conta 109, ma anche Ti raggiungerò e Paloma hanno ottenuto riscontri da capogiro) e che ha creduto di più, appunto, nella cultura. È vero, infatti, che Sfera Ebbasta, Irama e Boro Boro hanno ottenuto streaming grandiosi con brani come Baby, Mediterranea e Lento, ma è altrettanto vero che questi stessi artisti hanno puntato solo in parte sul reggaeton, mentre Fred De Palma ci si è dedicato con tutto se stesso, issando una vera e propria bandiera – si può dire – di “italian reggaeton“.
PLC tape 1 è un progetto che, come prevedibile, trova la sua anima nella sua intro/title-track Pa’ La Cultura 2, la traccia sequel dello splendido freestyle che aveva aperto Unico e che si è gli si è rivelata forse addirittura superiore. Aperta da un ispirato giro di violini del producer JVLI, di cui si può e si deve parlare di più per la sua brillantezza e versatilità, Pa’ la cultura 2 è una canzone dalla scrittura muscolare, lucida e tecnica e dal rappato estremamente tenace, in cui Fred De Palma si sfoga sulla traccia e spara con violenza, fin dal principio:
Ho visto soltanto stereotipi
Su quello che non si conosce
Ho visto dei buoni propositi
Diventare poi buone proposte
Ho scopato le tipe su cui tu ti seghi
Sì, fino a spaccare le doghe
Ho visto le vostre leggende distruggersi
E perdersi dentro le droghe (Uh)
Poi, all’improvviso, un’impennata rabbiosa, citazioni cinematografiche da rapper vero e le rime di imposizione:
Lotto per quello in cui credo
Per essere vero, lo farò per sempre
Mi dicono: “Sei il boss”
“Sei il king del reggaeton” (Ehi)
Ho girato per mezzo mondo
Per fare ‘sta roba, per renderla mia
Queste sono barre scottanti, di orgoglio e furore, di un artista che vuole esprimere dei concetti e trasmetterli all’ascoltatore; si potrebbero tradurre così: “credo in quello che sto facendo e sto lottando pa’ la cultura reggaeton“, “sono l’artista di riferimento del genere in Italia” (altri artisti che hanno proposto barre di imposizione di questo tipo sono stati pesi massimi come Marracash, Salmo e Sfera Ebbasta) e “il mio reggaeton non è una macchietta della musica latino-americana, ma uno stile unico che ho costruito con sudore, visione e, ancora una volta, cultura”.
Poi un drop, un cambio di beat inaspettato e geniale, e una parte di pezzo in cassa dritta in cui Fred “attacca il potere”, non facendosi nessun problema a rispondere a tono a Marracash, il rapper migliore e più importante d’Italia, che in Cosplayer aveva ridicolizzato la proposta reggaeton italiana, apostrofandola come “lo stacchetto delle veline”. Fred De Palma ha impugnato il coltello rap delle grandi occasioni – stiamo parlando di un ex campione di freestyle che sa perfettamente come ferire con una serie di rime – e ha lanciato un fendente fortissimo e tagliente:
Mi ricordi una puntata di Black Mirror
La trama del tipo che in TV si punta alla gola una lama
Dice che è tutto finto e che non vuole quella fama
E poi diventa lui la star del programma che criticava
e ha addirittura spiegato, in modo furbo e sottile, perché si sia sentito attaccato da una barra di Marracash che non lo nominava direttamente:
Ora ascoltano i miei pezzi da Milano fino a Rio
Quindi se in Italia parlate di reggaeton
State parlando di me, il reggaeton sono io
Molti hanno criticato il contrattacco di Fred De Palma, affermando che Marracash, in quanto rapper migliore d’Italia, sia praticamente inattaccabile e incriticabile (una verità oggettiva, per carità), ma in realtà il fendente di Fred De Palma è un “attacco difensivo“, volto a proteggere non solo la sua musica, ma un’intera cultura ed è dimostrazione di vero amore per il suo genere e per il suo lavoro. Per la qualità tecnica della sua risposta, inoltre, il torinese va esaltato e il suo contro-dissing acquista un valore ancora superiore se si pensa all’importanza e alla pericolosità lirica di Marra e al fatto che si tratti, di fatto, del suo padrino artistico.
Fred De Palma, infatti, era uno degli artisti di punta dell’etichetta indipendente Roccia Music, fondata proprio da Marracash nel 2012, e i due hanno collaborato a più riprese, in brani come Genesi e Muovi il mondo. Addirittura, Fred ha definito Marra come “l’artista che mi ha fatto scoprire e amare il rap con il suo primo disco”: non si sta parlando quindi di un artista qualsiasi che manca di rispetto al King del Rap, ma di un ragazzo talmente coraggioso e attaccato alla sua visione artistica da mettersi contro il suo idolo-rap e il rapper migliore d’Italia per difendere la cultura in cui crede. Il suo contro-dissing, per questa ragione, è davvero entusiasmante, al di là di come si evolverà il beef fra i due.
A differenza di quanto era avvenuto nel caso di Unico, tuttavia, Pa’ La Cultura 2, nel nuovo mixtape targato de Palma, è soltanto la prima di una serie di tracce molto brillanti, tutte di pari livello e dal respiro estremamente internazionale. PLC tape 1, infatti, è un progetto con due “big feat” stranieri, il dominicano Fuego e lo spagnolo Omar Montes, talmente coinvolto dal progetto da cantare il ritornello di Tutto quello che ho in Italiano, oltre che artisti di punta italiani, come Emis Killa, Guè, Lazza e Tony Effe, ed emergenti di valore, come Daniel Cosmic, Malo, XWOND e SouthSide Ciccio.
Pa’ La Cultura, infatti, significa non scendere a compromessi e vivere la musica con un approccio diverso, e puntare su scelte forti che, in questo progetto, si sono già dimostrate vincenti:Sposare esclusivamente un sound reggaeton, declinato poi in più maniere diverse, ma senza mai snaturarsi, in termini non solo di strumentali ma anche di cantato e linee melodiche. Con Lazza, Emis e Guè nel disco sarebbe stato semplice e, per certi versi, comodo tornare a sonorità rap, ma Fred De Palma ha deciso di percorrere la sua strada in modo deciso e convinto, chiedendo agli ospiti di sposare anch’essi il suo viaggio e la sua cultura.
Scegliere una scrittura in grado di riprendere i topoi e le parole chiave del genere latino, ma senza risultare una macchietta di J Balvin o Bad Bunny e senza risultare eccessivamente frivolo o leggero. Nel nuovo progetto di Fred, infatti, sono presenti banger da club come Mala e Reggaetonero, ma non solo: soprattutto pezzi scritti in modo raffinato ed emozionante come Au Revoir, Tutto quello che ho, Io x Te e Mi fa male.
Chiamare un brano reggaetonero, prendendo in questo modo le distanza da ciò che si è stati in passato. Il sottotesto simbolico è chiaro: “non chiamatemi più rapper e neanche artista ibrido. In questo momento della mia carriera so perfettamente cosa voglio essere: un cantante reggaeton“. Un applauso fa rivolto anche ai quattro artisti emergenti che hanno sposato il pezzo: hanno realizzato delle strofe divertentissime, audaci e di buon livello, comprendendo perfettamente il mood del banger in questione.
Interpretare la collaborazione in maniera libera e genuina, proprio come da paradigma della cultura latina. Basti pensare al modo estremamente atipico con cui Emis Killa ha approcciato Tutto Quello Che Ho, intrecciandosi con Fred e cantando il secondo ritornello del pezzo (il primo lo ha interpretato Fred e il terzo Omar Montes!) o alle cortissime strofe di Lazza e Tony Effe in Mala, perfette però per valorizzarli in un pezzo fresco e veloce.
In sostanza, quindi, e in conclusione, PLC tape 1 può davvero essere considerato, oltre che il miglior progetto reggaeton di Fred De Palma, una vera bandiera per il genere in Italia. È difficile prevedere se si riuscirà, con il tempo, ad abbattere gli stereotipi sbagliati di cui parla lo stesso artista in Pa’ La Cultura 2, perché d’altronde questi derivano da brani reggaeton che sono stati effettivamente tormentoni trash. Se in Italia, per esempio, l’odio musicale per il reggaeton è così forte, è colpa anche di figure come Elettra Lamborghini, che lo hanno pubblicizzato nei suoi aspetti più divertenti e grotteschi, proponendone una versione, per certi versi, piuttosto squallida. PLC tape 1 sembra dire: “Il reggaeton italiano è Tutto Quello Che Ho, non certo Pistolero“.
Fred De Palma ha realizzato e pubblicato un prodotto reggaeton per piantare un seme, ha cercato di far fiorire la cultura. È sceso in campo pa’ la cultura e ha addirittura dissato Marracash pa’ la cultura. Ogni scelta del mixtape ha una finalità pa’ la cultura e questo è molto più importante di qualsiasi ragionamento che si potrebbe sviluppare sul peso del progetto nella discografia del torinese. PLC tape 1, infatti, non è un progetto pa’ Fred De Palma. È un progetto pa’ la cultura.