Axos è uno di quegli artisti che viene protetto dai puristi ed idolatrato solo per la sua attitudine hip-hop. Sfido chiunque di voi a non ammettere di avere almeno un amico che dica “che schifo la trap e questi nuovi rapper, perché al posto loro non vengono apprezzati i vari…”
Purtroppo però c’è una verità che questo genere di fan di Axos dovrebbe accettare: ovvero che è limitante celebrarlo per i brani rap passati, seppur ben fatti. Bisogna anche accettare che lui, come molti altri, abbiano avuto un percorso di evoluzione e mai come in “Manie” si è visto così tanto il suo cambiamento musicale e contemporaneamente umano.
Procediamo per gradi però: dopo un’assenza dalla scena piuttosto significativa, l’artista milanese pubblica “Anima Mundi” che corrisponde al suo secondo album in studio. L’atmosfera è cupa, oscura forse ancor di più del primo disco. Non mancano i pezzi introspettivi e d’amore, anzi rappresentano la quasi totalità del focus tenuto dal classe ’90. Gli ascoltatori accaniti non avranno storto il naso ma chi non era entrato nel suo viaggio prima ha fatto sicuramente più fatica a digerire il disco.
“Manie” invece è più sperimentale e affronta per la prima volta l’incrocio col pop in più tracce. Non manca l’old school e il rap puro, come possiamo vedere in “Padri” e “Thriller“, però la sensazione è che Axos stia esplorando nuovi mondi ed è un’ottima notizia in vista dei prossimi progetti. Ovviamente non stiamo parlando di un capolavoro e nemmeno di un classico istantaneo, la tracklist è ambigua e non fruibile all’ascolto e sono presenti un po’ di momenti un po’ banali qua e là.
Allo stesso tempo, però, ormai Axos non è più solo un rapper da 16 barre standard ma ha dimostrato per la sua prima volta in carriera di poter fare musica diversa, probabilmente divertendosi, che è la cosa fondamentali per migliorarsi sempre e crescere sempre di più a livello artistico.