Abbiamo chiamato Boisié, artista di Supernova Dischi, per intervistarlo e scoprire la sua musica.
Intervista a cura di Riccardo D’Amico:
Riccardo: Ciao! Per iniziare se vuoi farti conoscere di più dal grande pubblico, potresti raccontarci un po’ di te e cosa ti ha spinto a fare musica.
Boisié: Volentieri! Fin da piccolo ho iniziato subito a fare musica perché in casa avevo un pianoforte e perché in generale i miei genitori sono grandi cultori di musica. Mi hanno trasmesso questa passione nonostante nessuno dei due suoni o sia un musicista. La musica era una cosa che mi veniva molto naturale così iniziai a prendere lezioni di pianoforte. All’inizio lo studio accademico non mi stimolava per niente, anzi mi annoiava molto. Poi, verso i dodici o tredici anni, ho capito che avrei anche potuto scrivere cose mie e non stare obbligatoriamente dietro ad uno spartito. Da lì in poi mi sono divertito tantissimo con la musica ed è nato un mio patto personale in cui promettevo di non fare mai cover o di avere una cover band o cose di questo tipo da quattordicenni.
Riccardo: Bel modo per addentrarsi nel mondo della musica! Poi può anche essere un punto importante d’incontro tra te e i tuoi genitori, no?
Boisié: Assolutamente, infatti ieri ho fatto il mio primo concerto e nonostante i miei genitori lavorino dalla mattina alla sera, sono venuti a vedermi facendomi molti complimenti. Come dici te la musica è un bellissimo punto d’incontro e credo sia arrivato il momento di rendergli un po’ di risultati dopo tutto quello che mi hanno dato.
Riccardo: Il tuo genere musicale è molto difficile da individuare. Nel tuo caso ha senso etichettarti con un genere o una wave precisa oppure sei più dalla parte di chi non è interessato al tipo di musica e pensa solo a farla?
Boisié: Ti posso dire che mi piacciono le etichette perché definiscono chi siamo. Però durante una fase compositiva non sono interessato alla wave che voglio interpretare in un brano, non è mai successa una cosa del genere. Anche perché mi occupavo personalmente degli accordi di chitarra e del suono per definire la mia musicalità, buttando via una quantità esorbitante di canzoni scritte da me. Quindi non sono particolarmente interessato ad etichettarmi però se mi dovessi chiedere che genere faccio, risponderei dream pop. Per adesso questo stile in Italia non esiste, però in Inghilterra e negli Stati Uniti è presente. Per adesso è il genere che mi rispecchia. In futuro sicuramente modificherò questo suono, sto già scrivendo nuovi testi. Il dream pop ha sfaccettature lo-fi, è come un “chill pop”. L’atmosfera è romamtica e acustica però non mancano alcune parti elettroniche. Questo è l’unico genere in cui sento di potermi definire.
Riccardo: In Mezzanotte canti: “quando rimango da solo è tutto diverso”. Che rapporto hai con la solitudine?
Boisié: Ho un rapporto di amore e odio con la solitudine. L’ho sofferta molto nella mia vita però mi ha insegnato tante cose. Da piccolo era solo sofferenza per me mentre ora l’apprezzo di più. Ho capito che ero una persona diversa dagli altri e che dovevo rispettare la mia differenza sociale e caratteriale. Ho imparato ad amare la solitudine e a tenerla da conto. Da lì ho imparato a stare bene da solo, chiaramente non odio stare con gli altri. Sono molto legato alle amicizie che ho e alle persone che hanno lavorato nel mio progetto, però sono un fan della solitudine perché devi stare bene con te stesso per stare bene con gli altri. Quella frase è molto autobiografica, sono innamorato di quelle parole che sono nate completamente a caso come in tutto il disco. Non mi sono mai messo a scrivere a tavolino. Registravo qualche provino e, pezzo dopo pezzo, è venuto fuori l’EP. Quindi non ho mai fatto una vera e propria sessione di scrittura, è stato tutto molto naturale. Ho un metodo particolare, non mi rivedo in nessun artista per quanto riguarda questo aspetto. Le frasi che compongo sono tutte spontanee, non penso alla vendibilitá del prodotto o alla complessità delle mie liriche.
Riccardo: Concordo, la solitudine può anche essere d’ispirazione. Secondo me è pure più gestibile della depressione…
Boisié: Assolutamente, hai detto una cosa giustissima. La solitudine è stata la vera musa di questo disco perché non avrei mai potuto scrivere quelle cose davanti ad una persona. Già cantare difronte al produttore è stato molto difficile. Nicòl, il mio producer, è un ragazzo sensibile e adorabile. Ma se avessi avuto a che fare con grandi beatmaker esperti, mi sarei vergognato tantissimo. Quindi ho trovato l’ambiente giusto per cantare e registrare. Ieri è stato complicato far conoscere la mia musica a 130 persone, non voglio immaginare se dovessi farlo in uno stadio.
Riccardo: Abbiamo parlato di solitudine, ma ora voglio farti scegliere il prossimo argomento: paura o sofferenza?
Boisié: Oggi scelgo paura.
Riccardo: Qual’è la tua paura più grande ora e quale in età infantile?
Boisié: La mia paura più grande ora è il futuro. Comunque è molto difficile da dire in questo preciso momento a causa di vicessitudini personali che mi portano ad avere grande fragilità. Non intendo la paura di non realizzarmi, più che altro si tratta dell’incertezza. Adesso è tutto un po’ buio per me ma sono sicuro che presto la mia vita tornerà ad illuminarsi. La paura che avevo da piccolo invece, per quanto possa sembrare ridicolo, era quella di restare da solo. Probabilmente era dovuta alla mia insicurezza e poca autostima, mi sentivo come se non avessi gli strumenti per fidarmi di me stesso.
Riccardo: Per concludere volevo chiederti se ti sei prefissato un obiettivo nel mondo nella musica e volevo anche sapere la tua priorità personale più importante in questo momento.
Boisié: Il mio obiettivo nel mondo della musica è chiaramente fare solo quello che voglio artisticamente parlando. Vorrei fare dischi, collaborazioni e canzoni di cui sono veramente innamorato e convinto al 100% senza prendete decisioni per convenienza. Non ho paura del silenzio a cui potrei andare incontro, non mi importa. Il giorno in cui è uscito l’EP mi sono ripromesso di non fare mai cose per convenienza spicciola. Tra i numeri e trasmettere qualcosa a chi mi ascolta, sceglierò sempre la seconda opzione. Mentre la mia priorità personale in questo momento è essere felice e arrivare ad un giorno in cui non ho più bisogno di scrivere cose tristi per sfogarmi.