“Con SLF abbiamo consolidato il nostro progetto” – Siamo La Fam presenta WE THE SQUAD VOL. 1

Il 28 gennaio La SLF ha pubblicato il suo primo Mixtape intitolato “WE THE SQUAD VOL. 1″ . Il collettivo napoletano formato da Lele Blade, MV Killa, Yung Snapp, Vale Lambo e Niko Beatz, dopo i singoli “Squad” e “Travesuras” che hanno anticipato il progetto, rilascerà un mixtape di 15 tracce.

Abbiamo avuto la possibilità di partecipare ad una round table in cui la SLF ha presentato il mixtape e ha risposto alle domande dei giornalisti.

“Il nostro collettivo si basa sul concetto di famiglia e quindi il nome SLF, ovvero Siamo La Fam, rappresenta proprio questo legame che ci unisce. Siamo cresciuti insieme e abbiamo sempre condiviso la nostra passione per la musica. Era arrivato il momento di uscire con un lavoro collettivo. Abbiamo voluto usare la denominazione mixtape per far capire che l’approccio alla creazione di questo disco è stato più leggero rispetto ad un album poiché non c’è un concept unico dietro. Ci siamo semplicemente chiusi in studio ,abbiamo lavorato e questo è quello che ne è uscito.”

Il botta e risposta con i giornalisti:

Domanda di Raphaolic: Nella storia del rap napoletano non c’è mai stata una spiccata tendenza al creare collettivi, da cosa dipende secondo voi questo? Come è nata l’idea di creare un vostro collettivo?

MV Killa: Prima di arrivare ad SLF noi avevamo già un collettivo dal nome 365 MUV, ma era una fase ancora non bene strutturata dal punto di vista della progettualità anche se il concetto di crew lo portiamo avanti da almeno 10 anni. Con SLF abbiamo consolidato qualcosa che andava avanti già da tempo, è nato all’improvviso e abbiamo ritenuto questo momento propizio per realizzare questo progetto. La scena di Napoli oggi è più pronta anche in relazione all’industria musicale. La nostra fortuna è che abbiamo vari background, abbiamo affrontato varie fasi e forse abbiamo potuto sviluppare bene il concetto di gruppo proprio per questo.

Lele Blade: Nel nostro territorio siamo il gruppo più esteso, se non l’unico. Secondo me questo dipende dal fatto che le persone che si avvicinano oggi al rap non collegano questo genere alla cultura hip-hop in cui la crew è un concetto fondamentale. Noi ci siamo portati questa cosa dal nostro background mentre chi comincia a far musica oggi lo vede solo come un lavoro e si concentra su se stresso. Abbiamo voluto riportare il collettivo nel presente per poi proiettarla nel futuro perché secondo me è una cosa che può funzionare bene.

Domanda di Raphaolic: Qual è il concept che c’è dietro il simbolo di SLF che raffigura l’onda?

SLF: L’onda rappresenta il mare e quindi è un collegamento alla città di Napoli che sorge sul mare. Raffigura anche il voler stare sempre sulla wave, il voler stare sempre sul pezzo. Volevamo associare l’identità musicale con l’identità personale.

Domanda di Raphaolic: Per Yung Snapp, hai mai pensato di lavorare a qualcosa da solista? In caso di risposta affermativa, pensi di trovarti meglio a lavorare da solo oppure in gruppo?

Yung Snapp: Noi lavoriamo sempre in gruppo a prescindere se si tratta di un progetto collettivo o di un progetto singolo. È il nostro metodo di lavoro che abbiamo sviluppato negli anni. Da produttore ho sempre una grande mole di lavoro da fare e quindi non ho avuto modo di approfondire bene il lato solista. Però è capitato che lavorassi a delle cose da solo e piano piano la cosa prenderà forma. È una questione di tempistiche e di trovare il momento giusto ma qualcosa sicuramente arriverà.

D: Essendo una famiglia, quali sono i ruoli che ricoprite al suo interno?

SLF: MV Killa è forse la mente più attiva del gruppo, è quello che segue tutto in maniera più precisa e mette sempre la massima dedizione. Antonio (Yung Snapp) è la chiave di tutto perché essendo il beatmaker ha una grande importanza, è anche il più coccolato del gruppo e cerchiamo sempre di tenerlo up. Vale ha sempre un po’ la testa sulle nuvole, è il Buddha del gruppo. Lele ha l’indole un po’ pazzerella, è un mix di intraprendenza e di estro.

D: Siete da tanti anni nella scena. Secondo voi cosa è cambiato in meglio e in peggio?

SLF: Sicuramente c’è stata più qualità della musica, una visione più ampia del genere rap che ha preso sempre più piede negli ultimi anni. Forse quello che è peggiorato è l’approccio alla musica, è diventato più superficiale. Prima c’era più cura da parte dell’ascoltatore che cercava di approfondire la musica e quello che veniva detto nelle canzoni. Adesso l’ascoltatore può non saper distinguere un’artista dall’altro e lo stile di uno rispetto ad un altro proprio perché c’è scarsa attenzione.

D: Come sono stati scelti i featuring del mixtape?

SLF: Abbiamo cercato di scegliere degli artisti che si sposassero bene con il sound del mixtape. Fabri Fibra ha partecipato ad un brano un po’ nostalgico ed era perfetto per quel pezzo lì. Lo stesso vale per Tony Effe che si adatta bene alla traccia. Per lui vale anche un discorso di voler avvicinare la sua crew, la DPG, alla SLF anche perché inizialmente avremmo voluto prendere un esponente di ogni crew d’Italia e portarla all’interno del progetto. Geolier invece possiamo dire che è un po’ un affiliato alla SLF mentre Sosa è come un fratello.

D: Avete già pensato a qualche idea per portare questo progetto in live?

SLF: Ci immaginiamo qualcosa di grande, vogliamo sfruttare il fatto di essere in 5 per portare qualcosa di forte impatto. Quasi come se fosse il Coachella (ridono). Purtroppo il problema è legato sempre al covid ma in ogni caso stiamo cominciando a pensare ad un ipotetico tour se il periodo lo permetterà.

Domanda di Raphaolic: SLF per voi rappresenta un gruppo chiuso o non escludete l’entrata di nuovi membri in futuro?

SLF: Lo pensiamo come un gruppo chiuso perché è legato al concetto di amicizia che ci unisce. Però noi siamo sempre alla ricerca di nuove figure professionali da aggiungere, quindi non escludiamo di conoscere e legare con nuove persone che potrebbero rientrare nel progetto in futuro. L’unico interesse è far sì che si possa essere sempre più competitivi.

Domanda di Raphaolic: Collegandoci al discorso iniziale riguardo la maggiore superficialità nel mondo della musica, secondo voi i social possono aver avuto un impatto su questo?

Lele Blade: Credo che mai come oggi si dia peso soprattutto all’immagine e questo lo vediamo soprattutto sui social. Questa cosa secondo me è stata trasposta anche nella musica. Nel caso di un social come TikTok gli utenti scelgono volutamente i pezzi che hanno le parole più semplici per poterle mimare e quindi questo può rendere ancora più superficiale l’approccio con la musica. Però per quel che mi riguarda, in un lavoro discografico cerchiamo sempre di fare sia brani che escono da dentro, che quindi possono essere approfonditi, sia pezzi più leggeri che possono portare ad ampliare il pubblico che magari vengono attratte anche dai vari trend su TikTok.

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