Raphaolic Awards – La miglior copertina del 2021: Noi, loro, gli altri

Alla fine avete scelto Noi loro gli altri, con le sue tre copertine e il suo concept tripartito. Dal quarto al secondo posto abbiamo infatti:

4) La ferocia e i colori scuri della copertina di Untouchable, diretta artisticamente da Moab e scattata da Anton Tammi (il regista del videoclip di Blinded Lights di The Weeknd), che mette in scena un vero e proprio processo a Tony Effe;

3) Il riferimento di culto di Emis Killa, che per la copertina del suo Keta Music 3 si rifà al celebre e tamarrissimo scatto di Mike Tyson con la tigre bianca al guinzaglio;

2) La copertina di Doom di Nayt, ispirata all’arte del pittore spagnolo Francisco Goya e in particolare all’opera “La sepoltura della sardina”. A proposito dell’artwork del CD, Nayt ha dichiarato:

La sepoltura della sardina rappresenta una festa spagnola di fine carnevale, in cui al popolo viene concesso un ultimo attimo di follia, e tocca tematiche come la morte, la paura, le donne e la guerra. Volevo fare miei determinati elementi di quest’opera in modo che combaciassero con i temi esistenziali e sociali di Doom.

Tuttavia, il vincitore, come spesso è accaduto nella storia del rap italiano, è risultato essere Marracash: un po’ perché il concept delle tre cover è risultato calzante e innovativo e un po’ perché, come in Persona, l’estetica del nuovo CD non potrebbe raccontare meglio i contenuti e il sound del disco.

Da un lato c’è la copertina “Noi“, in cui sono raffigurate le persone più vicine a Marracash: dai suoi genitori a suo fratello passando per Elodie, Paola Zukar e Marz, una copertina armoniosa, istantanea di un periodo felice ma ricollegabile anche alla cupezza esistenziale della traccia Dubbi.

Dall’altro lato c’è l’istituzionalità della copertina “Loro“, in cui Marra si differenzia e sembra guardingo, attento a chi ha intorno, nonostante sia un momento di gloria: quello del rinnovo di contratto (“Due pali da Island alla firma e non ho battuto ciglio”).

Infine c’è la copertina “Gli Altri“, in cui Marra si distingue, ancora una volta, dalla folla, dalla moltitudine, dall’omologazione. Se tutti guardano nella stessa direzione, lui cerca la prospettiva opposta.

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