“Rinascere come una Crisalide” – La recensione del primo disco di Beba

La recensione di “Crisalide”, il primo disco di Beba, uscito il 22 ottobre 2021 per Universal Music Group.

Nella storia recente del rap italiano c’è stato un momento preciso in cui si è iniziato a parlare con interesse e vivacità di rap al femminile, sulla scia del clamoroso successo statunitense di Invasion of Privacy di Cardi B. Era il 2018 e le protagoniste del dibattito sul female rap, in Italia, erano Priestess, da tempo considerata una promessa, Chadia Rodriguez e Beba, a cui si sarebbe aggiunta pochi mesi dopo Madame.

Chadia e Beba erano al tempo due rapper moderne ma piuttosto diverse: la prima puntava sull’irriverenza, su un immaginario molto forte e sull’autotune tipico della wave-trap (un po’ come Sfera Ebbasta e Capo Plaza) mentre la seconda sulla tecnica, sul suo flow carismatico e a tratti recitato e su punchlines grintose (un po’ come Lazza o Ernia). Lo scontro stilistico era nell’aria e il dissing non ha tardato ad arrivare, mostrando due tigri da microfono pronte ad azzannarsi con rime, cambi di flow e tecnicismi, al punto da entusiasmare il pubblico e far finalmente desiderare i dischi delle female rapper italiane.

In realtà, per ascoltare il primo disco di Beba si è dovuto aspettare ben tre anni dal suo esordio nel mainstream, soprattutto perché la sua carriera ha preso una direzione completamente diversa da quella che si immaginava. Tre anni fa Beba era la rappresentante femminile di Machete, una rapper grezza, cattiva e grintosa, pronta a sparare barre killer a Real Talk e a impreziosire il quarto Machete Mixtape con una strofa vincente (è stata la prima donna a rappare in un Machete Mixtape). In una sola frase, da leggere con le dovute proporzioni, Beba è stata la figura più simile a Cardi B che il rap italiano abbia mai visto.

Oggi, nel 2021, Beba è una rapper completamente diversa: non è più un’artista di casa Machete e probabilmente il sogno di vedere un suo “banger-album”, ovvero un lavoro alla Re Mida di Lazza interpretato da lei, non si avvererà mai. La Beba del 2021 è sensibile, profonda e pronta ad aprirsi completamente all’ascoltatore, cura con passione il concept dei suoi brani, cerca ogni giorno di affinare la sua penna e sceglie di raccontare storie di vita vissuta. È una rapper di contenuto.

Il brano Groupie è considerabile il grande manifesto dello stile “Beba 2018”, un cocktail a base di punchlines e auto-celebrazione.

Il primo disco di Beba, come si accennava in precedenza, è arrivato solo lo scorso weekend, a ben tre anni dal suo debutto nel mainstream, e si intitola Crisalide. È proprio la rapper torinese a spiegare il titolo del progetto, metafora del cambiamento di rotta del suo percorso artistico e, contemporaneamente, della sua maturazione personale:

Crisalide nasce da una consapevolezza che ho maturato nell’ultimo periodo: sento che le persone hanno la necessità di contenuto emotivo. Credo che oggi più che mai un artista debba esprimersi attraverso un’emotività autentica vissuta da vicino, in prima persona, per poter riuscire a entrare in contatto con il suo pubblico. Questo pensiero è alla base del mio cambiamento artistico: sto cercando un’identità che mi permetta di esprimermi in un modo che mi renda pienamente soddisfatta, che mi rappresenti.

Crisalide, infatti, è un disco che rappresenta la “nuova Beba”, minimizzando la sua “parte banger” e favorendo largamente la sua “parte conscious”. È un disco sorprendente ed estremamente rischioso, perché propone una formula musicale a cui il pubblico della rapper non era abituato, ma allo stesso tempo la sensazione è che per Beba fosse necessario un progetto del genere, che rappresentasse una ripartenza o – per usare le parole della title track – una vera e propria rinascita.

Partendo dall’aspetto prettamente musicale, bisogna dire innanzitutto che si tratta di un progetto variegato e pieno di spunti diversi, con pochissime ripetizioni e tanta sperimentazione, mai fine a se stessa. È un album ibrido, con diverse strumentali pop, come Narciso, Meno Male e Comunque Ciao, e tante altre più vicine al mondo urban, come quelle trap di Fya , Monica Bellucci, Chiara e Fili del tram, quella afrotrap di Demodè e quella “alla Drake” dell’intro-title-track Crisalide.

I producer che hanno lavorato al progetto, fra cui spicca la figura di Dade dei Linea77, hanno svolto davvero un ottimo lavoro, cucendo un abito su misura per la nuova Beba, abbastanza elegante da valorizzarne la scrittura ma anche abbastanza vivace da non farle perdere la grinta che ha sempre contraddistinto la sua discografia.

La lente d’ingrandimento, però, non può che essere puntata sulla rapper di Narciso, che dopo anni di singoli era per la prima volta alle prese con un progetto complesso come un album. Le sue risposte sul piano musicale sono state brillanti: Crisalide funziona, è scorrevole e non sembra affatto un disco d’esordio, al punto che l’abisso qualitativo che lo divide dai singoli del 2020 Come le storie, Cringe e Airbnb risulta davvero inspiegabile. Beba ha dato un’impronta estremamente unica a ognuna delle tracce del suo CD, rappando (o cantando, perché spesso si è servita di flow melodici) strofe completamente diverse da brano a brano e dando prova di saper interpretare ritornelli molto convincenti.

Per rendersi conto della crescita musicale di Beba si può prendere a esempio Fili del tram, il pezzo dedicato all’amata città-casa Torino. Nel brano la prima strofa è leggera, approcciata con un flow melodico e rilassante, e si lega a un ritornello altrettanto distensivo, per poi vedere una seconda strofa con una partenza ben più dinamica perché densa di contenuto. Quando la rapper canta:

Ho preso tutto e sono andata a Roma
Pensa che può fare una se s’innamora

ovvero la rima più decisiva e iconica del pezzo, lo fa interpretando i versi con la forza giusta e dimostra così grande padronanza del suo flow. In Ragazza Ladra, invece, Beba mette a segno una strofa stellare “alla vecchia maniera”, con punchlines e cambi di flow come quello del minuto 00:35, un vero e proprio schiaffo all’ascoltatore, e dunque bisogna riconoscerle anche di avere saputo resistere alla tentazione di mettere completamente da parte il lato auto-celebrativo della sua produzione. Per quanto riguarda, invece, i ritornelli, vale la pena sottolineare la forza di quello “a singhiozzi” di Fya, la profonda malinconia di quello da titoli di coda di Stupida, l’intensità di quello di Comunque Ciao, il grido di ribellione di quello di Bambola e la dolcezza di quello di Crisalide cantato con Carl Brave.

Chiaramente, non si parla certo di un disco perfetto, ma di un progetto molto positivo con qualche criticità: i ritornelli di Monica Bellucci e Contro Tutti non brillano nonostante intervallino belle strofe e più in generale, ascoltando brani pop come Narciso e Meno Male si ha la sensazione che Beba sia molto più a suo agio su sonorità urban-rap.

I veri dubbi su Crisalide, però, sorgono quando si pensa al modo in cui è stato strutturato, ma è pienamente comprensibile se si pensa al fatto che si tratta del primo album dell’artista ed è assolutamente un aspetto secondario nella valutazione finale. A livello di tracklist, infatti, il progetto sembra un pochino disordinato: bisogna conoscere la storia personale dell’artista per capire che Fya, Narciso e Comunque Ciao sono dedicate a persone diverse e una maggiore chiarezza avrebbe aiutato l’ascoltatore a godersi il flusso musicale con più consapevolezza. Inoltre, se da un lato la scelta, atipica, di aprire il disco con un featuring con Carl Brave è interessante e ben riuscita, quella di chiuderlo con la doppietta Lesbo Chic-Monica Bellucci è assolutamente inspiegabile e non rende onore a un progetto di grande qualità. Crisalide meritava un’outro di spessore, magari un pezzo che ribadisse il forte legame musicale tra Beba a il rap.

I featuring, infine, hanno avuto un peso specifico davvero molto basso in Crisalide: questo da un lato ha reso Beba protagonista al 100%, permettendole di evidenziare il suo miglioramento, ma dall’altro viene da chiedersi se voci diverse da quelli di Vipra, Myss Keta e di un deludente Willie Peyote avrebbero potuto aggiungere valore al progetto. Per esempio, in un brano ribelle e profondamente “alla Cardi B” come Ragazza Ladra, non era forse il caso di chiamare un’altra rapper, come Priestess, Anna o Madame?

Prima di trarre le conclusioni sull’album, tuttavia, vale la pena di parlare dell’aspetto più importante e più entusiasmante in assoluto: la sua scrittura. Crisalide è, prima di ogni cosa, un disco di contenuti, in cui Beba si è aperta dalla prima all’ultima traccia, raccontando la sua vita, le sue relazioni e le sue ferite più profonde senza mai nascondersi dietro un’immagine forte ma costruita.

Tracce come Crisalide, Fya, Contro Tutti, Meno Male, Narciso e Comunque Ciao sono dimostrazioni di ottima qualità di penna e non le si può neanche definire “canzoni d’amore” perché la loro grande protagonista, di fatto, è sempre Beba, non la relazione raccontata. Per essere più chiari: quando la rapper racconta le violenze che ha subito in Narciso o l’amarezza di fine relazione di Meno Male riesce a mettere in atto degli splendidi storytelling, emotivi e d’impatto, ma allo stesso tempo riesce a far sì che quei brani parlino di lei, del suo carattere e delle emozioni che ha vissuto, tenendola costantemente al centro dell’attenzione.

Nonostante la moltitudine di brani a tema sentimentale, però, Crisalide non risulta mai stucchevole o ripetitivo proprio grazie alla scrittura di Beba, così convincente perché spontanea e libera da costruzioni, ma allo stesso tempo fondata su concept ricercati e mai banali.

Altri brani centrali, infatti, sono:

  • Bambola, dal tono provocatorio e battagliero, una traccia che attacca pesantemente il maschilismo nell’industria musicale con versi taglienti come:

Ma quali quota rosa nel disco (Ma dai)
Se ti chiama per farti cantare tutti questi pezzi sopra il femminismo
Ma scritti da maschi, io non li capisco

A volte leggo qualche minorenne
Che mi scrive nei DM cosa mi farebbe
Guarda che, se dici “troia”, quello non ti cresce (Nah, nah)
Te l’assicuro, ho visto nudi certi rapper

  • Chiara, dedicata a un’amica storica con cui si è verificata una rottura dolorosa, al punto da far cantare a Beba: “Sarai sempre la mia peggior cicatrice”. È probabilmente la traccia scritta meglio del disco insieme alla meravigliosa Comunque Ciao, che insegue l’istantanea di un incontro con un ex innamorato,
  • Fili del tram, che come si anticipava è la traccia in cui la rapper racconta il suo rapporto con la sua città natale Torino fra immagini, profumi, sapori e sensazioni, in modo romantico ed estremamente sincero.

Per riassumere, quindi, non si può che promuovere a pieni voti la maturazione di scrittura di Beba, che ha proposto un disco dal tasso contenutistico ampiamente sopra la media della scena rap italiana, scegliendo con attenzione gli argomenti e i concept dei brani e sviluppandoli con naturalezza e credibilità. Anche da questo punto di vista, Crisalide sembra tutto meno che un disco d’esordio.

In conclusione, infine, si può senz’altro affermare che Crisalide è un ottimo disco d’esordio e che non solo ha evidenziato una nettissima crescita di Beba a livello di sound e scrittura, ma ha anche riportato la sua carriera sui binari giusti dopo qualche passo falso di troppo. Si può dire di più: quest’album è certamente uno dei progetti più brillanti di questo 2021 e trova i suoi limiti soltanto in qualche sbavatura di poco conto e nell’inesperienza della rapper nella gestione della tracklist (la chiusura del disco non funziona, i featuring aggiungono poco valore al progetto e forse manca una vera hit-banger), ma sarebbe davvero assurdo screditare un progetto del genere per difetti perfettamente giustificabili e comprensibili.

Infatti, Crisalide non è soltanto un CD brillante, ma è anche il racconto effettivo di una ripartenza. La Beba del 2018, destinata a diventare la “Cardi B italiana”, non esiste più. Roberta è cresciuta, è maturata, si è evoluta musicalmente ed è rinata come una crisalide. Ora è finalmente pronta a spiegare le ali e a partire (citando un maestro) verso nuovi lidi e, che i numeri le diano ragione o meno, potrà considerare Crisalide un successo, perché si tratta di un disco scritto con il sangue.

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