La scena rap napoletana dopo diversi anni dai Co’ Sang è ritornata al centro dell’interesse degli addetti ai lavori. Questo grazie alle nuove leve partenopee che per molti rappresentano una vera e propria scoperta degli ultimi anni. È il caso dei vari Geolier, Nicola Siciliano, Samurai Jay e chi più ne ha più ne metta.
Ma dalla metà degli anni 2000 fino ad ora c’è sempre stato un’artista rap che è riuscito a portare Napoli in tutta Italia, arrivando fino al palco più rappresentativo del nostro paese come lo è quello dell’Ariston.
Ovviamente parliamo di Clementino, da molti considerato uno dei Re di Napoli.

Articolo realizzato da Mariano Fasulo:
Di certo Clementino non ha bisogno di presentazioni, la sua carriera ultradecennale parla per lui. Iena White ha fatto di tutto in questi anni: dalle battle di freestyle a Sanremo, da brani con flow micidiali a canzoni più scanzonate, dalla saga di brani sulla ganja alle hit estive.
In poche parole, Clemente è uno dei rapper più eclettici della nostra scena.
Il suo ultimo lavoro “Tarantelle” risale al maggio 2019, da lì in poi le uscite di Clementino sono state principalmente featuring andando a rilasciare pochi singoli ufficiali. In attesa di un prossimo lavoro del rapper di Cimitile (che ci auguriamo possa arrivare presto) abbiamo pensato potesse essere l’occasione giusta per analizzare alcuni brani di “Tarantelle” che magari non hanno avuto la giusta attenzione e che speriamo di farvi conoscere se non li avete mai sentiti.
Il primo brano che analizziamo è “Ghandi” e coincide con l’intro del disco. Si tratta di un pezzo con una forte impostazione freestyle, difatti sono assenti ritornelli e abbiamo una sola strofa.
In poco meno di due minuti di canzone possiamo avere un sunto di tutte quelle che sono le caratteristiche di Clementino. Metriche e incastri da paura, giochi di parole, testo mai banale e che dà sempre degli spunti per chi ascolta. Inoltre il rapper napoletano è stato in grado di adottare un numero incredibile di flow e questa è probabilmente una delle sue abilità principali. In questo disco, ma è possibile allargare la cosa a quasi tutta la discografia dell’artista, non è quasi mai utilizzato uno stesso flow. Questo è sicuramente sintomo di grande capacità di innovarsi e di voler differenziare sempre i vari brani in quanto non si avrà mai una sensazione di deja-vu.

Per quanto riguarda il secondo brano “Versi di te” si cambia completamente mood. Clementino qui va a toccare quelle che sono corde molto più delicate. I suoni sono molto più da brano conscious così come lo è il testo. È un tipo di canzone da ascoltare ad occhi chiusi. Le immagini trasmesse da Clemente in questo brano andranno a toccare quello che è il nostro animo. Vedremo apparire come per magia dei ricordi che vorremmo rivivere e costruiremo quello che è il nostro film personale facendoci cullare dalle parole dell’artista. Ed è proprio per questo che abbiamo voluto scegliere questo brano. Già, perché questa è un’altra, l’ennesima, caratteristica del rapper napoletano. Quella di riuscire a fare breccia nelle nostre difese e di lasciarci trasportare da ciò che ascoltiamo.
Clementino non è solo punchline, flow e metriche. È molto di più. Clementino sa raccontare, sa far emozionare. Nella sua musica si sente l’influenza di grandi cantautori napoletani ed è anche per questo motivo che Clementino non può che essere considerato uno dei Re della Napoli rap.
L’ultimo brano che vogliamo proporvi è “Diario di bordo” il cui titolo è molto esplicativo. Il brano segue uno storytelling dello stesso Clementino che scrive come se stesse realizzando un diario personale. La traccia si apre con una frase molto importante “Uscito dalla comunità con il futuro in vista”. È chiaro il riferimento al percorso affrontato da Clementino che è stato in comunità per una dipendenza da droga, ma ancora più chiara la sua voglia di guardare al futuro e di riprendere la sua vita da dove l’aveva lasciata. Da qui parte il racconto di quelle che sono le esperienze vissute da Clementino da lì in poi. Dalle interviste, i concerti, i viaggi e la tournée estiva all’avvio di progetti come la Tritolo squad e il marchio di streetwear Mantra. Emozionante la frase “‘Na tazzulella ‘e café per il tributo a Pino” a ricordare il tributo fatto dal rapper napoletano ad un grande della musica mondiale come Pino Daniele, con cui Clemente era legato profondamente. Questo è anche il brano conclusivo del disco, il quale si chiude con quello che probabilmente è il racconto del periodo che ha visto la realizzazione di “Tarantelle”. L’ultima frase del brano che citiamo testualmente è “E nel mio caro diario ci lascio la mia impronta”. E noi possiamo dire che oltre a lasciare l’impronta sul diario, Clementino ha sicuramente lasciato un’impronta indelebile su quello che è il rap del nostro paese.

Questi erano i tre brani di “Tarantelle” che vi abbiamo consigliato. Qual è il vostro parere a riguardo? Quali altri brani avreste inserito all’interno dell’articolo? Fatecelo sapere con un commento qui sotto!