L’interruzione del sodalizio artistico fra Dani Faiv e Machete, ormai storico ma soprattutto intensissimo, ci ha fatto versare più di una lacrima. È stata una rottura decisa insieme dalle parti ed evidentemente pacifica, ma è stata comunque incredibilmente dolorosa: Machete si è sempre proposta, a livello di comunicazione, come una famiglia, piuttosto che come un’etichetta o un team di lavoro (tant’è che il comunicato sull’uscita di Dani Faiv è stato firmato dal “crew” e non dallo “staff”).
Il percorso di Dani Faiv con Machete, comunque, è stato nel complesso convincente. Spesso non è stato caratterizzato da una direzione precisa, ma ha assolutamente trovato un senso generale chiaro: bisognava far crescere lo spezzino il più possibile. Oggi, infatti, Dani Faiv non può che essere considerato un rapper pronto e quadrato, che ha limato e corretto i suoi difetti stilistici, ha imparato a esaltare le sue brillanti doti tecniche e ha maturato un’esperienza invidiabile. La sua crescita artistica è stata evidente, in particolare, nel suo ultimo doppio-progetto, Scusate EP + Scusate se esistiamo, ma soprattutto nel quarto Machete Mixtape, vissuto da straordinario protagonista.
Quando, però, in quel decisivo 9 marzo 2021, Machete ha annunciato l‘uscita di scena di Dani Faiv, non abbiamo soltanto versato delle lacrime, ma ci siamo anche posti una domanda preoccupata: Dani Faiv sarà in grado di ricostruire una carriera senza Machete? Riuscirà a confermarsi artista di prima fascia o subirà il peso di una separazione così complessa da gestire?
Venerdì scorso, il 2 luglio, è uscito il suo primo singolo da ex-Machete, Anno Zero e di conseguenza abbiamo le prime risposte alla domanda. Sono delle risposte entusiasmanti: la sua ripartenza è stata semplicemente perfetta.
Non è un’esagerazione affermare che Anno Zero entra da subito nella hall of fame della carriera di Dani Faiv, fra la lirica amara e ricercata di Super e Polvere e detriti, la freschezza delle hit Yoshi e Kyte sul tempo e la sperimentazione folle e divertentissima di Gameboy Color e X 1 Mex.
Il punto di partenza dell’analisi di Anno Zero, però, non è nessuno di questi brani, ma un freestyle che – quando si dice che il caso non esiste – lo ha proiettato per la prima volta nella Serie A del rap italiano, Zanzare Freestyle. Dani Faiv lo dice da subito nel nuovo singolo, probabile intro di un progetto più corposo:
Nessuno parla, tipo imbavagliato
Prendo la pala, scavo nel passato
Dani Faiv ha scavato nel passato e ha ritrovato un approccio alla musica completamente libero da ragionamenti di marketing, di posizionamento e di streaming, per cui non è importante cosa bisogna o conviene fare, ma soltanto cosa si ha voglia di fare. Proprio per questo il suo singolo della ripartenza ha un beat estremamente vicino a quello Zanzare Freestyle, un esercizio di stile divertente e fantasioso, in cui Strage aveva dato il meglio di sé.
A di là di una somiglianza strumentale, comunque, Anno Zero e Zanzare Freestyle hanno poco in comune: Zanzare era colorato (non ancora “arcobalenoso” come sarebbero stati i pezzi di Fruit Joint), mentre Anno Zero è oscuro, funereo, claustrofobico, ma soprattutto è un pezzo di scrittura rabbiosa e furbonda.
Anno Zero è, come detto, sinonimo di ripartenza – anche solo a livello simbolico: lo dimostra il suo titolo – ma è allo stesso tempo dimostrazione di continuità con il passato: è un pezzo in cui Dani ha messo a frutto il lungo percorso con Machete e ha evidenziato le sue qualità più luminose.
Da un lato, infatti, la sua capacità al microfono ha pochi eguali tra i colleghi, la sua voce si stampa sul beat con una personalità e un carisma da numero uno e vi si districa con cambi di flow puliti, scorrevoli e innovativi. Bisogna dargliene credito: Dani Faiv è stato un innovatore e il suo modo di rappare è assolutamente unico, con le sue metriche spezzate e ricche di pause, i suoi incastri ricercati e cervellotici e la sua capacità di sfruttare in modo creativo in suo splendido timbro, disegnando melodie e giochi di voce sempre originali.
Dall’altro, poi, ciò che davvero colpisce di Anno Zero è la brillantezza della scrittura: il testo di Dani è uno sfogo, ma è gestito con intelligenza, lucidità e pathos avvincente. Anno Zero non sembra un flusso di coscienza, anche se probabilmente è stato scritto con questo tipo di approccio, ma ha al contrario una dimensione molto più ordinata, chiara ed esaustiva rispetto ai classici brani di sfogo del rap italiano.
Per esempio, subito dopo le barre che si citavano in precedenza, la fine della quartina è uno statement:
Un anno degno della trama di un B-movie
Sì, così pieno di merda che bastavan due minuti, ah
Dani Faiv ci tiene a mettere subito in chiaro che il pezzo riguarderà il 2020 e non lo racconterà, ma lo aggredirà, lo insulterà e lo demolirà. Seconda informazione, evidente dalla rima sul B-movie, stavolta non dichiarata ma chiara all’ascoltatore più attento: Dani è diventato bravissimo nell’usare la punchline per argomentare, dandole un senso preciso nel testo invece di sfruttarla in modo fine a se stesso.
È tramite le punchlines, infatti, che Dani Faiv commenta il suo recente passato artistico:
Sono uscito prima per non fare danni
Come dalle gambe sue o come l’UK dall’UE (Mhm)
Sembrava di andar forte tipo a razzo su una Buell (Eh)
Ma siamo rimasti fermi come il cargo a Suez
e qui è difficile capire se stia parlando dell’uscita del suo Scusate se esistiamo, pubblicato in un anno infausto e, nello specifico, in un periodo di crisi nera per l’industria musicale, oppure dalla sua uscita dalla Machete. In ogni caso, il racconto è quello di un Dani Faiv frustrato, che si aspettava determinati risultati per la sua musica, spesso sottovalutata, e ha dovuto invece affrontare un periodo di ristagno.
Dopo questi versi, la sua invettiva cambia direzione, materializzandosi come una serie velenosa di stoccate allo Stato:
Dal primo caso a casa chiusi, caso chiuso
Vivi e paghi, troppi abusi, pochi aiuti
Sì, lo Stato è un bravo mago (Seh), perché illude
Fa sparire sotto al naso ciò che annusi
e addirittura a un destino cinico e spietato, perché “perdiamo sempre i grandi” come i due sportivi omaggiati nel pezzo, Kobe Bryant e Diego Armando Maradona.
La seconda strofa di Anno Zero, inoltre, è ancora più esplicita: Dani Faiv inizia con una citazione al suo primo disco The Waiter :
Sorrisi di plastica, stanno stappando un Moët (Oh)
sottolinea il ritorno di un certo tipo di ideali pericolosi:
Torna anche la svastica insieme alle altre mode (Ah?)
e riprende il suo grido d’odio nei confronti del 2020, fra mascherine, episodi difficili da commentare come quello di George Floyd, se non con un turbato e soprattutto estremamente rispettoso “mi distrugge”:
Mi distrugge il video di Floyd, non respiro
Qua mi sembra davvero di stare in Black Mirror
Da questi versi si capisce la vera intenzione di Dani Faiv: non vuole stupire l’ascoltatore né colpirlo né tantomeno sbattergli in faccia la realtà. Anno Zero è un’esplosione, una liberazione, un momento di sfogo estremamente sincero e sentito, una di quelle canzoni difficili da pubblicare e da condividere con altre persone. Proprio per questo riesce a scuoterci in maniera così intima e vera.
Volendo trarre una breve conclusione su Anno Zero, chiaramente parziale perché i percorsi si valutano sul lungo periodo, non certo sulle singole canzoni, va detto che si tratta di un singolo che mette in mostra un Dani Faiv in forma smagliante e diverso rispetto al passato. Probabilmente, dopo l’uscita di Machete, avendo ridotto il numero di persone del suo team musicale, ha dovuto cambiare approccio, affidandosi unicamente al suo istinto. Anno Zero è una prima dimostrazione che il suo istinto – oltre che il nuovo approccio alla musica – funziona. Non solo: funziona in maniera entusiasmante!
Dunque Dani Faiv sarà in grado di ricostruire una carriera senza Machete? È ancora troppo presto per rispondere a questo complesso interrogativo, bisognerà aspettare – come detto – almeno un progetto più corposo. Intanto, però, lo spezzino ha iniziato il nuovo percorso con uno dei brani migliori della sua discografia, forse addirittura da Top 3 a livello lirico-testuale.
La sua è stata, in pratica, una ripartenza semplicemente perfetta.