Giaime in conferenza stampa: “Figlio Maschio, il mio nuovo punto di partenza”

Alla vigilia della pubblicazione del suo nuovo disco “Figlio Maschio”, per Sony, Giaime ha risposto alle domande dei giornalisti in conferenza stampa. Queste le sue dichiarazioni:

LE PAROLE DI GIAIME

Figlio Maschio sono semplicemente io. Sono l’unico figlio maschio dei miei genitori, è molto più semplice di come possa sembrare. Ovviamente questo non vuole essere in alcun modo esclusivo del genere femminile. È un nome d’impatto e mi rappresenta. Se fossi stato femmina, lo avrei chiamato “Figlia Femmina”.

Nel disco sono presenti 14 tracce, nonostante il mio fan medio sia abituato a usufruire di una sola canzone per volta da tre anni. Dargli quattordici pezzi per me è un cambiamento e una svolta; sono sicuro che in questo modo accontenterò più persone e ognuno troverà un singolo che preferisce. Non ho preso questa scelta in funzione del pubblico, ma in funzione di quello che desideravo artisticamente, ma se le due cose coincidono, beh, tanto di guadagnato.

Le ispirazioni e le influenze che ho subito nella stesura del disco provengono tutte quante dai continenti oltre l’oceano. In particolare, faccio riferimento al genere urban latino e al “buon vecchio” rap americano. Faccio i tre nomi più importanti: Bad Bunny, Drake e Post Malone. Mi hanno ispirato nella scrittura e nei contenuti, ma soprattutto nelle atmosfere dei beat.

Le collaborazioni sono cinque. C’è Nashley, rapper di Vicenza con cui ho già collaborato in passato e con cui ho certificato un disco d’oro… Squadra vincente non si cambia! Ci sono due leggende del rap italiano, in tracce diverse, Guè Pequeno, in Lacrima prodotta da Big Joe, e Jake La Furia. Ho chiamato anche due ragazze: Rose Villain, che ha preso parte a Soli, e Chadia Rodriguez. Volevo due voci femminili perché in Italia si presta troppa poca attenzione alle rapper donne. Credo che musicalmente potessero fare la differenza e stimolarmi artisticamente a delle soluzioni nuove, perché non avevo mai collaborato con delle ragazze.

Un album dopo tanto tempo è una necessità per me. Ormai la domanda più quotata di chi mi segue era: “A quando l’album?” – ride – È stata una splendida soddisfazione chiudere questo disco e sarà ancora più soddisfacente quando vedrà la luce.

Il periodo di Covid e di lockdown non ha inciso negativamente sulla scrittura del disco. Ho iniziato a lavorarci ad Agosto 2020. Ovviamente l’album sarebbe stato diverso, in assenza di pandemia, ma questa non ha influito sulla gestione del disco e dei suoi argomenti.

Il messaggio che vorrei mandare è che questo disco è rivolto alla mia fanbase, solida da ormai diversi anni. In ogni caso, ciò che mi auguro è che questo progetto possa ampliare il nostro range, arrivando a persone che non mi conoscono e che magari non sono nemmeno appassionati di rap italiano. Mi interessa arrivare a chi finora non ha avuto modo di scoprire la mia musica.

Ho scelto le collaborazioni in base alle sonorità dei pezzi. Non ci sono feat. di mera convenienza o ospiti scelti per fare numeri. Nella mia carriera diversi artisti di caratura mi hanno aiutato e gliene sono molto grato, proprio come sono grato agli ospiti di Figlio Maschio. In ogni caso, le collaborazioni di questo disco sono state scelte unicamente per ragioni musicali, sperando che rispondessero di sì – ride –

Le tematiche principali sono coerenti con la mia vita da ventiseienne. Parlo molto di raggiungimento dei sogni, di sistemazione economica, di denaro e di comfort. Non sono uno di quei rapper che tende a ostentare i beni materiali, nelle sue canzoni, ma non ne sono certamente estraneo. Anche io mi tolgo i miei sfizi. L’amore e le relazioni, poi, sono altri argomenti molto presenti nel disco; non parlo solo di relazioni sentimentali, ma anche di amicizia o familiari. Figlio Maschio, come lascia intuire il titolo, parla di me, della mia crescita, delle mie esperienze, della scena di cui faccio parte, del mio passato e del mio presente.

Il botta e risposta con i giornalisti:

D: Hai parlato di diverse influenze e atmosfere. Quali tracce sono state più facili da elaborare e quali invece ti hanno messo più alla prova?

Giaime: Mamma (scusa se) è la prima traccia che mi viene in mente. È un pezzo che strizza l’occhio al genere dei Blink e dei Sum41 ed è completamente diverso da ciò che propongo di solito, ma soprattutto da ciò che avrei mai pensato di pubblicare nella mia carriera. Comunque, Mamma mi ha messo alla prova ma la sua realizzazione è stata così divertente e così musicale che è stato quasi più facile scrivere su una strumentale di questo tipo… Per quanto riguarda le difficoltà, non ne ho incontrate molte, ma non ci siamo mai fermati: tutte le tracce sono state vissute, anche per mesi, magari con prima strofa e seconda scritti in periodi diversi. Per esempio, ho iniziato a lavorare a Wonderful ad Aprile 2020, per poi chiuderlo a Gennaio 2021.

D: Rispetto ai tuoi singoli degli ultimi anni e a Mula, Figlio Maschio rappresenta un punto d’arrivo o di partenza?

Giaime: Sicuramente un punto di partenza. Per la mia carriera pubblicare un disco rappresenta una svolta. Sono “in giro” da un bel po’, ma questo è il mio primo album con una produzione ufficiale e una major alle spalle. Sono certo che, a prescindere da come andrà, Figlio Maschio svolterà il mio metodo di lavoro, i miei piani e le mie intenzione. D’ora in poi forse il mio percorso sarà più lineare di quello che mi ha contraddistinto negli ultimi anni.

D: Come mai non sono presenti tracce già edite nel disco?

Giaime: Dopo tutti i singoli che ho pubblicato in passato, inserire nel mio primo album qualcosa di già edito sarebbe stata un’azione da persona pigra. Volevo invece dare una visione più recente di me come artista, sia come testi sia come sonorità, e dare al pubblico un progetto fresco, inedito e nuovo.

D: Hai detto di avere iniziato a lavorare al CD ad Agosto del 2020. Ricordi un episodio in particolare che ti ha portato a questa scelta?

Giaime: È stato il mio percorso a portarmi a questa decisione: mi sentivo pronto e ne avevo voglia. Finalmente ho potuto mettere le tracce al servizio di un progetto più consistente.

D: In un tuo pezzo del passato hai scritto: “Non farò un disco su quanto amo una donna / Ma un disco che amo”. Quanto ami questo disco e quanto lo senti tuo?

Giaime: Ho scritto quella frase nel 2015 e devo ammettere che avevo ragione: amo il disco che ho fatto. Il fatto che stia uscendo significa che era il disco giusto.

D: Per la prima volta nella tua carriera hai collaborato con delle cantanti donne e più in generale nel CD parli tantissimo di ragazze. Quanto è importante la donna in Figlio Maschio?

Giaime: Io sono cresciuto con le donne e sono stato cresciuto dalle donne: mamma, nonna e zia. La presenza di una figura femminile è sempre stata naturale e scontata nella mia vita. Non sono un “mammone” nel senso classico del termine, però sono un romanticone, questo sì. Mi piace parlare delle mie esperienze sentimentali, sia di quelle più frivole sia di quelle più serie, e tirare in mezzo le ragazze nei miei brani. Dico di più: mi piacerebbe tanto che le canzoni di Figlio Maschio fossero anche ballate dalle ragazze.

D: Hai chiamato Big Joe in un progetto rap, ma non squisitamente rap. Qual è il motivo di questa scelta?

Giaime: Siamo due artisti hip hop ed è stato naturale incontrarci! Già da diverso tempo intendevo collaborare con Joe, anche perché provo un grandissimo rispetto nei suoi confronti. Durante l’adolescenza desideravo poter rappare su una sua strumentale. Devo ringraziare Ensi, che sapeva quanto in quel momento mi servisse un beat di un certo tipo e mi ha messo in contatto con Big Joe. In due giorni Joe mi ha mandato questa produzione clamorosa, dal sapore ’90, e a mio parere Guè Pequeno era il rapper probabilmente più adatto a un pezzo del genere. Senza farlo apposta, questo pezzo arriva dopo Fastlife 4, un progetto tutto rap, e sembra ci sia un filo conduttore che colleghi i due percorsi nella maniera giusta.

D: A proposito di Fastlife, ti senti un rapper “di strada”? Credi di avere la street credibility?

Giaime: Io sono cresciuto in piazza, non in strada. Non sono un criminale e la mia famiglia non è di strada. È chiaro che a Milano, in qualsiasi quartiere tu viva, non puoi che fare tua l’abitudine del “fare piazza” e incontrare persone su persone. La piazza è come un grande mercato: mi piace il concetto greco di agorà, ma è vero anche che non vi si incontrano certo molti laureati. Penso di avere la rap credibility, ma sulla street credibility non mi esprimo: lo diranno i ragazzi che sono veramente di strada. Non credo che in Italia siamo così pieni di street credibility man…

D: Tornando sulle donne, prima hai parlato di quanto la rapper donna non sia ancora mainstream. Più in generale, è un dato a fare impressione: prima di Madame, l’ultima volta che una ragazza era stata prima in FIMI si era verificata nel 2019. La musica italiana è esclusiva nei confronti delle donne?

Giaime: Credo che si debba considerare innanzitutto un fattore statistico: esistono più cantanti uomini che donne nella scena italiana. Inoltre, passando al rap, è un’evidenza che questo genere in Italia abbia da sempre appassionato più i ragazzi che le ragazze. Quando andavo a scuola, ricordo che le mie compagne non ascoltavano rap, al di là di qualche artista particolarmente attento alle melodie e ai ritornelli, come per esempio Entics. Oggi, però, la situazione è diversa: il rap è entrato finalmente nella nostra cultura e passa dai club e dalle discoteche proprio come ai tempi ci passavano techno, house e commerciale. Oggi le ragazze conoscono il rap e dunque lo fanno: non è altro, secondo me, che una questione di tempo. Già il rap non fa parte della nostra cultura ed è un genere che spesso tratta argomenti molto maschili… Io in realtà mi auguro che arrivi in Italia una superstar femminile del rap italiano sul modello di Cardi B, di Nicky Minaj e di Megan The Stallion, anche per atteggiamento e cose da dire. In Italia si tende tutti a voler censurare o comunque limitare il linguaggio delle ragazze, mentre la ricchezza artistica, secondo me, proviene dall’essere liberi di esprimersi, come lo sono le artiste americane o quelle del Sudamerica. Finché le persone si scandalizzeranno per il linguaggio, a mio parere, non ci sarà spazio a un rap femminile di qualità.

D: Quando hai compreso davvero che la musica per te sarebbe potuta diventare il tuo lavoro? Che consigli daresti a un emergente del 2021?

Giaime: Non c’è un episodio specifico da menzionare… È stata semplicemente la mia volontà a portarmi qui, step by step. Oggi per fortuna riesco a essere indipendente e a mantenermi grazie alla musica. Quando ti metti in testa una cosa, a mio parere, se hai le carte in regola ce la fai. I consigli che posso dare a un ragazzo che vuole fare musica è di applicarsi, creare le situazioni per fare pratica, trovarsi un amico o un’amica con cui condividere la passione e investire i propri soldi perché, purtroppo, tutti noi all’inizio abbiamo dovuto spendere in videoclip e registrazioni.

D: Nel corso della tua carriera, hai sempre attribuito valore e importanza all’immaginario visivo, alla teatralità e ai videoclip. Questa cover, invece, è molto semplice ed essenziale: da cosa deriva questa scelta? Che tipo di video dobbiamo aspettarci dal futuro?

Giaime: La risposta è purtroppo un po’ triste, perché ci siamo sempre impegnati tanto nei video, spendendo tanti soldi. Purtroppo, io e il mio team ci siamo accorti che il gioco non vale la candela e spesso i miei videoclip non vengono riconosciuti; di conseguenza stavolta abbiamo preferito investire in modo diverso, per esempio, andando in uno studio con delle tecnologie migliori per registrare meglio le canzoni. Ho fatto tanti video ben recitati e registrati in addirittura due o tre giorni, ma notando il poco riscontro del pubblico abbiamo lavorato differentemente a Figlio Maschio. Quando ci sarà l’attenzione giusta, mediaticamente parlando, tornerò volentieri a realizzare videoclip come quelli del passato. I prossimi video, invece, saranno più semplici, sulla linea della copertina del disco.

D: Qualche fan si è interrogato sull’assenza di Lazza in Figlio Maschio. Come mai non è presente?

Giaime: Lazza ha fatto molto per me e nell’Intro di Figlio Maschio lo dico in modo esplicito, citandolo e ringraziandolo. Siamo fratelli, cresciuti insieme. Lazza stesso, in realtà, ha chiarito nel post della tracklist che ci rifaremo presto. Abbiamo pensato di comune accordo, parlando fra noi, che, avendo già fatto un disco d’oro e un disco di platino insieme, non c’era fretta di fare un’altra hit. È il momento che io mi prenda la certificazione da solo.

D: Alcune tracce sono leggere, mentre altre sono molto intime. Qual era l’intenzione di partenza?

Giaime: Volevo fare un disco leggero, ma poi mi sono accorto che a livello di testi è piuttosto profondo. Comunque, a livello di sonorità, ho cercato di rendere leggeri anche argomenti conscious e introspettivi, ma credo che molto dipenderà dalla percezione dell’ascoltatore. Per quanto mi riguarda credo che ci siano più tracce leggere che pesanti, in Figlio Maschio.

D: Come hai interpretato la possibilità di essere ascoltato su strumentali di producer molto diversi? Credi che si tratti di un vantaggio assicurato oppure di una scommessa?

Giaime: Beh, è più una scommessa perché sono uscito dalla mia zona di comfort! Anche questa è stata però un’esigenza: avevo bisogno di mettermi alla prova su produzioni nuove e con producer diversi. Andry The Hitmaker è sempre il mio faro nella notte, ma ogni tanto c’è bisogno anche di una virata, perché un cambiamento del genere mi ha stimolato e, in più, ha stimolato anche Andry stesso, facendolo collaborare con altri beatmaker. Quando la musica si fa insieme, solitamente il risultato è migliore.

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