La notizia è arrivata martedì pomeriggio attraverso un post del profilo Instagram di Machete e ha lasciato il pubblico piuttosto spiazzato e amareggiato.
Poco importa che le ragioni dell’allontanamento siano sconosciute, che il rapper non abbia speso neanche una parola per commentare l’accaduto e persino che i dischi da lui pubblicati per Machete siano tre e non cinque (e gli anni quattro e non tre). L’uscita di Dani Faiv da Machete è una notizia già fin troppo pesante da sopportare per un appassionato di rap italiano: è un po’ come, per un tifoso, vedere la cessione di uno dei calciatori più importanti e rappresentativi della propria squadra.
In più, Machete si è sempre proposta, a livello di comunicazione, come una famiglia, piuttosto che come un’etichetta o un team di lavoro (tant’è che il comunicato sull’uscita di Dani è firmato “il crew” e non “lo staff”); dunque la decisione di uscirne si macchia inevitabilmente di una connotazione diversa, più triste e più difficile da comprendere. Perché lo spezzino avrebbe avuto desiderio di allontanarsi da una famiglia che non gli ha mai fatto mancare niente e perché questa non ha fatto tutto ciò che poteva per tenersi stretta uno dei suoi migliori interpreti?
Sebbene non sia il primo rapper a uscire da Machete, ma segua artisti come En?gma, Axos e Beba, si tratta comunque di una decisione dolorosa da metabolizzare, per il pubblico, soprattutto per il fatto che Dani Faiv è stato il primo a vedere, sotto l’etichetta, il completamento di un percorso. È stato scoperto da Machete, è stato accolto da Machete e con Machete è diventato, step by step, una delle stella più luminose della volta celeste del rap italiano. Il crew ha dato tanto a Dani ma Dani ha ovviamente dato tantissimo al crew, mettendogli al servizio le sue squisite doti tecniche e garantendo qualità e quantità all’ultimo Machete Mixtape, di cui era forse il grande protagonista insieme a Salmo.
È dunque difficile, anzi, difficilissimo accettare che l’autore di Machete Mob e Machete Boss, che cantava: “Machete la gang!” sui palchi di tutta Italia, ora non faccia più parte del collettivo, ma il suo percorso va comunque premiato ed esaltato. Merita sicuramente un racconto diverso, più romantico e più poetico di un comunicato di tre righe e di un “in bocca al lupo” e – perché no! – anche un bilancio del suo operato con l’etichetta!
Per questo motivo, dunque, nelle prossime righe si cercherà di raccontare, in modo approfondito e accurato, il cammino di Dani Faiv con Machete da Zanzare Freestyle a Scusate se estistiamo e, volendo essere più poetici, la sua ascesa da umile Waiter a Pezzo grosso.
2016-2017: Primo Atto
PROGETTI DI RIFERIMENTO: THE WAITER
Stato di forma: 7,5/10
IL PERIODO:
La presentazione ufficiale di Dani Faiv al rap italiano avviene nel corso di un Real Talk di fine 2016, precisamente nel settimo episodio della prima stagione del programma, dedicato a Jack The Smoker. Smeezy è venuto nello studio di Bosca e Kuma per sparare le sue solite punchlines da capogiro e per proporre incastri metrici di livello altissimo, ma non solo. Ha portato questo ragazzo “direttamente da La Spezia, ormai trapiantato nella provincia di Milano, my man Dani Faiv! Facciamogli sputare tantissime barre!”.
L’ascoltatore del tempo, chiaramente, è sorpreso e pensa fra sé: “Io ho aperto il video per la classe di Smeezy e invece mi tocca ascoltare anche questo rapper semi-sconosciuto”, ma sta per saltare dalla sedia: questo rapper semi-sconosciuto è un talento purissimo.
Dani entra in scena con un look bizzarro: T-Shirt bianca, occhiali da sole neri (all’interno dello studio), barba folta e capelli lunghi e spettinati. Parla poco, si presenta e afferma sinceramente: “È un onore”, ma quando apre la bocca per rappare si trasforma in un AK-47 e rende orgoglioso Jack con due strofe stellari.
Sono fin da subito evidenti gli attributi chiave del suo bagaglio tecnico, che caratterizzeranno anche i suoi primi freestyle, come Zanzare Freestyle e Latte Freestyle:
- Un timbro di voce completamente unico, caldo e un po’ rauco, in grado di colpire sin dal primo ascolto;
- Un flow fluido, fresco ed eclettico, caratterizzato anche dalla volontà di “recitare i versi”, in modo da rendere le punchlines più spassose o più brutali a seconda dei casi;
- Appunto, una ricerca divertita della rima più matta e contorta che ci sia (come “Sei finto come la dieta di un’obesa / Sei spinto come il carrello della spesa”), attributo evidentemente ereditato da Jack The Smoker, che infatti sorride e annuisce orgoglioso;
- Una chiara propensione, quasi feticista, all’incastro metrico e alla chiusura di quante più rime possibili.
In particolare, una divertente coincidenza è che una delle barre più tecniche della sua performance è:
Lei mi ha trovato strano, ma m’ha ac-cet-ta-to
Poi mi ha fatto un taglio al cuore, fra’, l’ha m-ach-e-ta–to
che è allo stesso tempo il primo verso in cui utilizza la parola “machete“.
Da quell’esibizione in poi, Dani Faiv non è più un semi-sconosciuto, ma un emergente “bomba a orologeria“, destinato a esplodere di lì a momenti. In più, lo spezzino raddoppia la posta in palio con Zanzare Freestyle, un freestyle stellare in un periodo di freestyle stellari, come Panama Papers Freestyle di Vegas Jones e Bisturi Freestyle di Lazza, pubblicati solo qualche mese prima.
Dani, in Zanzare, presenta al pubblico Strage, uno dei suoi due producer di riferimento (l’altro è Kanesh), che gli regala un beat da fenomeno. La risposta, in termini di barre, di flow e di metriche, è altrettanto da fenomeno. Nel freestyle, il rapper non canta, ma si improvvisa funambolo e giocoliere, stupendo continuamente l’ascoltatore, rimbalzando sul kick, accelerando e decelerando in continuazione, cambiando continuamente ritmo e intensità con naturalezza e maturità. Musicalmente, si parla già di una stella.
Il verso:
Sono waiter, freddo le felpe
inoltre, anticipa il titolo di quello che sarà il suo primo progetto ufficiale, The Waiter. Uscirà il 19 maggio 2017 e sarà il primo dei tre dischi pubblicati per Machete.
Un po’ come, nel Milan della stagione 2020-2021, una leggenda come Zlatan Ibrahimovic ha aiutato a crescere un ragazzino alle prime armi come Leão, Jack The Smoker non perde d’occhio Dani neanche per un secondo, e ne dirige artisticamente il primo album, accompagnandolo in due brani e anche nelle interviste.
Racconta a Rapologia, a distanza di tre anni, che:
Fare The Waiter è stato fighissimo perché in Dani ci rivedo cose mie, un modo di incastrare che è anche mio ma rivisitato in chiave 2.0, e come lui ha preso da me io penso di aver preso nuova linfa da lui che in quegli anni era davvero un emergente.
e a RapBurger del loro primo incontro, condendolo con una descrizione al miele delle qualità migliori del suo pupillo. In sintesi, la musica di Dani Faiv giunge a Smeezy grazie a Strage, che presenta allo spezzino alcuni rapper della scena milanese. Lanz Khan accompagna i due al Caveau Studio e Dani porta una copia del suo mixtape Teoria del Contrario, Jack lo ascolta, se ne innamora e da lì nasce la loro collaborazione. Dichiara:
(Ciò che mi ha stupito di Dani Faiv è) la capacità di colpire, che in un ragazzo che non è ancora emerso è una caratteristica rara. Statisticamente quando uno è bravo viene fuori subito. Lui ha un timbro vocale e un carisma al microfono che lo rendono sicuramente unico. Fa quel gioco che manca a tanti rapper attuali, che magari sono giovani e bravi, ma non balzano all’orecchio per qualcosa di unico e peculiare secondo me. È raro che senta di qualcuno che faccia il suo percorso in maniera originale e con un carisma proprio. In lui vedo un carisma già forte, già dai primi pezzi in lui vedo una crescita costante.
Volendo trarre delle conclusioni, The Waiter è un buon primo album, convincente, solido e compatto, con un livello mediamente alto ma anche privo di momenti davvero entusiasmanti (al di là delle titaniche strofe di Jack The Smoker), da mani nei capelli o da pelle d’oca. È comunque un progetto gagliardo, per essere quello d’esordio, che dimostra ottima tecnica, modernità, una scrittura acerba ma con spunti interessanti e chiara visione di ciò che Dani vuole essere.
Per lui, The Waiter è l’abbandono di un lavoro, quello del cameriere, in favore di un altro, quello, più piacevole, del rapper; è la rivincita, raccontata nel video di Sorridi di plastica, in cui si spoglia della camicia e del papillon (richiesti dal ristorante) in favore di un abbigliamento decisamente più street. Per il pubblico, è la rivalutazione di Machete, ferocemente contestata nel 2016 per l’uscita di scena di En?gma, ma che nel 2017, con Dani, Lazza e Axos, sembra stare componendo il vivaio più promettente dell’intera scena italiana.
Dani, dopo The Waiter, non può più nascondersi: non è più un emergente, ma un artista in cerca di conferme, non ancora da Serie A, ma destinato a diventare colonna portante della Machete del futuro.
2017-2018: Secondo Atto
PROGETTI DI RIFERIMENTO: FRUIT JOINT, FRUIT JOINT + GUSTO
Stato di forma: 5+/10
IL PERIODO:
Nel periodo relativo a The Waiter, Dani Faiv era circondato da un immaginario scuro e serio, molto presente nella musica, ma anche nella parte visiva della sua vita artistica. Alcune sue rime, come:
Dio è stato generoso, ma con gli insetti
L’ego sottoterra, ingrassano i vermi
raccontano disagio e frustrazione e ne accomunano lo stile all’oscurità di Axos e alla violenza di Nitro, piuttosto che all’auto-celebrazione di Lazza. Le sue rime sono scure, ma lo è anche copertina di The Waiter, nella quale è rappresentato in bianco e nero, e i suoi video musicali. In Sorridi di plastica, Dani è l’unico che non accenna neanche un sorriso e, in 4MST, l’atmosfera è tetra e claustrofobica.
Tuttavia, è già presente anche un’altra faccia del rapper spezzino, ironica, grottesca e colorata, che viene fuori in poche rare occasioni, come in Dalai Lama, aperta dal paradossale attacco:
Fra’ mi scopo il latte, mi faccio le ossa
Il videoclip del brano è un ciclone di assurdità e nosense, fra Dani Faiv incastrato in un carrello della spesa, maglie del Barcellona, pistole ad acqua e Jack The Smoker che entra in scena con un completo pieno di smile.

Evidentemente, un po’ per il feedback del pubblico (Dalai Lama era stata molto apprezzata), un po’ per la situazione di vita che stava vivendo, non più triste e incerta, ma speranzosa e divertente, Dani Faiv sposa i colori, le risate e la spensieratezza di Dalai Lama. Il 9 novembre 2017 esce Gameboy Color, il brano chiave del suo nuovo periodo artistico.
Produce tha Supreme, un ragazzo di sedici anni, romano, di cui si parla molto bene nell’ambiente, appena entrato in Machete. Passerà un anno e lo stesso ragazzo diventerà la next big thing del rap italiano. Ne passeranno altri due e sarà l’artista musicale più ascoltato del 2020 su Spofity, a dimostrazione della straordinaria qualità del talent scouting del Machete crew.
Gameboy Color è una strumentale ispirata ai videogiochi arcade, lenta, rilassantissima e caratterizzata da suoni 8-bit. Dani Faiv, sostenuto dall’unicità del suo timbro e dalla versatilità del suo flow, la cavalca in modo sublime, dando vita a una canzone tanto diversa da tutto ciò che aveva fatto in precedenza quanto riuscita. L’ispirazione è arrivata, chiaramente, dall’America, dall’happy trap di Lil Yachty, ma in Gameboy Color c’è tanta originalità e ci sono tante novità da sottolineare.
L’immaginario scuro e serio viene spazzato via e sostituito; d’ora in poi sarà colorato e allegro e connotato dalle seguenti caratteristiche:
- Per prima cosa, niente più rime di disagio e di veleno, ma punchlines spassose e volontariamente grottesche come:
Tu vuoi peace and love
Lei solo il pisellone
- Successivamente, la scelta ricade sull’immaginario: niente più bianco e nero, ma colori a volontà. Dani si presenta al pubblico con delle treccine arcobaleno, outfit variopinti e un’espressione sorniona e sempre sorridente.
- Infine, niente più video seri e riflessivi, ma quanto più assurdi possibile. In Gameboy Color sono presenti, in ordine:
- Dani Faiv circondato da palloncini colorati,
- Dani Faiv immerso nelle palline colorate in cui nuotano i bambini,
- Dani Faiv e Slait che sfrecciano sulle moto delle giostre con le grafiche di Mario Kart,
- Dani Faiv che canta nello sfondo di un livello di New Super Mario Bros,
- Dani Faiv in piscina, sdraiato su un gonfiabile a forma di fenicottero rosa.
Guardare per credere!
Gameboy Color è un singolo geniale, visionario e divertentissimo, che purtroppo non viene seguito da un progetto solido e compatto come lo era stato The Waiter, ma, prima, da un brillante e simpatico sequel, La La La, ancora prodotto da tha Supreme, e poi da un disco, non altrettanto convincente, Fruit Joint.
Nel video di La La La – divertentissimo, assolutamente da vedere! – comparivano Nitro e Lazza. Nel disco, invece, l’unico rapper ospite è G.Bit, uno degli elementi meno qualitativi in assoluto dell’intera scena italiana. Per i fan di Dani, è una delusione. Più in generale, Fruit Joint è ricordato come una brutta delusione, difficile da spiegare e difficile da accettare.
Il CD segue la scia di Gameboy Color ed è caratterizzato da un livello musicale altissimo (ben superiore a quello di The Waiter). Costruisce la sua ossatura sulle strumentali di beatmakers come Strage, Kanesh, Tha Supreme e Low Kidd, e sull’apprezzabile tentativo di Dani Faiv di adattare le sue abilità metriche a sonorità allegre e rilassanti, proponendo giochi di parole arguti e ben riusciti su grandi flow e convincenti parti cantate.
D’altro lato, presenta dei difetti troppo, troppo evidenti, come l’essere un progetto troppo limitato (otto tracce in totale, compresi i tre singoli già usciti) e privo di un qualsiasi spessore lirico. Gameboy Color era divertentissima, La La La era spassosa, Fortnite, terzo singolo estratto, era già simpatica ma un po’ ripetitiva. Fruit Joint, invece, è stucchevole, piatto e sembra costruito in maniera completamente casuale. Tutti questi limiti dell’album sono sintomi di un’inaspettata immaturità. Forse, Dani ha ancora bisogno della supervisione di un collega più esperto, come Jack The Smoker, durante le fasi di realizzazione di un CD.
L’errore principale, però, è di concetto e va imputato al lavoro di Machete: Dani Faiv sembrava avere intrapreso un percorso preciso, che avrebbe puntato forte sulla sua scrittura e sulla sua teatralità. Un paio di singoli come Gameboy Color potevano rappresentare degli episodi divertenti e godibili, ma ovviamente non dovevano condizionare il suo percorso in modo così netto, vanificando tutto ciò che era stato fatto in The Waiter. È inaccettabile che il secondo disco di Dani Faiv sia nettamente peggiore del primo ed è altrettanto difficile comprendere come sia stato possibile che nessuno, fra rapper e membri dell’etichetta, abbia impedito la pubblicazione di un progetto del genere.
Il risultato è un brusco e violento rallentamento della crescita artistica di Dani Faiv. Infatti, pubblico e critica accolgono molto male Fruit Joint, ritirando tante delle belle parole spese per The Waiter, e l’artista, logicamente, perde un po’ di fiducia e perde quotazioni. A fine 2018 si conclude il periodo, in assoluto, più difficile della sua carriera.
Chissà, però, magari aveva bisogno proprio di una delusione per fare il salto di qualità: il 2019, difatti, vedrà la sua definitiva trasformazione in rapper di primo livello, grazie a una repack “correttiva” e a un Machete Mixtape affrontato con la grinta e l’impegno di un fuoriclasse.
2019: Terzo Atto
PROGETTI DI RIFERIMENTO: FRUIT JOINT + GUSTO, MACHETE MIXTAPE 4
Stato di forma: 8+/10
IL PERIODO:
Vale la pena spendere qualche parola per il modo in cui Dani Faiv ha affrontato, fino al 2019, le collaborazioni, scegliendone pochissime per i suoi due dischi (due volte Lexotan e Jack The Smoker, una volta G.Bit) e mettendone ancor meno in circolazione, soprattutto per quanto riguarda quelle di prima fascia (solo un featuring con un rapper di Serie A, l’esplosiva N.V.M.L. con Nitro).
Il pubblico, infatti, è piuttosto perplesso: Lazza e Axos sono stati presentati da MOB e Title, due brani con Salmo e Nitro, mentre Dani Faiv segue un percorso completamente isolato dagli altri membri della crew. In più, forse, qualche collaborazione importante, proprio come Salmo e Nitro, avrebbe potuto impreziosire Fruit Joint e addirittura alzarne il livello tecnico, dando stimoli maggiori a Dani Faiv rispetto a quelli che gli ha dato G.Bit.
Questa premessa vuole individuare il primo degli aspetti su cui lavorerà Fruit Joint + Gusto, una vera e propria repack correttiva dei difetti del CD, che arriva il 18 gennaio 2019 e apre un anno straordinario del talento spezzino. Il fatto che + Gusto sia una repack di correzione, non di integrazione o di completamento, è uno splendido messaggio sia di Dani Faiv che di Machete, dimostrazione di umiltà nell’accogliere le critiche, intelligenza nel fronteggiarle e lucidità nel farlo nel modo giusto, ovvero:
- Si è detto della poca sostanza di Fruit Joint. La sua repack aggiunge 10 tracce, e un remix, a un disco che ne aveva solo 8. In pratica, quasi triplica la posta in gioco.
- A proposito, invece, della confusione e del disordine del disco: Fruit Joint + Gusto propone una riscrittura totale della tracklist del progetto, in grado di dare nuova linfa alle tracce già edite.
- Se in Fruit Joint erano presenti solo due ospiti, nella sua ripubblicazione ce ne sono ben 8, fra cui artisti di primissima fascia come Madman, Nitro, Shade, Lazza, Jack the Smoker e tha Supreme.
Il risultato è che Fruit Joint + Gusto non è soltanto una Deluxe Edition, ma un progetto quasi in grado di cancellare Fruit Joint e urlare al mondo: “Questo qui – e non quello lì di 8 tracce – è il vero secondo disco di Dani Faiv!”.
Il livello musicale è ancora una volta altissimo, come dimostrano Xquisa, Ore / Oro, Yung e Moonrock / Gabbiano, che interpretano l’happy trap in modo diverso, evolvendola in modo più serio e meno grottesco. Anche da questo, ovviamente, si apprezza l’intelligenza di Dani Faiv e la sua capacità di mettere da parte l’orgoglio per superare i suoi limiti e i suoi difetti. Fruit Joint era un lavoro deludente, Fruit Joint + Gusto è un buon lavoro e riesce a scacciare via molti dubbi e molte critiche, persino a instaurare l’idea che per Dani Faiv potrebbe essere in arrivo un salto di qualità.
È Facile a proporre questo spunto di riflessione, l’unico pezzo di scrittura dell’intero capitolo Fruit Joint (+ Gusto), una splendida canzone che apre una porta sulla vera personalità del rapper.
In The Waiter, Dani Faiv aveva dimostrato di avere il carisma per emozionare, ma anche quanto la sua scrittura fosse eccessivamente legata alla punchline, mentre Fruit Joint aveva mostrato un totale disinteresse nei confronti dei contenuti. In Facile, finalmente, si racconta, parlando direttamente alla sua donna e raccontandosi in modo poetico e intenso, fra insicurezze e realizzazione personale.
Non do problemi, semmai li riparo (Semmai li riparo)
Sono come un film, ma corto (Yah)
Cambio la mattina in giorno (Yah)
Sono come ti racconto (Yah)
Tua autostima in fondo (Yah)
E non ho paura di essere quel che sono
E non voglio perdono
Voglio te per dono
Detto che dei miglioramenti, dunque, erano già evidenti in Fruit Joint + Gusto, la crescita mostruosa di Dani Faiv nei mesi successivi, rivelata nel quarto Machete Mixtape, ha dell’incredibile e quasi del miracoloso.
È il primo MM senza En?gma e, per ovvi motivi, si reggerà sulle performance dei “nuovi Macheteros“, Dani – che si è tagliato le trecce arcobaleno -, Lazza e tha Supreme. Saranno tutti e tre protagonisti straordinari di un mixtape eccezionale, guidato da un Salmo in stato di grazia e accompagnato anche dai senatori Nitro e Smeezy, oltre che da tanti ospiti di spessore. Il mixtape si apre con Bud Spencer, un’intro a quattro mani di Lazza e Salmo, violenta, dal sound quasi metal, in grado di catturare l’attenzione con rime brutali e politicamente scorrette. Siamo nel vivo: l’ascoltatore è incuriosito e concentrato, è il momento di servire il piatto più gustoso e la seconda canzone del progetto è Yoshi. Un trio inedito e folle: Dani Faiv, tha Supreme e Fabri Fibra, con Strage alla produzione.
Sarà la più grande hit ubran del 2019.
Dani Faiv, come al solito, non sbaglia un flow: cita Drake in maniera furba ed elegante, accelera e decelera, canta, improvvisa melodie giocose e irresistibili, scambia le metriche e soprattutto, rispetto al passato, ha una grinta diversa. È deciso, quasi incazzato, quando prende posizione e sentenzia:
Tu che rappi e sei razzista insieme non vuol dire un cazzo
Giornalisti sentono, fanno di tutta un’erba un fascio
Ma non fermi un movimento, no, fra’, siamo come cyborg
Dai cambi di flow, geniali e strepitosi, da funambolo, a 0:45 e 0:56, è chiaro come il sole che Machete abbia scelto, ancora una volta, l’uomo giusto (e che la scelta del collettivo di dare tempo e fiducia all’artista sia stata quanto mai visionaria e azzeccata). Dani Faiv è talento musicale puro e, finalmente, sta maturando, sta imparando dai suoi errori e sta affinando la penna.
Le sue cinque performance nel MM4 sono ottime, da FQCMP, in cui si improvvisa pendolo oscillante sulla strumentale, a Walter Walzer, in cui si trasforma in un trattore in grado di arare e demolire la strumentale di Salmolebon. Dani recupera il veleno e la rabbia di The Waiter e gli mette a servizio la crescita musicale di Fruit Joint: il suo nuovo stile è una sintesi di tutto ciò che è stato in precedenza ed è talmente convincente che addirittura la superstar mondiale J Balvin lo contatta per rivolgergli dei complimenti.
Nel giro di due mesi, le sue quotazioni schizzano alle stelle, tutti parlano dello spezzino e vogliono duettarci; in otto mesi è passato dal periodo più negativo della sua carriera a quello più positivo. Esce un remix di Yoshi con strofe inedite e due ospiti, Capo Plaza e proprio J Balvin, e Vegas Jones decide di fargli proporgli un secondo remix della sua bella Puertosol, che si trasforma in Puertosol Golden Coast.
Le nuove strofe sono di livello assoluto e fare di meglio sembra davvero impossibile, ma Dani Faiv è in forma smagliante e ha ancora un asso nella manica. Anzi, a dire la verità, ha un vero e proprio poker di assi…
Il 15 novembre esce 23 6451, il primo disco di tha Supreme, e, in segno di riconoscenza per le produzioni di Fruit Joint, Dani gli regala quella che è – ancora! – la strofa migliore della sua intera discografia, in No14.
La sua strofa mangia di fatto il resto della canzone, perché è di livello stratosferico, per la scelta dei flow, delle metriche, dei cambi di ritmo, delle parole e del loro ordine. No14, per Dani, è uno sfogo, una confessione, un flusso di coscienza drammatico ed esistenziale: spazia dall’ansia che “al collo non si toglie, sembra una sciarpa d’inverno” alla meravigliosa serie di versi che si apre subito dopo:
E volo su, amo il blu
Sguardo in su come parlassi a mio nonno
E ci faccio su, quindi faccio su
Queste parole sono cantate con un’intensità emotiva in grado di raggiungere qualsiasi ascoltatore, colpendolo direttamente dalle sue cuffiette, catturandolo e trascinandolo sotto quest’incessante, meravigliosa pioggia di pensieri e riflessioni.
La chiusura, in particolare, è impressionante:
E c’ho un peso sullo stomaco come quando alleno il diaframma
Credo solo a mia mamma
Se pensi a tutto quello che è successo fino ad ora
Viviamo poco più di una farfalla
Leggera, musicalmente parlando, come un soffio su un dente di leone. Raffinata, liricamente parlando, come un tramonto a Parigi. Pesante, parlando di significato, come il peso che il titano Prometeo sopportava sulla schiena.
Quella di No14, in conclusione, è una strofa da brividi, da ascoltare e riascoltare, che incornicia un 2019 di livello già molto alto. Il 2019 di Dani Faiv, infatti, è l’anno del definitivo salto di qualità, è l’anno in cui si è imposto come artista con la A maiuscola, come rapper a cui davvero pochi colleghi possono tenere testa. Gli obiettivi del 2020 sono chiari: realizzare un disco, il terzo per Machete, che fosse finalmente, il suo primo capolavoro.
2020: Quarto Atto
PROGETTI DI RIFERIMENTO: SCUSATE, SCUSATE SE ESISTIAMO, BV3
Stato di forma: 8/10
IL PERIODO:
Dunque, gli obiettivi del nuovo anno di Dani Faiv sono piuttosto facili da comprendere: mettere a frutto l’esperienza degli anni passati per confermarsi e dare luce a un grande disco. Infatti, se il salto di qualità stilistico che si è visto e apprezzato nel MM4 è stato effettivo, deve necessariamente coincidere con un innalzamento del livello dei suoi progetti solisti.
Dani non spreca un attimo e non si fa intimorire né dalla pandemia né dal lockdown di marzo 2019, annuncia il progetto e inizia una serie di pubblicazioni, dall’ordine un po’ geniale e un po’ cervellotico. Ricostruiamo le mosse di marketing che portano l’hype del disco alle stelle:
- 27 Marzo – Dani Faiv pubblica In Peggio, prodotta da Strage, con cui di fatto annuncia un nuovo disco. Il brano viene accolto in maniera mediamente positiva da pubblico e critica.
- 17 Aprile – Dani Faiv pubblica Cioilflow, in collaborazione con Salmo, prodotto ancora da Strage. Il pezzo si rivela un banger piuttosto fallimentare, non tanto per la performance di Dani, quanto per quella dell’ospite, che realizza una strofa di livello molto basso.
- 27 Aprile – Dani Faiv annuncia titolo, copertina e data d’uscita del suo disco: si chiamerà “Scusate se esistiamo” e uscirà il 29 maggio.
- 28 Aprile – Dani Faiv rivela la tracklist del CD. Assenti In Peggio e Cioilflow. 11 tracce inedite e cinque featuring, Vegas Jones, Shiva, Fabri Fibra, Gemitaiz e la sua ragazza Luana. Nemmeno uno dei membri di Machete. Il pubblico è curioso e moderatamente entusiasta.
- 29 Aprile – Dani Faiv dà un annuncio clamoroso: pubblicherà, a mezzanotte, un EP di anticipazione a Scusate se esistiamo, che si chiamerà Scusate. Sarà composto da sette tracce, fra cui In Peggio e Cioilflow, e ospiterà sette featuring: Salmo, Jake La Furia, Gianni Bismark e i quattro “Macheteros” Lazza, Nitro, Jack The Smoker e Hell Raton in una posse track, Machete Mob.
- 30 Aprile – Dani Faiv pubblica Scusate.
Scusate è un EP che mostra a 360 gradi il talento cristallino di Dani Faiv, che brilla con le sue solite melodie uniche, con i suoi mille flow e con barre profonde e serie e che trova finalmente un equilibrio perfetto.
La prima traccia del progetto a uscire è, come si ricordava all’inizio, In Peggio è stata accolta in modo caloroso dal pubblico. Il pezzo è ancora una volta prodotto da Strage: 5 strumentali su 7, nel nuovo progetto, sono opera sua e, nel 2020, va ormai considerato come uno dei numeri uno del beatmaking italiano. In Peggio si propone come brano banger da live, come dimostra il ritornello, in cui il rapper invita l’ascoltatore a ballare e a scatenarsi:
Fra’, voglio che salti, fammelo vedere però non che parli!
Allo stesso tempo, però, la canzone approfondisce il tema della critica, spesso immotivata, all’artista, che lo stesso ascoltatore – in cui Dani si impersona – accusa:
Non mi piace!
Puoi fare meglio!
Non mi stai convincendo!
Per me ti stai vendendo!
Sei cambiato in peggio!
Nonostante In Peggio sia una canzone dai toni leggeri e scanzonati, il suo testo evidenzia una netta crescita della penna del rapper, rispetto a Fruit Joint. In particolare, colpiscono i tre versi:
Qui tante formiche, però mai visto una Zeta
L’insetto più è piccolo e più pensa alla moneta (Wow)
Infatti chi stampa i soldi è chiamata zecca (Wow)
in cui si fa riferimento a quanto alcune persone (le formiche) siano eccessivamente banali e ordinarie, citando il film Zeta la formica. In seguito, Dani riflette sul fatto che più si è poveri di valori, più si è attaccati al denaro, e impreziosisce la riflessione con una punchline (“infatti chi stampa i soldi è chiamata zecca”) che le dà forza e solidità.
I miglioramenti della penna di Dani sono ancora più evidenti in Polvere e detriti, un’autentica poesia, realizzata insieme a Jake la Furia su un meraviglioso tappeto musicale di Kanesh, in cui i vocals sono davvero, davvero struggenti. Il tema della canzone, interpretato magistralmente da Jake e Dani (che omaggia il collega citando la sua storica Serpi), è quello della ricerca della felicità e proprio per questo può ricordare Qualcosa in cui credere di Marracash e Guè Pequeno, dal concept diverso ma dai toni simili. In ogni caso, il tipo di scrittura e di tematiche di Polvere e detriti sono semplicemente ciò che i fan del rapper ligure desideravano a ogni costo.
Questa canzone è la prima vera perla del 2020 di Dani Faiv.
Oggi no e Facce finte feat. Gianni Bismark sono due banger fatti di sterzate di flow, di incastri tecnici, di melodie energiche (i ritornelli dell’EP sono tutti veramente eccezionali) e di punchline compatte. Tuttavia, anche queste canzoni, certamente più goliardiche e autocelebrative, beneficiano dei miglioramenti lirici di Dani: per esempio, in Oggi no, è presente la quartina:
Diamo importanza al soldo, con quello ci ossigeniamo
Che poi è di carta come gli aeroplani che facevamo
che torna su un tema evidentemente molto caro al rapper, quello del “Dio denaro”. A livello meramente tecnico, invece, Dani Faiv dimostra di essere ormai un rapper di gerarchia, completo e capace di sfruttare al meglio la sua voce così particolare. Ai due banger ne va aggiunto un terzo, Machete Mob, una posse track di livello altissimo, in cui allo spezzino si alternano quattro numeri uno del rap italiano, Lazza, Nitro, Jack The Smoker e Hell Raton.
Tuttavia, è l’ultimo brano, Super, a rivelarsi come il vero capolavoro dell’intero progetto. Produce il solito Strage, che dà vita a un beat dalla ritmica boom bap, ma dal suono moderno e leggero. Dani non spreca l’occasione, anzi, scrive un testo intimo, profondo e perfetto per il tipo di vibes della strumentale (forse il suo migliore in assoluto insieme a No14), in cui racconta la sua rivincita, il duro lavoro che lo ha portato a una vita “super”. In particolare, Dani cita uno “scooter”, nel ritornello, facendo riferimento al suo primo video musicale Vivi meglio e ricorda – nella seconda strofa come un incubo – il suo lavoro da cameriere e, di conseguenza, il suo primo album The Waiter. Super non è solo una canzone di rivincita sociale, ma è soprattutto un pezzo in cui Dani Faiv ripercorre la sua carriera, raccontando gli sforzi, l’ansia e le difficoltà, ma anche la mentalità positiva che lo ha portato alla realizzazione. Per questo, se Scusate è l’EP della maturità di Dani Faiv, Super è la traccia della conferma del suo salto di qualità, ancora prima di Scusate se esistiamo. Un progetto da 10 e lode senza esagerazioni.
Infatti, si è scritto che gli obiettivi del 2020 di Dani Faiv erano:
- Confermare i miglioramenti che aveva dimostrato nella seconda parte del 2019;
- Mettere la sua nuova forza – e la maturità acquisita – al servizio di un album che fosse un capolavoro.
Effettivamente la conferma stilistica è arrivata e, di fatto, non si tratta di un disco ma comunque di un progetto solista spesso, elaborato, maturo e pieno di qualità. Il primo Fruit Joint, composto da 8 tracce, era un disco… Allora perché mai Scusate, che ne contiene 7, non dovrebbe esserlo?
Questo tipo di ragionamenti sembrano irrilevanti, prima della pubblicazione di Scusate se esistiamo, ma acquistano valore subito dopo la sua uscita. Il nuovo disco, difatti, non è un flop, ma non è minimamente paragonabile all’EP che lo ha anticipato e, per essere il terzo disco di un artista di prima fascia, ha ancora una volta troppi limiti.
Scusate se esistiamo colpisce poco nel segno, perdendosi in una spirale di sperimentazione lirico-sonora, apprezzabile ma fine a se stessa. Il livello di barre è nettamente inferiore a quello dell’EP e lo stesso si puó dire per quanto riguarda contenuti e spessore lirico in generale. Proprio come si era detto per Fruit Joint, il livello musicale è straordinario, come dimostra la splendida hit Kyte sul Tempo, ma anche gli elementi gospel dell’outro, le metriche “rimbalzanti” di Canna e Playstation e i ritmi soleggiati di Weekend a Miami.
A livello di contenuto e scrittura, tuttavia, ci sono davvero pochi spunti, da ricercare soprattutto fra le barre criptiche ed enigmatiche dell’intro e dell’outro. La sensazione, beffarda, è quella che forse sarebbe stato più giusto affrontare Scusate e Scusate se esistiamo “al contrario”, destinando la poesia di Super e Polvere e detriti al disco e brani di sperimentazione rischiosa come Canna e Playstation e Buonanotte, invece, all’EP.
Il riscontro numerico conferma queste prime impressioni di critica e pubblico e viene da chiedersi: come hanno fatto Dani e Machete a non accorgersi che le tracce migliori del “capitolo Scusate / Scusate se esistiamo” fossero concentrate nell’EP e che il CD si sia “accontentato” di un livello molto più basso? Perché si è fatto sì, effettivamente, che Scusate cannibalizzasse Scusate se esistiamo? Questi errori, anche piuttosto significativi, di marketing e di pianificazione, si possono imputare solo in minima parte all’artista e per lo più sono da attribuire alla sua etichetta, che ha cercato una soluzione d’uscita fin troppo cervellotica e originale che ha finito per inquinare il progetto artistico.
Il risultato è che, al termine del 2020, Dani Faiv si ritrova in mano, oltre a diversi featuring brillanti (X 1 Mex, Clamo, Fashion Week, Sempre in tuta…), un EP eccezionale e un disco medio e forse sarebbe stato preferibile l’opposto. In ogni caso, l’obiettivo principale, ovvero la conferma dello status di rapper di Serie A, viene conseguito e quindi, tutto sommato, anche quest’anno risulta positivo.
Il bilancio:
Il bilancio dell’esperienza di Dani Faiv in Machete non può che essere positivo, anzi entusiasmante, per entrambe le parti chiamate in causa.
L’autore di Scusate se esistiamo ha, infatti, giovato della protezione e del costante confronto con artisti di gerarchia come Jack The Smoker, Salmo, Nitro, tha Supreme, Low Kidd, Lazza e Moab Villain. È stato seguito in un percorso in cui ha avuto libertà di espressione nella maniera più piena e totale, venendo assecondato anche quando ha voluto cambiare completamente immaginario e tipo di musica, con il passaggio allo “stile Fruit Joint”. Soprattutto, è stato supportato nel suo momento di maggiore difficoltà e gli sono stati dati tempo e fiducia, al punto da regalargli uno spazio, nel quarto MM, superiore a quello di artisti come Lazza e tha Supreme.
Dani, d’altro canto, è, un po’ alla volta, diventato un leader di Machete, a cui ha messo a servizio il suo strapotere tecnico, le sue brillanti intuizioni musicali e soprattutto tanto, tanto impegno. Non ha mai sbagliato una singola strofa destinata ai dischi dei “compagni in armi”, da No14 con thaSup a N.V.M.L. e Come non detto con Nitro, passando per le splendide X 1 MEX e Locked nel BV3, per Fashion Week e Jetlag con Smeezy. Ha ripagato la fiducia nel Machete Mixtape, aprendo soluzioni nuove al progetto e dando vita, con tha Supreme, Strage e Fibra, alla più grande hit urban del 2019, Yoshi.
Resta una macchia sul percorso di Dani in Machete: il fatto di non essere riuscito, prima per acerbità artistica, poi per errori di pianificazione a lui poco imputabili, a mettere a segno un disco in grado di rendere merito alle sue doti da campione.
In ogni caso, Dani e Machete si sono separati nel momento di maggior forma dello spezzino, quando i dubbi e le criticità sul suo conto erano stati già da tempo fugati ed era ormai a tutti gli effetti una grattacielo nello skyline del rap italiano (e una colonna portante di Machete). Detto che la loro rottura è comunque dolorosa, pesante e difficile da accettare, forse questo era il periodo ideale per dividersi.
Per Dani non sarà facile trovare un’altra famiglia che lo circondi con l’affetto e il tasso tecnico di Machete – nel cui roster trovava solo rapper che gli “davano del tu” al microfono – e non lo sarà neanche sopportare l’assenza da un eventuale MM5, che lo vedrebbe al massimo come ospite d’eccezione. D’altra parte, per Machete sarà impossibile sostituire un artista ormai totale come lo spezzino, ormai ai vertici del rap italiano e delle gerarchie del crew, con ottime doti di scrittura e di flow.
La parola chiave, da qui in poi, è ricostruzione: Dani dovrà ricostruire una carriera senza Machete, affrontare una nuova sfida e trovare delle riconferme, mentre l’etichetta dovrà sopperire alla sua assenza con una rivoluzione interna, come fece dopo l’addio di En?gma.
In ogni caso, il loro sodalizio artistico è stato, nel bene e nel male, uno dei più affascinanti degli ultimi vent’anni ed è destinato agli annales del rap italiano.
Nel segno di The Waiter, di Fruit Joint, del Machete Mixtape 4 e di Scusate se esistiamo.
Perché questi quattro anni non potranno mai essere cancellati.
