Dopo l’uscita di “Tik Tok RMX”, quarto featuring della carriera di Paky, abbiamo deciso di puntare la lente d’ingrandimento sulle sue performance, in modo da fare, da un lato, il punto sulla sua carriera e, dall’altro, di evidenziare i suoi punti di forza e di debolezza.
SPORT RMX
Voto: 5
Ipotizziamo che le lancette dei nostri orologi possano procedere a ritroso e torniamo indietro nel tempo di esattamente undici mesi da oggi. È il 25 marzo del 2020 ed sta per uscire un remix, quello di Sport, che andrà a integrare Persona, uno dei cinque dischi rap più rilevanti del decennio e senza dubbio uno dei tre più brillanti in assoluto.
Persona è un disco perfetto, a cui è difficile aggiungere dell’altro, che si tratti di una bonus track o di un remix, ma Marracash è talmente in forma che c’è riuscito, grazie a una splendida Neon – Le ali con Elisa, e sta per provare a bissare il successo con il remix di Sport, traccia già apprezzatissima in cui si è già ascoltato un Luchè in grande rispolvero.
Vengono annunciati gli ospiti del remix: sono Lazza, Paky e Taxi B degli FSK Satellite e Marra viene letteralmente travolto da un vortice di polemiche. Il suo pubblico, specialmente quello più “purista” e che lo segue dai primi album, sperava in featuring come Salmo, Guè Pequeno, Jake La Furia o Noyz Narcos e si scatena con una moltitudine di: “che c*zzo fai?“, “ok si sentiranno solo urla“, “era dura fare di peggio“, “si salva solo Lazza“ e “stai diventando sempre più commerciale”. In particolare, questo tipo di ascoltatore non riesce ad accettare l’idea che il King del Rap possa collaborare con una figura controversa, stilisticamente e non, come Taxi B, al punto da rendere necessaria una sua risposta al pubblico.
Spostiamo ancora le lancette, stavolta in avanti di due giorni: è uscito il remix e il vortice di polemiche si placa all’improvviso. Sarà che Lazza ha regalato a Marracash una strofa-missile, con cambi di flow da brividi, metriche intrecciate, punchlines d’impatto e incastri quadrupli da maestro, come:
Faccio soldi per sport, col telefono in mano conto eu-ro da lì
Così pieno ‘sto show, fra’, sembra la finale dell’Eu-ro-pa League
o sarà che Taxi B ha avuto un ruolo molto marginale – e a modo suo convincente – nel pezzo (sette versi, qualche sporca e un ritornello urlato). A fine ascolto, l’unico davvero criticabile è Paky, che è apparso fuori-luogo, spaesato e in difficoltà, com’era perfettamente prevedibile per un rapper che ha all’attivo 4 singoli ufficiali e che si ritrova a confrontarsi con due titani come Marracash e Luchè e un gladiatore come Lazza, fra l’altro alle prese con una delle sue strofe più competitive dell’intero anno.
Paky entra in scena dopo il primo ritornello:
Ho visto sia il brutto che il bello veloce, ah
Batto forte sopra Spoti’ e YouTube
Mi stringe se corro veloce, ah
Ho quello che vede nei film di Hollywood
con una quartina che evidenzia da subito la sua scarsissima delivery e l’essenzialità, quasi da bambino, della sua scrittura. Queste caratteristiche, in altri contesti, sono gli ingredienti vincenti della sua musica, ma in un brano di rime a effetto e di barre schiaccia-sassi come Sport RMX mettono a nudo il bassissimo tasso tecnico di Paky.
Il problema è che, dopo questo inizio piuttosto difficile, la strofa continua a peggiorare progressivamente, articolandosi con ripetizioni estenuanti e rime non chiuse:
Non mi è mai piaciuto lo sport, eh
Ora conto ed alleno le braccia
Ora sì che mi piace lo sport, eh
Ora sì che va meglio, sì, sì, va meglio, ah
e addirittura errori grammaticali (“Crede che m’importa lei, che le compro questo e quei”), per poi riprendersi di poco, in termini esclusivamente musicali, nella quartina che conclude la sua performance.
In gran parte, tuttavia, pezzi come Rozzi, Tuta Black e Boss funzionano proprio perché le rime sono grezze e sporche, perché Paky urla e coinvolge intensamente il pubblico e perché i suoi errori grammaticali raccontano un contesto di periferia e di disagio. Gli ingredienti del successo di Rozzi sono paradossalmente gli stessi del fallimento della sua strofa in Sport RMX, perché semplicemente non tutte le canzoni sono uguali.
Ci sono canzoni in cui il suo stile di polvere e strada (e, in una parola non proprio giornalistica, la sua “cazzimma“) funziona alla perfezione e altre, invece, in cui è completamente fuori-luogo. In un brano in cui Marra, Luchè e Lazza fanno della loro forza wordplay e punchlines, una strofa come la sua evidenzia solo i suoi limiti e il problema – va detto con chiarezza – non è da ricercare solo in una perforamance di basso livello di Paky e nel suo atteggiamento sbagliato, ma anche nella scelta di chiamarlo per un brano del genere.
Era un fallimento ampiamente prevedibile e una decisione sbagliata ha portato Paky a fare una pessima figura in un pezzo che qualsiasi appassionato di rap italiano avrebbe ascoltato. Un flop giustificabile solo dalla poca esperienza di un rapper alle prime armi.
RARI
Voto: 10 e lode
Passano tre mesi dal flop di Sport RMX e Paky ha relativamente presto l’opportunità di scrollarsi di dosso il peso di quella deludente performance. È il 5 giugno la data in cui Tedua pubblica il mixtape Vita Vera, sperimentale e innovativo, che diverte il pubblico e viene accolto molto positivamente dalla critica. C’è spazio per ospiti perfetti per le stravaganti atmosfere del progetto, come un ispiratissimo Plaza in Polvere e un brillante Lazza in Party HH, ma anche Rkomi, Ernia, Dargen D’Amico, Ghali e tutta la Wild Bandana.
Vita Vera è già un successo dopo una settimana , nonostante siano uscite – e questo il pubblico ancora non lo sa – solo metà delle tracce che lo compongono. Infatti, dopo appena una settimana, Tedua svela che sta per arrivare una ripubblicazione del mixtape, chiamata Vita Vera – Aspettando la Divina Commedia, che conterrà altri 10 inediti.
I nuovi featuring, da Massimo Pericolo a Gemitaiz, passando per Madman, Tony Effe e Shiva, si ritrovano in una condizione paradossale: partecipano a un progetto che, non ancora al completo, è già un successo e dunque sono in gran parte protetti dalle critiche. Nessuno si sente in diritto di criticare Tedua per collaborazioni controverse come Tony Effe e Shiva (il rapper più in difficoltà di quell’anno), perché ha già ampiamente soddisfatto le aspettative di pubblico e critica con le 12 tracce già pubblicate. Anche questa seconda parte risulta essere un successo e gli ospiti, su cui gravano ben poche responsabilità, si rivelano tutti quanti delle sorprese. L’MVP, però, è proprio Paky, autore di una strofa, in Rari, letteralmente da lacrime agli occhi.
@danieleingenito, a proposito della sua strofa, ha scritto che:
Nel brano Rari Paky non lascia spazio a dubbi. Al contrario di quanto molti avrebbero pensato, ha dimostrato di riuscire a stare accanto a un rapper come Tedua, uno dei artisti più forti sulla scena, senza farsi oscurare. La musica spesso viene usata come strumento di sfogo per gli artisti, come se fosse il loro psicologo, attraverso la quale sputano tutto quello hanno vissuto e che hanno provato. Paky in una sola strofa racchiude perfettamente questo concetto facendo commuovere così l’ascoltatore. Parla della sua infanzia vissuta senza un padre che l’ho portato a diventare “l’uomo di casa prima ancora di essere uomo”, parla anche del suo presente che ha portato tranquillità economica alla sua famiglia, ma questo “successo non pulisce le pupille”, non cancella ciò che ha vissuto.
Paky ha colto perfettamente il senso di questo mixtape, portando una strofa che “sa di vero e sputo vero”: sono qualità di Paky che già si conosceva, ma che ha saputo esprimere ancora meglio e ancora una volta.
Mi sento di sottoscrivere le sue parole al 100% e anzi di aggiungere che Paky stesso ha decisamente oscurato Tedua, entrando a gamba tesa con una strofa sensazionale, in cui non ha sprecato neanche una parola e un flow, comprendendo alla perfezione le vibes della strumentale. Ha accelerato quando c’era bisogno di colpire l’ascoltatore al cuore e ha rallentato nei momenti cruciali, come nel verso catartico e intensissimo al secondo 1:20:
Volevo mio padre tornasse per il compleanno
Che mi vedesse crescere, ma è passato un altro anno, baby
in cui sfrutta alla perfezione un momento di pausa del beat, con una maestria da vero fuoriclasse. A questo punto della sua strofa, sono passati solo 23 secondi dal suo attacco e ha già detto tutto quello che doveva dire. La conclusione, poi, è da brividi e riuscirebbe a far commuovere persino gli ascoltatori più insensibili e distaccati:
Scusa se sto pezzo, frate’, sa troppo di vero e sputa vero, l’ho scritto mentre piangevo
Intensità, sincerità, parole giuste al momento giusto, abilità poetica (“questo successo non pulisce le pupille” è una splendida metafora) tempi di scrittura e abilità di sintesi: solo alcune delle qualità che Paky ha dimostrato in questa perla di strofa.
Rari, per concludere, è una bella canzone con una performance stratosferica di Paky, ma non solo. In questo momento, è senza dubbio il featuring migliore del rapper di Rozzano e, forse, consiste addirittura nei 33 secondi più entusiasmanti della sua intera carriera.
In tre parole: dieci e lode.
TI LEVIAMO LE COLLANE
Voto: 9
Dopo la sua strofa in Rari, Paky sembra aver completamente spazzato via i malumori relativi a Sport RMX e dunque, due settimane dopo, quando viene annunciato il suo feat. nel nuovo CD di Guè Pequeno, Mr. Fini (che si rivelerà essere il progetto più riuscito dell’intero anno), il pubblico è entusiasta e curioso: non vede l’ora di ascoltare il loro duetto, Ti levo le collane. A otto mesi dall’uscita si può dire: si tratta un vero e proprio missile.
Il contesto è perfetto per Paky: Ti levo le collane è un banger perfetto per la sua esplosività e le sue rime graffianti e brutali, articolato su una strumentale stellare che Guè Pequeno schiaffeggia abbondantemente. Il suo ritornello, in particolare, si schianta sul beat come in un suplex (mossa di wrestling illustrata qui sotto) e apre la strada nel migliore dei modi al rookie di Rozzano, che sta per mettere a segno un’altra strofa da campione.
Paky, in Ti levo le collane, non inizia a rappare: apre il fuoco e inizia a lanciare granate sulla strumentale, sin dallo strepitoso attacco:
Uh, al collo ho sei Gesù perché le staccavo ai turisti
La strofa è puro gangsta-rap: Paky parla di collane rubate, di tagli sulla pelle, di conteggi di banconote e addirittura invita i suoi nemici a venire a spararlo, perché: “ho messo casa mia in un video, non me ne fotte un cazzo”. Poche volte, negli ultimi anni, si ha avuto l’impressione di trovarsi davanti un rapper così credibile, oltre che dotato di carisma, grinta e attitudine street, qualità evidenti anche in ogni suo movimento nel videoclip.
La sua è, in conclusione, un’altra strofa brillantissima, che evidenzia i suoi miglioramenti musicali e le sue, ormai evidenti, qualità caratteriali e di attitudine. Se non foste ancora convinti, sul web è presente anche il video di un suo duetto live con Guè Pequeno, vestito con un discutibile outfit “tropicale”. L’esibizione vive un pre-ingresso di Paky e un post-ingresso: la prima parte è moscia e poco coinvolgente, la seconda è travolgentissima, quasi come se sul palco fossero saliti 5-6 rapper di Rozzano, non uno solo.
Chiudiamo con una riflessione che si riallaccia a quanto avevamo detto su Sport RMX: gli elementi della potenza di Ti levo le collane sono gli stessi che avevano portato alle criticità della sua strofa nel remix con Marracash. Questo permette di trarre due conclusioni:
- Paky è un artista molto facile da leggere, con delle qualità molto evidenti e delle imperfezioni stilistiche altrettanto lampanti, dunque quando lo si chiama per un featuring, bisogna assicurarsi che il contesto sia ideale per valorizzarlo, esattamente come ha fatto Guè Pequeno. Con queste premesse, riesce sempre ad spiccare e ad aggiungere valore ai progetti dei suoi colleghi.
- Da questa prima conclusione ne consegue un’altra, molto logica: Paky ha una capacità pressoché nulla di uscire dalla sua zona di comfort e adattarsi a condizioni diverse da quelle create ad hoc per la sua figura. Questo, attualmente, è il suo limite più rilevante in assoluto.
TIK TOK RMX
Voto: 4
Questo 4 brucia e deve necessariamente bruciare, perché significa recidività, ricaduta in errori che sembravano superati e soprattutto incomprensione di alcune dinamiche fondamentali per un rapper di Serie A.
Tik Tok è, numeri alla mano, il terzo pezzo più noto di Famoso, il disco del rapper più rilevante d’Italia. Le prime due canzoni della lista, però, sono Baby e Bottiglie Privè, di genere rispettivamente raggaetton e pop, e dunque si può affermare che Tik Tok è la vera hit urban dell’album di Sfera Ebbasta. L’originale è una bomba, un brano di culto, un masterpiece e chi più ne ha più ne metta. Gli ingredienti? Un beat fantascientifico di Drillionaire, un ritornello galattico e una strofa stellare di Sfera Ebbasta e i featuring di due titani già incontrati nel corso dell’articolo: Marracash con le sue punchlines da capogiro e Guè Pequeno con il suo flow da numero uno. Toccare questo capolavoro di pezzo sembra inutilmente rischioso: è un brano amato dal pubblico e osannato dalla critica, è già perfetto così.
In una rocambolesca ma riuscita operazione “in stile Island Records”, tuttavia, dopo 4 mesi dall’uscita di Famoso arriva un remix di Tik Tok, che cerca di creare allargare il link fra veterani (Guè e Marra) e middle generation (Sfera) anche a dei rookies. Le opzioni per gli ospiti del remix sono diverse: da Drefgold, forse troppo giocoso per il brano, a Shiva, passando per Capo Plaza – che sarebbe stato, detto a posteriori, un’idea da considerare con più attenzione -, Rondodasosa e Vale Pain.
La scelta ricade sul protagonista del nostro articolo, Paky, e sul classe 2000 più interessante della scena italiana, il napoletano Geolier. I due hanno in comune la giovane età e la street credibility, ma sono stilisticamente quanto più diversi si possa immaginare: il primo è grezzo, ruvido e grintoso mentre il secondo è fresco, moderno e fantasioso. Paky è un rapper spigoloso, uno che entra in scivolata e sputa rime a denti serrati, mentre Geolier ha uno dei flow più naturali e scorrevoli dell’intera scena, una grandiosa attitudine alla melodia e, soprattutto, un bagaglio di soluzioni musicali ampio e diversificato. Rispetto al rapper di Rozzano, l’autore di Emanuele si sa adeguare molto bene a situazioni diverse.
Il verdetto del pubblico è univoco sin da subito: Tik Tok RMX ha una strofa, quella di Geolier, clamorosamente riuscita e che ha impreziosito un pezzo davvero difficile da approcciare, e un’altra, quella di Paky, completamente sbagliata e fuori contesto.
Le criticità sono ancora una volta le stesse: il rapper non ha saputo sfruttare l’occasione a causa delle sue difficoltà di adattamento e l’impietoso confronto con il fuoriclasse di Secondigliano ha messo ancora una volta a nudo i suoi limiti tecnici e le sue imperfezioni stilistiche. I difetti della sua strofa sono diversi e sono clamorosi, dalla bassa qualità della delivery a scelte di scrittura difficilmente comprensibili, fino a rime che definire “da emergente” è quasi un complimento, come:
Ora ho fatto successo
Prima stavo sul cesso
L’impressione è che se, da un lato, Geolier abbia saputo fare, sul beat, letteralmente ciò che voleva, Paky, dall’altro, non sia riuscito a gestire la pressione, la difficoltà della strumentale e la competizione con quattro rapper tecnicamente di un altro livello rispetto a lui, andando in confusione e realizzando una strofa veramente di pessima fattura.
Non c’è niente di male a sbagliare una strofa, per carità, il problema è proprio un altro: la superficialità dell’autovalutazione e dell’autocritica e l’incapacità di accorgersi che “successo / sul cesso” non sia una rima all’altezza di un brano con Sfera, Marra e Guè. Come si era detto, tuttavia, per Sport RMX, l’errore non è esclusivamente da attribuire a Paky, ma da spartire fra rapper, team del rapper e – ovviamente – artista ospitante. Difficile credere che Sfera Ebbasta non si sia accorto che la performance del suo collega non fosse abbastanza valida per un remix di Tik Tok, ma quella strofa è comunque lì, destinata a farsi surclassare da quella di Geolier.
Cerchiamo di trarre qualche ulteriore conclusione, per chiudere l’articolo in modo costruttivo e concreto:
- Prima abbiamo sottolineato come Paky debba necessariamente allargare il suo raggio di soluzioni musicali, tentando di diventare, un po’ alla volta, più eclettico e polivalente. Un’altra sua urgenza, a questo punto, è l’esigenza di avere più spesso un riscontro con il pubblico per capire quali strofe funzionano e quali invece non convincono.
- Se è vero, dunque, che Paky avrebbe bisogno di un confronto più regolare con il pubblico, ne consegue logicamente che, prima di dedicarsi a remix di pezzi esageratamente complessi come Sport o Tik Tok, forse dovrebbe puntare su un irrobustimento della sua discografia.
Quest’ultima, infatti, conta solo 5 canzoni (Rozzi, Tuta Black, Non Scherzare, Boss e In Piazza) e nessun progetto discografico in 2 anni di carriera.
Considerati questi numeri, non stupisce che le sue strofe ogni tanto lascino a desiderare.
3 pensieri riguardo “Le pagelle ai featuring di Paky – Da “Rari” a “Tik Tok RMX””