Bottiglie privè – La maturazione personale di Sfera Ebbasta

C’è una scena, nel documentario Famoso, in cui Sfera Ebbasta racconta Bottiglie privè, che pochi giorni dopo l’uscita del film sarebbe diventato il primo estratto del suo quarto album. Nella clip, Sfera e Charlie sono in studio insieme al compositore Max D’Ambra, a Shablo, a Daves The Kid, a Fulgo Stima e stanno ascoltando vari giri di accordi di pianoforte, tutti dal timbro piuttosto struggente.

Mentre le immagini del documentario mostrano i due artisti al lavoro, la voce fuori campo dello Sfera-narratore, con la sua Givenchy e le sue “20 collane”, spiega:

Uno di quei classici pezzi nati senza beat, senza ispirazione… senza niente. Ho scritto di getto delle cose… Che non so perché mi frullavano per la testa in quel momento. È come se in alcuni momenti sei in una sorta di felicità e tristezza insieme, no? Sei come se riuscissi a valutare in maniera chiara i due lati della medaglia… Era uno di quei momenti lì e mi è venuto proprio di getto. Infatti anche la base è cambiata due o tre volte: il pezzo è stato scritto senza beat, è stato poi adattato e anche per questo abbiamo deciso di minimizzare il beat. Abbiamo capito che quello che contava era quello che stavo dicendo. Per i tipi di pezzi che faccio e che ho fatto, è forse il più maturo e il più profondo: affronto la musica in un’altra ottica, con un altro mood.

Il suo racconto viene interrotto dalla voce del compositore, che riporta l’attenzione del pubblico sulla clip con uno squillante: “Registriamo!”. Si torna a Charlie e Sfera; osserviamoli: il primo, in maglietta nera, segue le melodie con un’attenzione e con una meticolosità da professore, mentre il secondo, che indossa una camicia con delle figure tonde e gialle (potrebbero essere monete tanto quanto limoni), è esuberante, ascolta il pezzo con trasporto ed entusiasmo, emozionandosi ed emozionandoci. Fino al 2020, quando i due hanno lavorato insieme sono stati lo Yin e lo Yang, la pace e la tempesta, l’acqua e il fuoco; soprattutto, non hanno mai deluso con la loro musica. Alla sua uscita si può dire, neanche Bottiglie privè ha deluso, ma, anzi, ha aperto un nuovo capitolo della meravigliosa storia di Sfera Ebbasta.

Una storia che tutti gli appassionati conoscono a memoria, ma è così bella che non stanca mai.

È uno Sfera Ebbasta completamente diverso…

Bottiglie privè è un pezzo semplice sotto tutti i punti di vista: ha un suono minimale, pulito ed essenziale, e una scrittura chiara e schietta, da sfogo e da poesia a cuore aperto. Come abbiamo visto, Sfera lo ha definito come pezzo in cui è riuscito a mostrare l’altra anima della sua musica, quella più malinconica e introspettiva, troppo spesso nascosta dalle collane, dai bracciali e dai vestiti di marca. Il punto è che Bottiglie privè non è semplicemente il flusso di coscienza di un momento no del rapper più famoso d’Italia: è molto di più, è il racconto di qualcosa di nuovo, di un cambiamento radicale e totale della vita di una persona e, di conseguenza, della carriera di un artista.

Andiamo con ordine: iniziamo dalla prima strofa di questo grande pezzo – senza dubbio uno dei suoi migliori testi in assoluto – di Sfera Ebbasta. Anzi, dal primo verso:

Tutto cambia, nulla resta uguale

Con queste cinque parole, il rapper sta raccontando di quanto la fama abbia trasformato la sua vita sotto tutti i punti di vista, ma noi, in questo articolo, le interpreteremo in un altro senso, perché “nulla cambia”, neanche Sfera Ebbasta. E Dio solo sa quanto Sfera Ebbasta è cambiato negli ultimi due anni. Oggi, il rapper di Ciny non è più una “rockstar” provocatoria e irriverente, ma è a tutti gli effetti un artista che vuole trasmettere messaggi positivi e d’incoraggiamento. È un buon esempio; infatti Bottiglie privè continua con:

Tranne l’amore di tua madre

un verso dolce, rassicurante, un piccolo regalo alla persona che il rapper ha sempre descritto come la più importante della sua vita. Tuttavia, è anche un verso di una forza (e di una semplicità poetica) mostruosa, che assorbe completamente l’attenzione del pubblico, catturandolo da subito.

La strofa usa otto volte il verbo “cambiare”: appare chiaro che, con mestiere e intelligenza, Sfera Ebbasta abbia voluto urlare: “Non sono più quello che ero anni fa!” e, con ogni probabilità, la sua trasformazione “da Rockstar a buon esempio” è strettamente collegata alla tragedia di Corinaldo. Il suo urlo di sfogo, in Bottiglie Champagne, è tutto tranne che metaforico: si riesce a percepire con grande chiarezza ciò che vuole comunicare. In seguito alla drammatica vicenda del quel 2018, molti lo hanno accusato di nascondersi dietro un personaggio, Sfera risponde bucando lo schermo e parlando direttamente all’ascoltatore: “E non lo vedi che sono sincero?“, impreziosendo la sua domanda con una metafora d’impatto epico, “Che se son triste, piange pure il cielo?“.

In realtà bisogna essere molto chiari: il rapper di Ciny è SEMPRE stato un buon esempio, proprio per la sua natura di ragazzo come tanti, partito da zero e arrivato fino al tetto del mondo, ai feat. con Quavo, Future, J Balvin e probabilmente Drake, ma non solo.

È un buon esempio da sempre perché i suoi testi, persino quelli più strafottenti, erano ancorati a un sistema di valori ben preciso e non è affatto scontato che sia così per un artista rap. Il fascino del rapper è spesso nella sua vena controversa, nella sua attitudine polemica e – perché no! – anche nei suoi comportamenti più discutibili: non è un caso che la seconda traccia di Noi siamo il club dei Dogo si intitolava Cattivi esempi.

La differenza fra Sfera e gli altri rapper è riassumibile con un esempio esplicito e lampante, la sua rima in Serpenti A Sonagli (2018) sulla cocaina:

Fumo piano sul sedile di un’auto a 200 all’ora
Lei vorrebbe un po’ di *sniff*, io non tocco quella roba, no

Questi versi non descrivono soltanto la vita di Sfera Ebbasta, ma suonano anche come un monito diretto ai suoi ascoltatori, portato avanti in modo molto cool e, soprattutto, in antitesi con il comportamento dei colleghi, si pensi che un anno e mezzo dopo, uno dei rapper più noti della scena, Lazza, canterà:

Nei miei pezzi non parlo di droga (No, no)
Pure se ho il naso per certe cose

Dunque, Sfera è stato sempre un “buono”, anche quando annegava nel lusso e provocava l’Italia presentandosi sul palco del Primo Maggio con due Rolex, perché, paradossalmente, anche in quell’occasione voleva trasmettere un messaggio positivo per i fan:

Oggi, però, Sfera Ebbasta non vuole più provocare, anzi, vuole mettere in primo piano il suo lato responsabile, maturo e intelligente. Lo ribadisce con una frase semplice ma tremendamente efficace:

Mai tradito un frate’ per una tipa
Mai tradito una tipa che amavo davvero

l’ennesima dimostrazione di questa volontà di riscattarsi e di riabilitarsi anche agli occhi dei più critici. Il risultato è un pezzo che convince tutti: dai detrattori, che si trovano davanti uno Sfera Ebbasta completamente inedito e sorprendente in positivo, ai fan, che non si stupiscono del suo “lato buono”, perché già lo conoscevano, e non possono che trovare Bottiglie privè sincera e naturale.

La sincerità dell’artista è dimostrata dal fatto che, da un determinato momento, la sua vita (e solo due anni dopo la sua musica!) è stata travolta da una serie di decisioni mature e da adulto, su tutte la cura del proprio corpo:

  • Il “darci un taglio col lean“, come spiega in McQueen con il tedesco Miami Yacine;
  • L’allenamento costante e l’attenzione all’alimentazione;
  • L’apertura di un ristorante come “Healty Color Milano“, portatore di principi sani come la salute e il rispetto per se stessi.

Questi ultimi due punti sono spiegati molto bene in una scena del documentario di cui parlavamo all’inizio, in cui Sfera, dieci minuti dopo aver preso in giro Charlie per il suo “frigo senza proteine”, racconta:

A una certa mi sono ritrovato a pensare: “Cazzo, ma io potrò solo vivere di serate, uscite, fumare, alcol, canne, sciroppo? Cazzo forse dovrei iniziare a fare una dieta un po’ più precisa, con le giuste proteine e i giusti carboidrati, le giuste vitamine… Per sentirmi meglio, no? Io sono Sfera Ebbasta e per me stesso non faccio niente? Sono così attento a tutto e poi non faccio niente per me stesso? Questo corpo lo avrò per sempre, per molto più tempo di questi vestiti!” […] Col senno di poi sto molto meglio, mi sento più bello e più energico… Sto meglio!

Una presa di posizione responsabile e importante, soprattutto perché ogni volta che Sfera Ebbasta parla di sé in questi termini, sembra davvero farlo con l’intenzione di incoraggiare chi lo sta ascoltando, di motivarlo, di caricarlo e di spalleggiarlo.

Il suo processo di “riabilitazione”, inoltre, è stato accompagnato da una serie di furbe citazioni che strizzano l’occhio all’ascoltatore senza che ne sia davvero conscio. La copertina di Famoso, infatti, riprende uno scatto notissimo di Frank Sinatra, un personaggio controverso ma anche uno dei cantanti che ha fatto più beneficenza della storia, e quella di Bottiglie privè chiama in causa Status di Marracash, uno dei suoi padrini artistici, simbolo di spessore lirico, profondità artistica e credibilità.

La seconda strofa di Bottiglie privè, infine, ha lo stesso ruolo che aveva Equilibrio in Sfera Ebbasta: è probabilmente un manifesto di Famoso. Sono presenti, in ordine inverso a questo:

Un richiamo al passato, che irride con un sorriso i vecchi haters:

Tu forse non te lo ricordi più
Dicevano: “Non è cool”, duro un mese o poco più

Un richiamo al presente, due versi assolutamente brillanti che scoprono ancora di più l’intimità di Gionata Boschetti (e non quella di Sfera Ebbasta):

Sì, sono un tipo di poche parole
Che le spreca per poche persone

Un richiamo al futuro, all’ambizione e agli obiettivi, che per Famoso saranno stellari:

E facciamo l’amore dentro l’ascensore
Ho messo le stelle come destinazione

Anche qui, sembra che Sfera stia facendo questo viaggio non solo per se stesso e per la sua auto-realizzazione, ma per un’esigenza di rappresentare, di motivare, di dare il buon esempio. Una necessità che, come dimostra il tweet qui sotto, c’è sempre stata, ma non tutti erano in grado di vederla. Ora è lampante e nessuno può ignorarla.

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