Crepe – Spunti di riflessione sulla carriera di Irama

Era il 23 dicembre del 2018 quando Bad Bunny, artista latino-americano che aveva infranto record su record e aveva partecipato da protagonista a due hit mondiali (I like it MIA), pubblicava il suo primo disco X 100PREsdoganando il mito di molti per cui raggaeton e rap non potessero andare d’accordo. Il portoricano era ed è una figura unica e di rottura, fondamentalmente per la sua enorme versatilità: è bravissimo a rappare (si ascolti Ronca Freestyle del suo ultimo disco), è un ottimo ritornellaro e soprattutto riesce a cavalcare qualsiasi tipo di beat senza mai deludere, con originalità e intuizioni di spessore.

Bad Bunny è la dimostrazione che si può essere stimati e apprezzati da qualsiasi tipo di pubblico, anche quando si è un hitmaker raggaeton – è noto quanto questo genere sia inviso ai puristi della musica rap – e un fine scrittore di canzoni romantiche.

Idealmente, questo è lo status che potrebbe raggiungere un artista come Irama, che per la terza estate consecutiva dimostra di non essere un one hit wonder, ma di sapersi reinventare con intelligenza e senza perdere lo smalto. Il successo straordinario di Mediterranea segue quello delle hit estive Arrogante Nerama anche quello dei brani Bella e rovinata La ragazza con il cuore di latta (i cinque brani contano, facendo una somma, più di 250 milioni di streaming complessivi su Spotify) e proprio per questo il cantante ha deciso di cavalcare l’onda inserendo la canzone in un EP di sette inediti, Crepe, la cui presentazione è stata eloquente:

Il mercato musicale continua a preconfezionare artisti, come fossero prodotti su uno scaffale. Ma io sono nato con delle crepe e nessuno sarà mai in grado di chiuderle. Quindi se mi chiedi se sono un cantautore, un rapper o una rockstar io non sono niente di tutto questo. Io sono IRAMA.

Crepe – Un EP che mette in luce il talento di Irama, ma propone dei quesiti sul suo ruolo nella scena:

Con la descrizione del post di presentazione Irama è eloquente, sta urlando al mondo: “Non classificate il mio stile musicale!” e con il Crepe conferma le sue intenzioni sperimentando e uscendo dalla sua zona di comfort. L’EP non è perfetto, ma è un ottimo biglietto da visita per chi non conosce l’artista: è piuttosto variegato e mette in mostra i suoi punti di forza, la maggior parte dei quali è evidente nei brani d’amore. La musica di Irama è sentimentale e romantica e i suoi versi non sono dolci, ma estremi, così come il suo tono di voce quando il suo canto diventa un urlo di passione – quasi da rockstar – e, soprattutto, in un panorama musicale di “artisti preconfezionati“, il suo carisma è il vero valore aggiunto. Brani come Crepe, Flow, – prodotta da un brillantissimo Mace – Eh mama eh Dedicato a te sono pezzi di qualità e livello, di un artista sicuro e versatile che, al di là di qualche passaggio a vuoto, dispone anche di una discreta abilità di scrittura (o comunque di un ottimo team di autori).

Il punto di questi ragionamenti, però, è che Irama forse gode di uno status inferiore a quello che meriterebbe, all’interno della scena musicale italiana, per quello che è il suo talento, per quelli che sono i suoi numeri e – perché no! – anche per quello che potrebbe rappresentare! Irama, come si diceva prima, avrebbe tutte le carte in regola o quasi per occupare una posizione “alla Bad Bunny“: potrebbe essere un hitmaker versatile e apprezzato da tutti i colleghi, in grado di spaziare dal raggaeton al pop, alternando influenze rap, rock, di cantautorato e chi più ne ha più ne metta.

Cosa dovrebbe fare, dunque, per evolvere il suo ruolo nella scena?

Irama è, come ha scritto giustamente su Instagram, una figura ibrida: non è un cantautore né una rockstar, non fa parte certamente della scena rap e, se ce ne fosse una, probabilmente non farebbe parte neanche di una scena raggaeton. La sensazione, tuttavia, è che al cantante gioverebbe essere più presente nei dischi dei colleghi, in modo che la sua unicità musicale possa essere trasformata da svantaggio a vantaggio: potrebbe, infatti, collaborare senza difficoltà con rapper come Fred de Palma, Ghali e Tony Effe e allo stesso tempo con artisti pop come Elodie, Mahmood e Francesca Michielin.

Proprio per questo, dispiace che l’artista in Crepe abbia scelto di non collaborare con nessuno, perché avrebbe finalmente potuto iniziare a occupare un ruolo significativo nella scena. È vero che fin qui Irama ha saputo confermare, passo dopo passo, il suo successo, ma non è detto che ogni suo brano estivo sia una hit… La grande certezza, comunque, è che debba affrontare il featuring in modo completamente diverso dall’esperimento Non mollo maideludente remix con Vegas Jones, in cui quest’ultimo metteva in luce la sua netta superiorità di penna e di flow. Eventuali collaborazioni devono essere gestite con un altro approccio, altrimenti diventano, paradossalmente, controproducenti.

Come si diceva in un nostro recente video, Irama dovrà scegliere, nei prossimi anni, se diventare una personalità di spicco della musica italiana o se restare “soltanto” un hitmaker, status assolutamente  di rilievo, ma che limiterebbe il suo talento e la sua caratura artistica. Crepe è sicuramente un buon EP ma la sensazione è che, per fare il salto di qualità definitivo, serva un album stellare e impeccabile, un po’ come lo era stato, in quel dicembre 2018, lo stesso X 100PRE di Bad Bunny di cui si è parlato a inizio articolo…

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