Estratto dall’articolo “La prima metà del 2020 – Le sorpresa”, in cui si racconta il primo semestre e l’esplosione dell’artista torinese Rosa Chemical, protagonista inaspettato degli ultimi mesi.
Rosa Chemical è una delle personalità più carismatiche della scena: ha idee allo stesso tempo confuse e chiarissime, un immaginario tanto profondamente virile quanto femminile, i tatuaggi in faccia da gangstar e contemporaneamente un’innata signorilità nella presentazione mediatica della sua musica. Tuttavia, la figura di Rosa Chemical ha subito una scossa, forse una rivoluzione, da quanto si l’artista è ritrovato in Thaurus, lontano dalla realtà FSK, insieme a cui si era inizialmente fatto notare.
I lettori ricorderanno il Rosa Chemical del 2019 e concorderanno che, per un mix di fattori estetici, come la sua lunga chioma bionda, e di comunicazione, era identificato dai più come un rapper “trash“, non come un rapper “cool“. Nel 2020, invece, è la grande rivelazione: è un buon rapper, assolutamente versatile e con sconfinati margini di miglioramento, ma soprattutto è una personalità vincente. Attenzione però: Rosa Chemical sarebbe una figura brillante e di grande carisma anche se non si considerasse, nell’analisi, il suo immaginario visivo/comunicativo extra-musicale. In poche parole, la forza della sua personalità dipende prima di tutto dalle sue scelte musicali e, solo in seguito, dalla sua estetica, dai suoi videoclip / shooting fotografici e dal suo modo originale di comunicare con i fan e con i colleghi.
La data da ricordare è il 6 marzo 2020: quella, ovviamente, dell’uscita di Polka, un singolo folle, prodotto da uno strepitoso Greg Willen a partire dal campionamento di una fisarmonica. Ogni aspetto del brano, dalle strofe di Rosa e del duo Thelonious B. a ogni singola sporca di fine verso, fino a un videoclip squilibrato e, proprio per questo, destinato a diventare un cult, è curato in ogni minimo dettaglio. Polka è ovviamente un pezzo-meme, un inno alla follia e all’assurdo, con barre politicamente scorrette come:
Greg Willen mi fa sentire un negro (Come Radical)
di Kirua e altre assolutamente nosense come:
Bang, bang (Bang), sto facendomi di sexy (Sexy)
Non respiro, ho troppo swag
Coca-Cola, sembra il Monte Everest
di Rosa, ma, volendo andare oltre il primo ascolto, è un pezzo sperimentale, con un beat magistrale e dei flow originali e interessanti. Nessuno avrebbe saputo cantare su questa strumentale come Rosa Chemical (e i due featuring) e questo gli va certamente riconosciuto.
Facendo un salto in avanti di circa tre mesi, si può poi parlare di Forever: il CD che contiene Polka ma soprattutto il disco d’esordio dell’artista torinese. Nel tentativo di recensire quest’album sono stati spesi fiumi di parole, spesso catalogandolo piuttosto erroneamente in due categorie: la “musica meme“, quella delle reaction “mio padre reagisce a pezzo X / reagisco a canzone Y”, e la “musica tipo quella di Achille Lauro“, a cui effettivamente Rosa si è ispirato ma solo in pochi, isolati episodi di Forever. Coloro che considerano Forever un “disco-meme” non hanno nemmeno tentato di valutarlo come “arte” – e questo fortunatamente li esonera dall’essere “critica” – mentre chi ha rivisto in lui degli elementi di Achille ha esaltato il suo disco a incredibile capolavoro.
La realtà è che Forever è un buon disco d’esordio, ma non è un disco di enorme qualità effettiva: ha delle intuizioni geniali e fa dell’originalità e della varietà di stili i suoi punti di forza, ma contiene poche tracce davvero memorabili. In ogni caso Rosa Chemical ha dimostrato di saper rappare e cantare su qualsiasi tipo di beat, dall’hard trap di Occhio e Croce alla vapor-trap di Slime, fino al boom bap di Raf Simons (una parodia, sì, ma eseguita in modo brillantissimo) e al pop di Boheme e Londra. Questo gli basta senz’altro per essere uno dei migliori rookie del 2020 e, di conseguenza, un outsider, una sorpresa.
L’ultima informazione, che forse è la più importante in assoluto, è che si parla di un classe ’98: un ragazzo di ventuno anni che ha una carriera davanti a sé e, come si ricordava in precedenza, dei margini di miglioramento spaventosi. Se Forever rappresenta un buon esordio, il suo prossimo progetto dev’essere un disco ambizioso e rivoluzionario: dev’essere quello del suo definitivo salto di qualità!