Il lavoro immenso di Machete – La capacità di rinnovarsi e fare sempre la scelta giusta:
Machete è da sempre una delle realtà più visionarie e brillanti del rap italiano: una grande famiglia, fondata nel 2012 da Salmo, Enigma, Slait e Hell Raton, che riesce ogni anno a sfornare dischi di qualità e a coinvolgere nel suo progetto artisti validi e brillanti. L’ultimo disco solista di Salmo, Playlist, è stato però una sorta di spartiacque per l’etichetta: i suoi numeri – e la sua enorme qualità – hanno portato l’autore al vertice della “piramide del rap italiano” e hanno permesso all’intero collettivo di lavorare con più fiducia, più ambizione e, soprattutto, più visibilità.
Da Playlist al geniale – e strepitoso – quarto Machete Mixtape è stato davvero un attimo e, con il senno di poi, si parla di uno dei progetti più riusciti sotto tutti i punti di vista. Oltre a essere un mixtape divertentissimo, fresco, variegato e ricco di performance indimenticabili dei vari rapper che hanno preso parte ai suoi brani, MM4 ha rappresentato una mossa di marketing da 10 e lode. Da un lato, infatti, Machete ha rafforzato la forza del suo brand e della sua immagine, dando l’idea di essere il collettivo più unito del rap italiano e, dall’altro, ha permesso ad artisti già noti e stimati cometha Supreme, Lazza e Dani Faiv di moltiplicare il loro pubblico.
Dani Faiv e tha Supreme, infatti, sono stati gli autori, insieme all’eterno Fibra, del brano da copertina del progetto, Yoshi, poi remixata addirittura con J Balvin. Il primo dei due, in MM4, si è completamente trasformato: ha stupito tutti a forza di barre e cambi di flow, rendendo finalmente chiari i motivi dell’investimento di Machete sul suo nome. Il secondo, invece, su cui c’erano molti meno dubbi, ha moltiplicato a dismisura il suo pubblico preparando la scena a 23 6451, un CD dai numeri vertiginosi. L’ennesimo per Machete.
E in questa prima metà del 2020? Beh, come ogni anno, Machete Crew ha stupito con le sue scelte, a volte più canoniche e altre volte rischiose e folli, ma sempre vincenti. In particolare, si parla soprattutto di due artisti, Nitro e Dani Faiv: entrambi hanno pubblicato un disco e sono stati grandi protagonisti di questo primo semestre, accompagnati fra l’altro da due beatmaker del rullino-Machete, rispettivamente l’esperto Stabber e il sempre-più-garanzia Strage.
Nitro, che forse era stato l’unico a non brillare come gli altri, nel Machete Mixtape, si è messo in gioco pubblicando GarbAge, un disco dal sound assolutamente sperimentale che, fin qui, è probabilmente il CD più riuscito dell’anno. L’album è scritto in maniera eccellente e affronta argomenti piuttosto impegnativi, spazia da tematiche socio-politiche a racconti biografici dell’autore, proponendo stili di scrittura molto diversi da brano a brano, dalle barre serrate e provocatorie di Avvoltoi e Okay!? ai coinvolgenti flussi di coscienza di Wormhole e Saturno. Tuttavia, a differenza del precedente No Comment, GarbAge è un disco leggero e musicalmente trasversale, le cui influenze spaziano dal rock all’elettronica, arrivando addirittura al funk brasiliano. In poche parole: il disco giusto al momento giusto.
Circa due mesi dopo l’uscita del disco di Nitro, Machete ha tentato una delle sue mosse di marketing rivoluzionarie (neanche servirebbe dirlo: riuscita alla perfezione) e ha fatto annunciare a Dani Faiv non solo un CD, Scusate se esistiamo, ma un EP di anticipazione quasi omonimo, Scusate, di qualità impressionante, che sarebbe uscito un mese prima.
Con il senno di poi, Scusate EP è il vero capolavoro del 2020 di Dani Faiv: un progetto compatto e solido che contiene perle come Super e Polvere e detriti, dal suono unico e dai testi sbalorditivi. Scusate se esistiamo, uscito solo pochi giorni fa, non è affatto un brutto album, ma è nettamente inferiore a un EP da gladiatore, che, pubblicato in un periodo musicalmente vuoto e risultando sintetico e veloce da ascoltare, ha permesso al ligure di fare un vero e proprio salto di qualità ancora prima della pubblicazione del suo album. Dani (e con lui il beatmaker Strage) ha cambiato il suo status da “promessa” a “rapper di gerarchia”, grazie al suo talento e alla sua tenacia, ma anche grazie alla direzione artistica di Machete, che lo ha messo nelle condizioni di crescere nel modo migliore possibile.
In ogni caso, mentre Nitro e Dani Faiv rubavano la scena con i loro progetti, anche gli altri rapper del roster pubblicavano musica regolarmente e, soprattutto, con scelte accurate e mai casuali: da Lazza, autore di una decina di strofe-missile tra feat e freestyle, a Jake The Smoker, che in quarantena ha pubblicato un EP registrato, prodotto, scritto e mixato in un solo giorno, passando per Beba, tha Supreme, Low Kidd, Mara Sattei, Young Miles e soprattutto Doll Kill. Quest’ultima, infatti, è la nuova scommessa di Machete, una cantante e rapper poliedrica e dallo stile, musicale e di immaginario, unico e inconfondibile, che spazia dall’R&B alla trap piena di bassi, proponendo una penna stregata, incantata che trasporta in un mondo lontano dalla realtà, fatto di “demoni” e “blood”. Il sangue, appunto, infuocato determina anche il “main colour” della sua fortissima immagine, che dimostra il solito, ottimo lavoro di direzione artistica Machete, una famiglia sempre alla ricerca di progetti e di stimoli nuovi, che si rinnova ogni anno senza lasciare mai indietro nessuno.
Mula EP, un punto d’arrivo – Il talento di Giaime brilla anche nel 2020:
Al termine del primo semestre del 2019, avevamo inserito Giaime fra le tre sorprese maggiori di quel periodo: eravamo rimasti abbagliati dalla sua proposta musicale e da tracce uniche e raffinatissime come Pioggia e Ricco, che si aggiungevano alle già strepitose Timido e Finché fa giorno.
Il secondo semestre è stato, numeri alla mano, addirittura migliore per Giaime: ha concluso il 2019 con due dischi d’oro e due brani da 15 milioni di streaming (oggi più di 25), oltre a svariati featuring e un’ultima perla regalata ai veri fan, il brano Vodka. Certificazioni, numeri, qualità, riconoscimento di pubblico e critica, featuring; mancava soltanto un CD…
L’album dell’artista non è ancora arrivato, ma al suo posto è arrivato un EP, un progetto di grande caratura, che gli ha permesso di fermarsi per un attimo per tirare le somme del suo percorso, negli ultimi due anni, Immaginate Giaime come un alpinista alle prese con una montagna ripida e torreggiante, al cui vertice si trova il suo appuntamento con il disco… Ecco Mula EP, la sosta di metà percorso, nella baita raggiunta con il sudore sulla fronte, in cui riposare un paio di giorni, prima di riprendere il percorso, con la consapevolezza di essere già davvero in alto.
Nell’articolo in cui definivamo Giaime una sorpresa, spiegavamo che la sua brillantezza deriva da tre caratteristiche comuni della sua produzione recente:
Il primo pilastro su cui si regge questo tipo di brani è lo stile di produzione. Andry The Hitmaker e Giaime hanno trovato la quadratura giusta: beat raffinati, dolci e molto rilassanti, che strizzano l’occhio ai pezzi R&B di oltremanica e stendono un tappeto musicale perfetto alle liriche e ai flow dell’artista. Il secondo pilastro, invece, è proprio il modo di cantare del rapper milanese, che ha scelto di sposare flow lenti e calmi, di servirsi dell’autotune in modo raffinato quanto lo sono le strumentali di Andry e di migliorare tantissimo nei ritornelli, tutti e quattro davvero memorabili.
Ultima ma non meno importante è la scrittura. Posto che il vero capolavoro in termini lirici, fra i quattro, è senz’altro Pioggia, va sottolineato come Giaime sia migliorato tantissimo a livello di penna, senza snaturarsi ma raffinando e rendendo di gran lunga più apprezzabili i suoi testi. Si può e si deve parlare ancora di flusso di coscienza, ma alcuni versi, poetici, spesso dolci come il miele e allo stesso tempo duri quanto un pugno allo stomaco, sono davvero straordinari.
Giaime ha saputo impostare le sue canzoni della seconda parte del 2019 e del 2020 (quelle di Mula EP ma anche il singolo successivo Chic) sulla base di questi tre pilastri, aggiungendo e cambiando, canzone dopo canzone, qualche elemento a questa formula vincente.
Fiori, per esempio, è un brano più leggero degli altri, a livello lirico, ma è perfettamente coerente con il percorso dell’artista, così come Mai, che mantiene la tematica amorosa ma sfrutta sonorità raggaeton e non più R&B. Le 5 tracce di Mula:
- Torna a casa
- Iqos
- Parola
- Niente
- Ragione
formano un progetto compatto e coerente, nonostante siano brani tutti diversi l’uno dall’altro, per scrittura e tipo di sound. Rispetto al percorso di cui si parlava un anno fa, tuttavia, ha assunto un’importanza via via maggiore il ruolo del featuring: tutti gli artisti che duettano con Giaime, dai più versatili Ernia e Vegas Jones ai sorprendenti Pyrex e Shiva, si sintonizzano sulla sua stessa lunghezza d’onda, creando una sinergia impressionante che non può che impreziosire le canzoni.
Con Mula EP e la successiva Chic, ennesima perla della splendida collana, Giaime sembra finalmente aver trovato lo spazio che merita: l’anno scorso era per tutti una sorpresa e quest’anno ha confermato il suo talento e la sua brillantezza… Che i prossimi dodici mesi siano quelli della sua consacrazione?
La crescita costante di Gianni Bismark – Migliorare senza rinunciare alla propria identità:
La scena rap segue delle tendenze da sempre: basti pensare a quando Sfera Ebbasta e Ghali proposero, nel 2015, le prime sonorità trap e alla velocità della loro diffusione o, più recentemente alla wave dell’house-rap, con cui quasi tutti gli artisti stanno familiarizzando.
Gianni Bismark è un artista che, per un motivo o per un altro, non si fa mai toccare dalle mode. Non importa che il trend sia il boom bap o il grime, piuttosto che gli 808 della trap o la cassa dritta dell’house-rap, Gianni non stravolgerà mai il suo percorso, ma crescerà, piuttosto, in modo coerente e lineare, mantenendo gli elementi essenziali della sua produzione e modificandoli poco per volta, per migliorare e maturare, senza rinunciare alla propria identità.
Dalla scelta di cantare in romanesco a quella di servirsi di metriche complesse e tutt’altro che “quadrate”, fino alla selezione delle strumentali (G Ferrari anche quest’anno ha dimostrato di essere il suo partner artistico ideale), che risentono di influenze sofisticate, il rapper romano ha dimostrato di percorrere un sentiero musicale unico e, soprattutto, di qualità via via crescente.
Nati Diversi, il secondo disco ufficiale, era un piccolo esame di maturità: Gianni doveva replicare il successo di Re senza corona, un progetto che aveva convinto e incantato tutti quanti, pubblico e opinionisti. Al termine di questa prima parte di 2020 si può dire senza difficoltà che Nati Diversi è un disco addirittura superiore al suo precedente, che dimostra dei piccoli miglioramenti, senza stravolgere il suo stile. Rispetto a Re senza corona, già un buon CD, i ritornelli di Gianni sono più efficaci, il suo flow più fluido e variegato, le sue scelte lessicali più ragionate e, in generale, i suoi testi più maturi.
A questo proposito, @cmluxury, in una splendida recensione dell’album, ha scritto:
Ascoltando il disco si viene catapultati nella vita di tutti i giorni a Roma, i testi, così come le basi, di cui si palerà tra poco, profumano di romanità, di Tor Marancia, di Piazza del Popolo, di amatriciana e di carbonara, rigorosamente con il guanciale. Chiudendo gli occhi ed ascoltando in cuffia ciò che Gianni ha da dire, è come se dall’alto si potesse osservare tutta la Capitale, dal Vittoriano al Colosseo, dalla Barcaccia a Via del Tritone, e poi, piano piano, si atterrasse tra i vicoli, stretti e ricchi di scorci meravigliosi della Città Eterna.
Nati Diversi è quindi un viaggio attraverso Roma, un percorso suggestivo e meraviglioso nella Città Eterna, ma è, allo stesso tempo, la dimostrazione che Gianni Bismark ha lavorato e sta lavorando nel modo giusto, crescendo un po’ alla volta e diventando grande, restando se stesso.