Qualche giorno fa, a poco più di un anno dal suo secondo album, Re senza Corona, Gianni Bismark ha finalmente reso disponibile Nati Diversi, un album anticipato dall’uscita di 3 Freestyle sul suo profilo Instagram (@giannibismark) e da un inedito, Gianni Nazionale, contenuto nel disco.
L’album, così come i suoi lavori precedenti, parla di vita, di Roma, dell’amicizia, delle “sole in strada” e di tutto ciò che l’artista ha passato durante per arrivare dov’è ora e, naturalmente, dell’A.S. Roma, la squadra che, sin da bambino, Tiziano ha avuto nel cuore.
Perché Tiziano? Beh, contrariamente a quanto si possa pensare, il suo vero nome non è Gianni, bensì Tiziano Menghi, ed il suo nome d’arte deriva da quello di Gianni Bismark Guigou Martínez, calciatore, neanche a dirlo, dell’A.S. Roma, nella stagione 2000–2001, stagione in cui la squadra ottenne il suo terzo ed ultimo scudetto.
Dunque il legame dell’artista con il calcio è molto profondo, praticamente inscindibile, tanto che in Ci vedo lungo (da Re senza Corona), l’artista, parlando delle sue priorità, canta:
“L’amicizia, la mia squadra, poi c’è la mia donna”
ed è da questo legame che comincia l’analisi.
Circa 10 giorni prima dell’uscita, come da prassi, Gianni ha iniziato ad annunciare i featuring del disco, cantanti e produttori, reinventando però l’annuncio in forma di convocazioni calcistiche, postando su Instagram, giorno dopo giorno, foto/figurine dei “giocatori” della squadra di “Nati Diversi”, tutti rigorosamente con la maglia degli Azzurri.
Ascoltando il disco si viene catapultati nella vita di tutti i giorni a Roma, i testi, così come le basi, di cui si palerà tra poco, profumano di romanità, di Tor Marancia, di Piazza del Popolo, di amatriciana e di carbonara, rigorosamente con il guanciale. Chiudendo gli occhi ed ascoltando in cuffia ciò che Gianni ha da dire, è come se dall’alto si potesse osservare tutta la Capitale, dal Vittoriano al Colosseo, dalla Barcaccia a Via del Tritone, e poi, piano piano, si atterrasse tra i vicoli, stretti e ricchi di scorci meravigliosi della Città Eterna.
“So romano vero che ‘nse sente”
Questo disco è coerente con il precedente e conferma lo stile personale di Gianni, uno stile diverso da tutti, così unico perché figlio delle influenze musicali che hanno segnato la sua vita. Queste, più che alle trap house di Atlanta o alle grandi rockstars degli anni ’90, sono riconducibili al cantautorato romano, agli stornelli ed agli artisti popolari.
Le influenze sono più che evidenti se si ascoltano le fantastiche produzioni che accompagnano il lavoro dell’artista, che nella quasi totalità dei casi sono semplici e popolari, il cui fil rouge è l’utilizzo della chitarra, una chitarra soft come lo era quella che accompagnava Gabriella Ferri (nominata in Chitarra Romana nel progetto precedente), o quella che un anziano proprietario di un ristorante a Trastevere suonerebbe fuori dal suo locale, accompagnata dalle parole di Trilussa, per invogliare i passanti a mangiare da lui.
I produttori sono stati messi a dura prova per soddisfare le richieste del cantante, ma tutti, (al disco hanno contribuito G Ferrari, Chris Nolan, Sick Luke, 2nd Roof, Enemies, e Drone126) hanno saputo interpretare le direttive e reinventare le loro produzioni per contribuire alla nascita di questo piccolo capolavoro che mischia tradizione e attualità.
Ne è un esempio il lavoro svolto da Sick Luke, al quale è stata affidata la produzione di La strada è nostra (ft. Geolier). Il beat ha un ritmo calmo e sincopato, caratterizzato dalla melodia alla chitarra e da uno schiocco di dita a segnare le battute, sul quale Gianni parla della sua rinascita, avvenuta grazie alla musica, che gli ha permesso, tramite un contratto (quello con Virgin Records), di raggiungere traguardi che mai avrebbe sognato, e di uscire da quella condizione di disagio, che nasceva in alcuni ambienti, dovuta alla sua condizione socio-economica.
E lo sai che io parlo la lingua del branco
E fateme santo, me sento a disagio
Co’ tuo padre accanto
Mentre che mi parla dei viaggi che ha fatto
Io stato solo in piazza
E grazie alla musica sono rinato
Voglio vola’ in alto
Anche Geolier riprende gli stessi temi nella sua strofa, e lo fa adattandosi perfettamente al beat di Luke ed allo stile richiesto dal disco, reinventandosi in modo perfetto e confermandosi come uno degli artisti più versatili della scena, nonostante la sua scelta linguistica potesse, almeno all’inizio, apparire rivolta ad una piccola nicchia di pubblico. Insomma, il posto da titolare non glielo può togliere nessuno.
Oltre all’artista partenopeo, sono stati convocati da “Mister Bismark” anche Tedua, Quentin40, e l’immancabile Franco126.
Tedua porta, in Ne hai fatti 100, sul beat di Chris Nolan, il suo stile unico ed inconfondibile, caratterizzato da scrittura e una scelte metriche molto libere dai canoni tradizionali, con cui ricorda i tempi della strada, delle sole e dello spaccio, che, da Genova a Roma, ha caratterizzato le vite dei due artisti, rendendoli oggi “compatti ed accoppiati”.
Quentin40, in Negativi (prod. Drone126), racconta, di nuovo, la strada e la l’adolescenza, fatta di amicizia e reati, che Gianni racconta in modo scherzoso, ma tramite i quali non vuole essere d’esempio agli ascoltatori:
Ridevo ma vedevo
Un grande figlio de ‘na mignotta
Attento, pronto a non dare esempio
Franco126, dopo la hit Università, contenuta nel precedente disco di Gianni, torna a collaborare con lui e si conferma il Mida della scena italiana. Sì, perché tutto ciò che tocca diventa oro. Nel brano di rap c’è poco, ma si possono sentire le atmosfere di cui si è parlato prima, nonostante racconti, come sempre, vita vissuta, piazza e adolescenza.
La collaborazione nasce dalla forte amicizia che lega i due artisti, e, sul suo profilo Instagram, Gianni dice di Franco:
“Io e Franchino abbiamo lo stesso sangue, era fondamentale all’interno del disco. Inoltre, è stato lui a spingermi a esplorare nuove sfumature della mia voce e nuove sonorità, mi ha fatto capire che anche io potevo toccare determinate note.”
In questo brano Gianni gli cede anche il ritornello, e il risultato è meraviglioso: il mix delle due voci con la fantastica base di G Ferrari (questa volta priva di chitarra e con degli hi-hats molto tipici della trap che fanno contrasto, ma allo stesso tempo si sposano, con il cantato), genera una canzone che probabilmente si sentirà spesso in radio (perlomeno lo si spera per il talento degli artisti), senza però rinunciare alla realness che caratterizza entrambi. Nonostante le sonorità così raffinate di tutto il disco, infatti, Gianni parla molto apertamente – e sempre senza filtri – del suo passato.
C’ho la punta a mezzogiorno co’ quell’altro amico
Gli ho dovuto far capire che vendevo io
Il giorno dopo il suo motorino era sparito
Non s’è fatto più vedere lui nel bagno mio
Io tornavo a casa con in tasca il sorriso
Pacca sulla spalla, va’ a dormire, bello mio
Amo squagliato le strade
A venne’ er fumo d’estate
Quante ne ha fatte qua dentro
Tra poco ci arrestano (Ah)
C’ho un pezzo de fumo nascosto al bare qua dietro (Seh)
Per concludere è importante parlare di due brani molto particolari contenuti in Nati Diversi, che Gianni ha inserito in chiusura dell’album, intermezzati dall’estratto che ha anticipato il progetto. Questi sono San Francesco e Fateme Santo.
Nel primo, in cui la melodia è realizzata, da G Ferrari, con il caratteristico fischio dell’artista (di cui parla anche nella canzone), Gianni parla con gli uccelli, così come faceva il Santo di Assisi, e in questo suo monologo è proiettato al futuro (metaforicamente il cielo nel quale si librano gli stormi di uccelli), ma con uno sguardo malinconico al passato, rappresentato dal suolo.
Stavo meglio quando stavo in piazza
La mia vita adesso è proprio un’altra
Chi ti suona ma alla fine scappa
Voglio i soldi pe’ tutta la banda
Infine, Fateme Santo chiude il viaggio con un Gianni Bismark maturo, che si eleva, su un beat molto calmo, al livello del cielo. Quel livello che, a Roma, solo il Papa ed il Pupone possono raggiungere e beh, che dire… Anno dopo anno, Gianni sta dimostrando di avere il carisma e il talento per arrivarci.
2 pensieri riguardo “Un viaggio nel cuore di Roma e dei Romani con “Nati Diversi” di Gianni Bismark”