Era il 2016.
L’anno di Crack Musica, di Sfera Ebbasta, di Santeria, di Ragazzi Madre e di tanti altri album che hanno portato ad una vera e propria rivoluzione nel panorama musicale dello Stivale. L’anno della trap, degli 808, di Sick Luke e Charlie Charles, l’anno in cui finalmente la scena italiana ha saputo accettare ciò che, a suon di autotune e di skrt, arrivava dai lontani States.
Uno dei progetti che più ha contribuito a questa rivoluzione è sicuramente Orange County Mixtape, di Mario Molinari: per gli amici Marietto, per il pubblico Tedua, all’epoca solamente un ventiduenne con il sogno di diventare un gangsta rapper, così come diceva a sua madre, lamentandosi di commenti troppo sdolcinati lasciati da lei sotto le sue foto.
Quello di OC è un ciclo, così com’è stato definito dall’artista stesso, composto da 3 capitoli:
Il titolo del progetto, “Orange County”, è un chiaro riferimento alla serie televisiva “The O.C.”, molto popolare tra i giovani durante i primi anni 2000. La serie, infatti, è ambientata nella contea di Orange County, una delle più ricche della California, ed ha come protagonista Ryan Atwood, un giovane ragazzo proveniente da una famiglia disagiata che si ritrova ad essere adottato da una famiglia benestante e viene sbalzato in una realtà totalmente differente da quella che era abituato a vivere.
La storia di Mario non è molto differente da quella di Ryan, ed è semplice capire il perché della citazione.
Anche l’artista, infatti, cresce in un contesto familiare particolarmente difficile: la madre, rimasta sola, fu costretta, a causa delle difficoltà economiche, a dare il figlio ad una famiglia affidataria. Terminato il periodo di affidamento, Mario fu accudito dalla nonna materna a Milano, per poi fare ritorno a Cogoleto, un piccolo comune vicino al capoluogo genovese. Durante l’esperienza a Cogo, così come viene chiamata da Tedua in molte delle sue canzoni, fonda il collettivo Wild Bandana, cui presero parte alcuni suoi amici, oggi diventati anch’essi particolarmente conosciuti per la loro musica (Izi, Vaz Te, Guesan e Ill Rave).
Tutte le esperienze di vita di Tedua si riversano nella sua musica, particolarmente controversa, specialmente agli albori della sua carriera, poiché sciolta da tutti i dogmi della metrica e con dei testi che nascono da flussi di coscienza Joyciani, spalmati “fuori tempo” (è questa l’accusa a cui fu sottoposto maggiormente dal grande pubblico, alla quale Mario rispose dicendo che la sua musica affonda le sue radici nella Drill di Chief Keef, FredoSantana e, in Italia, di Dargen d’Amico) su beat che trasportano in un mondo a parte, un mondo rurale e felice, privo di sovrastrutture e totalmente libero.
La notorietà di Tedua, all’inizio, fu data anche dall’ilarità suscitata dal suo modo di ballare nei video, particolare ed influenzato dalla sua visione molto libera della vita, che ancora oggi lo caratterizzano, non più soltanto nei videoclip, ma anche sul palco.
Dopo l’uscita di AOC Mixtape, OC è stato anticipato dall’uscita dei video musicali di alcuni singoli in esso contenuti, come Buste della Spesa, Lingerie (ft. Sfera Ebbasta) e Drill Dream Squad (singolo risalente addirittura al 2015, con la partecipazione di Vaz Te), che hanno contribuito ad accrescere la notorietà dell’artista sfruttando la formula: “Nel bene o nel male, purché se ne parli” che, nello stesso periodo, ha reso famosa la Dark Polo Gang: fare scalpore, attirare critiche (per la metrica utilizzata, per i balli etc.) così da far parlare di sé.
Il Mixtape si apre con un’intro e termina con un’outro, pratica ormai morente nei progetti degli artisti più recenti, simbolo della forte connessione di Tedua con la tradizione, nonostante il suo modo di interpretare la musica privo di qualsiasi precedente.
Tecnicismi, rime ricercate, introspezione e incastri unici sono gli ingredienti principali dei due progetti OC, il tutto condito da beat spaziali. Esempio lampante di questo è la canzone OC (California), il cui beat, a cura di Chris Nolan, è una rivisitazione della sigla dell’omonima serie tv, in cui Tedua ripercorre la sua infanzia e la sua adolescenza, racconta dei suoi amici e del desiderio di rivalsa e del forte desiderio di prendersi tutto:
“Tedua, 15 anni, i panni del mercato regalati
La mia mami, sbatti tra debiti e mesi in ospedali
I miei fra come me, con problemi peggio o uguali
E stesse storie di sbatti collegiali”
“I miei fra dall’orfanotrofio alle case al mare
Alle ville alle vie del centro
Da un ranch popolare o in case in affido
Dalla comunità od il collegio”
Non mancano riferimenti alla giungla e a Mowgli, altro personaggio della cultura popolare lontano dalla famiglia e privo di regole, al quale Tedua si rifarà spesso nei suoi testi, tanto da dedicare al “Cucciolo d’uomo” un album intero qualche anno dopo.
Tra la giungla la mia ciurma fa da pescatori per gli alligatori
Sono a riva al mare tu non scimmiottare Mowgli o muori
(da Fifty Fifty ft. Ghali)
La canzone che può essere considerata il manifesto dello stile del rapper di Cogo e Calvairate è sicuramente Pegaso, in cui tutti gli ingredienti che caratterizzano il disco sono estremizzati, ma mescolati tra loro alla perfezione. Le sensazioni suscitate dal brano sono intense grazie alle armonie in chiave maggiore che si susseguono lungo il corso di tutto il pezzo. Un pezzo da ascoltare ad occhi chiusi immergendosi completamente nell’ambiente creato da Chris Nolan e Tedua.
In definitiva, il ciclo di Orange County ha rappresentato una vera e propria rivoluzione per la musica italiana, e sicuramente senza questo album la scena odierna sarebbe molto diversa.
Tedua si sta evolvendo con il tempo, e aspettiamo fiduciosi il nuovo progetto ormai imminente, anticipato da 2020 Freestyle.
Un pensiero riguardo “Orange County di Tedua – Le radici degli alberi tra i quali oscilla Mowgli”