Guè Pequeno festeggia il compleanno il 25 dicembre. Come sarebbe il famosissimo “Canto di Natale” se l’ex Club Dogo fosse il suo protagonista?
[Il seguente testo non va preso sul serio neanche per mezza parola, ma va letto per quello che è: una piccola storia inventata e divertente]
Si sa che Guè Pequeno non ama il Natale, come si sa altrettanto bene che ama le feste, i regali e i fiumi di champagne. Guè non ama il Natale perché la festività tenta, in qualche modo, di fargli concorrenza! Come se non bastassero i rapper italiani… Il compleanno del Guercio è il 25 dicembre e per i suoi amici la Vigilia di Natale altro non è che il giorno della sua festa.
Anche quell’anno, dopo aver affermato su Instagram, con fare sarcastico, che il Natale fosse la cosa che gli mette più tristezza dopo il circo – sì, l’ha detto davvero – aveva iniziato i festeggiamenti con i suoi amici: da Emi Lo Zio a Shablo, passando per gli immancabili Lazza, Sfera Ebbasta e Young Rame, i suoi pupilli della nuova scuola.
Dopo la festa, le bevute e i regali, Guè era andato a dormire in albergo – perché nella nostra finzione anche a Milano il Guercio dorme in un hotel a 5 stelle – ma nel cuore della notte si era svegliato improvvisamente: qualcuno gli stava bussando alla porta. Mentre il rapper si chiedeva chi potesse mai disturbarlo al suo compleanno (non a Natale, va ribadito) gli parve di sentire un certo suono metallico…
Aprendo la porta, si trovò davanti un vero e proprio fantasma… Non era il primo spettro che vedeva nella sua vita, ma era certamente il primo con i capelli rossi, i denti d’oro e il volto di Sfera Ebbasta, costretto a camminare con delle catene d’oro legate ai piedi. Guè non disse una parola, si limitò ad aprire la porta e dopo il frigobar, in cui si nascondeva una Cîroc avanzata dal giorno prima.
Il rapper si sedette sulla sua poltrona e aspettò che il fantasma di Sfera parlasse per riempirsi il bicchiere e quello, dopo essersi rollato un joint tanto spiritato quanto lui, iniziò: “Guè, ti stanno per venire a trovare tre fantasmi: lo spirito del Natale passato, quello del Natale presente e quello del Natale futuro… Sai come funziona, no?”
Guè lo guardò pensieroso e rispose prontamente: “Sì Sfe, ma quanto mi pagano per ‘sta cosa?”, facendo scoppiare a ridere la rockstar fantasma, che subito disse:
“Cosimo, so che detto da me sembra strano, ma tu DEVI salvare il rap italiano stasera!”
Vedendolo ancora piuttosto dubbioso, il trap king (o ghost king) gli mostrò meglio le sue catene d’oro che gli impedivano di camminare serenamente e evidenziò un dettaglio. Frontalmente, le catene portavano un enorme scritta “Gucci” – di questo Guè se n’era già accorto – ma sul retro erano state incise le parole “TRAP KILLED RAP”.
Il Guercio pensò divertito al fatto che in Bancomat proprio il fantasma cantava: “Sfera Ebbasta ha ucciso il rap, con la sprite e l’autotune” e rispose all’amico, che intanto aveva finito il suo “ghost joint”: “Ora puoi andare, aspetterò il prossimo fantasma…”, vedendolo scomparire subito dopo in una nube di fumo.
In realtà Guè non aveva capito un granché di quella storia, ma conosceva Canto di Natale di Dickens ed era curioso di conoscere i nomi dei tre spiriti. Aprì dunque la sua valigia, prese un block notes Versace e iniziò a mettere per iscritto qualche ipotesi sull’identità del fantasma del Natale passato… I nomi che gli vennero subito in mente erano Jake La Furia e Don Joe, i suoi due ex compagni di collettivo. “Se c’è qualcuno che può e deve salvare il rap italiano, sono sicuramente i Dogo”, pensò fra sé ridacchiando ma, mentre ideava un piano per salvare il Natale del rap italiano, il cellulare della sua stanza squillò con una suoneria improbabile: “Ho chiuso il cielo nella stanza, le pareti blu…”.
Guè era sbalordito: non poteva essere Salmo, anche se in effetti era passato per Tanta Roba, la sua etichetta indipendente… Rispose con tono scocciato “Pronto, chi parla?” e dall’altro lato della cornetta: “Pronto scusa lo scherzo di Salmo, vieni giù in camera 2011.” Il Guercio era ancora più sbigottito dalla voce che aveva sentito: il tono leggermente provocatorio… L’inconfondibile accento milanese… Non poteva sbagliarsi.
Camera 2011 era gigantesca, sconfinata, grande più o meno come un campo da calcio. Guè venne accolto alla porta dal fantasma di Fabio Rovazzi – quello dei selfie mossi – e questo di certò non migliorò il suo umore, ma quando si trovò davanti Fedez non riuscì proprio a trattenersi:
“Scusami tu in che modo dovresti salvare il rap italiano?”
Il collega però era calmo e risoluto e gli disse:
“Io sono lo spirito del natale passato, quel Natale che io, te, Ghali, DJ Harsh e Emi Lo Zio abbiamo passato in tour… Era il tuo tour ed eravamo tutti uniti! Ricordo con nostalgia quei tempi passati: dovremmo organizzare una reunion!”
Guè, che in camera fantasticava su un ritorno dei Dogo in pompa magna a San Siro per superare il rivale Salmo una volta per tutte, era ora davvero innervosito:
“Cioè tu vorresti fare una reunion con me e Ghali?”
Fedez rispose, con il suo solito tono di chi sa che sta dicendo qualcosa di scomodo, (non serve certamente che ve lo descriviamo):
“Immagina: io rappresento il pop rap, tu rappresenteresti l’hip hop a 360 gradi, Ghali è un pioniere della trap. Manca solo un grande artista indie-rap: io pensavo a uno fra Coez e Carl Brave. Saremmo i fantastici quattro! Non ci fermerebbe nessuno!”
Guè ne aveva sentite troppe. Si diresse verso l’uscita della stanza d’albergo senza neanche salutare l’ex collega. Una cosa del genere gli sembrava così assurda che faceva sembrare normale il suo featuring con Cetto La Qualunque. Non era disposto ad ascoltare più neanche una parola, sarebbe tornato alla sua suite e sarebbe tornato a dormire, dimenticandosi per sempre questa storia dei fantasmi.
Per le scale incontrò Mahmood:
“Sono il fantasma del Natale presente, devi andare a Sanremo Guè!”
“Ci mancava solo questa”, borbottò il Guercio, senza neanche fermarsi ad ascoltarlo. Non si sarebbe fermato neanche se si fosse trovato davanti il fantasma di Tupac in persona.
Aprì la porta e si chiuse dentro a chiave: non voleva nemmeno sapere chi sarebbe stato il fantasma del Natale futuro: per quanto aveva visto oggi poteva essere tranquillamente Taxi B o Drefgold. Prima di addormentarsi, Guè sbloccò l’I-Phone e decise di caricare una storia su Instagram, inquadrandosi e dicendo ai suoi fan:
“Ribadisco che il Natale mi mette tristezza, da oggi mi fa pure schifo. Ricordatevi sempre che io sono passato, presente e futuro di questo genere. Viva il rap italiano!”
Un pensiero riguardo “Canto di Natale di Guè Pequeno”