Estratto dall’articolo “La prima metà del 2019 – Le delusioni”, in cui si analizzava Raptus 3 di Nayt, un disco che non ha ripagato le aspettative del pubblico sul talentuosissimo e giovane artista romano.
Come in uno scorso articolo, sulle sorprese del 2019, anche qui si parte da QVC8 di Gemitaiz, mixtape in cui Nayt, all’anagrafe William Mezzanotte, classe 1994, realizzava una performance eccezionale nella traccia Rossi, in cui era presente anche Vegas Jones. Per pubblico e critica è l’ennesima dimostrazione che William è un talento puro, che finalmente sta passando dallo status di “giovane promessa” a quello di “rapper affermato”, un po’ come è successo a Lazza con la pubblicazione di Re Mida.
Nayt, fra la seconda metà del 2018 e la prima del 2019 ha stregato il pubblico con singoli come Gli Occhi Della Tigre e Fame con Madman, grazie alla sua strepitosa tecnica (incastri, extrabeat, punchlines, abilità espressive e cambi di flow) e grazie al suo personaggio, carismatico e misterioso. L’artista ha stupito anche a Real Talk e nei featuring: oltre a Rossi, anche Frecciarossa con Vegas Jones e Oh 9od con tha Supreme ospitano sue strofe strabilianti.
Esse Magazine, qualche settimana fa, ha definito Nayt “il villain del rap italiano”, alludendo alla sua sempre più frequente abitudine, un po’ sulla scia del primo Fabri Fibra, di punzecchiare e attaccare colleghi in molte delle sue canzoni. Se si dovesse fare un elenco degli artisti menzionati da Nayt in questo senso, andrebbero inseriti Sfera Ebbasta, Drefgold, Ultimo, Chadia Rodriguez, Fishball e Highsnob – questi ultimi due a rigor di cronaca hanno risposto con delle diss track in maniera piuttosto riuscita – e questa sua attitudine alla frecciatina e al dissing ha sicuramente contribuito a generare un’enorme aspettativa sul nuovo disco di Nayt, terzo capitolo della saga Raptus.
Purtroppo (perché la scena beneficerebbe tantissimo di un suo grande progetto), il disco di Nayt è stato molto deludente, per due principali ragioni: la durata complessiva, il tipo di concept in termini di scrittura.
Partendo dal primo punto, Raptus 3 è composto da undici tracce per un tempo preciso di ventisette minuti: è la durata di un breve disco, la stessa di Rockstar di Sfera Ebbasta, ma da un artista come Nayt ci si aspetta un CD intenso e leggermente più lungo. Se si escludono dal conteggio i due singoli già usciti da mesi, Gli Occhi Della Tigre e Fame, l’ascolto è ancora più deludente: solo venti minuti di musica inedita.
Il secondo problema di Raptus 3 è il suo concept generale: se i beat di 3D sono di qualità e le melodie di Nayt mediamente convincenti, a livello di scrittura il romano ha dimostrato una netta involuzione, brano dopo brano. Non c’è neanche una barra, escludendo i grandi pezzi già usciti, che riesca a rimanere impressa nell’ascoltatore, neanche una punchline, i testi sono molto vaghi, parlano di tutto e di niente, impedendo al pubblico di assimilarli e di comprendere il flusso di coscienza dell’artista.
In conclusione, Nayt è sicuramente cresciuto tantissimo negli ultimi dodici mesi, ma deve certamente migliorare sotto tanti punti di vista, primo su tutti sotto l’aspetto lirico, perché fin ora è stato eccezionale – forse il migliore in Italia in questo momento – negli esercizi di stile in cui ha “giocato a fare il cattivo”, ma quando si è trattato di uscire dalla sua zona di comfort, ha di gran lunga deluso le aspettative.