Recensione e analisi della repack di 68, Till The End, pubblicata il 5 aprile dal rapper milanese Ernia per Thaurus Music, distribuita da Universal Music Italia, che contiene sette canzoni inediti.
Così si chiude la saga cominciata da Come uccidere un usignolo: 68 – Till The End è il repackaging dell’ album che ha consacrato Ernia come punto fermo della nuova scena, il riuscitissimo 68, arricchito da 7 brani molto diversi tra loro, accomunati da un unico intento: completarsi. L’intento dietro la scelta di sonorità, argomenti e approcci così diversi, infatti, non è quello di accontentare più pubblico possibile, ma accontentare se stesso.
Questo repack nasce dalla voglia di colmare i vuoti lasciati nell’album precendente e ribadire la poliedricità dell’artista. È un viaggio di maturazione quello intrapreso da Matteo Professione con Come uccidere un usignolo, quasi inconsapevole, che lascia trapelare, dietro l’atteggiamento strafottente e sbarazzino, il forte bisogno di esprimersi, di dare voce a ogni aspetto della sua personalità. 68 – Til The End parla di tutto e anche di niente. Perché Ernia sa e può farlo.
In questi 20 minuti di musica totalmente inedita, si trovano tre featuring con degli artisti che incarnano tre aspetti diversi e fondamentali nella carriera del milanese. Il brano con Nitro, che ha anticipato l’uscita del repack, Certi Giorni, segue sicuramente una linea più melodica e pop rispetto ad altri pezzi del disco, ma non perde di certo in valore a livello metrico, anche grazie alla collaborazione con una delle voci e delle penne più apprezzabili e talentuose d’Italia, quella di Nicola Albera, conosciuto nella sua musica come Nitro, Wilson o Phil de Payne.
I due rapper sono simili sotto alcuni punti di vista; sono accomunati dalla profondità dei loro testi, dall’utilizzo della propria voce come strumento principe da modulare sulla base, nonostante questa non sia perfettamente educata al canto o alla modulazione, dalla capacità di alternare pezzi commerciali ma comunque di grande rilevanza ad altri decisamente più violenti e graffianti e una rabbia a volte esplicita e manifesta, altre sottile e a malapena palpabile. Sono artisti complessi, con più di un asso nella manica. Un altro punto in comune è messo in evidenza proprio dal featuring sopracitato, elemento che ha reso entrambi apprezzabili da un pubblico ancora più ampio: la tematica amorosa o meglio, la loro personale interpretazione di tale tematica.
Sia Nitro che Ernia propongono un loro modo peculiare di narrare le loro esperienze con l’altro sesso, ma mentre Nitro si avvale di un tono quasi sempre malinconico e romantico, nel senso poetico del termine, anche lì dove si parla di esperienze poco positive, Ernia è ricordato ovunque per alcune delle sue rime più riuscite proprio su quest’argomento, che lo consacrano come Don Giovanni della scena rap italiana, più accattivanti negli incastri che nella profondità.
Tra questi sette, nuovi brani, troviamo infatti anche il coronamento del lato più ammiccante dell’artista in Phi, una sorta di manuale del rimorchio in rima, geniale nella sua semplicità, che contribuisce ulteriormente ad aumentarne la fama in quest’ambito e che cita uno storico pezzo di Notorius B.I.G., Ten Crack Commandments.
Ma se Phi non fa che confermare un aspetto che era già più volte emerso dalla penna del rapper milanese, lascia invece alquanto di stucco il featuring con Chadia Rodriguez, giovane voce di Torino. In Mr Bamboo, questo il titolo della traccia, Ernia gioca con il suo lato più insolente e provocatorio grazie anche ad una produzione di Mr. Monkey, altro nome nuovo nella scena trap italiana, conosciuto soprattutto come produttore del progetto di debutto di Tredici Pietro.
L’incredibile flow dell’artista si sposa con la base e con ogni sua variazione, una delle caratteristiche più apprezzabili del suo talento e gli permette di scivolare da una rima all’altra, da una velocità maggiore, un ritmo incalzante e barre incisive che si succedono senza bisogno di riempimenti superflui a un ritornello molto musicale, quasi ballabile, in cui la semplicità del testo dà il perfetto momento di respiro tra una strofa e l’altra. E poi arriva la voce femminile di Chadia, pesantemente modificata da un utilizzo forse eccessivo di distorsioni artificiali. È un impatto violento, che lascia piuttosto spiazzato un ascoltore abituale del milanese, abituato a sonorità decisamente più morbide e a quella voce naturale e suadente che contraddistingue il rapper.
Il brano, che nel suo complesso risulta comunque riuscito, è un esperimento che ha suscitato critiche e giudizi negativi da parte di un gran numero di suoi fan, che sono rimasti piuttosto delusi dalla scelta del feat, mentre ha ricevuto feedback positivi da altri, che hanno apprezzato la sperimentalità del duo. Che sia stata una scelta stilistica consapevole, data da un apprezzamento reale della giovane rapper, o un desiderio di portare qualcosa di completamente inedito e innovativo nella sua musica, Mr Bamboo rimane un brano altamente apprezzabile per la qualità del flow e la pulizia delle rime.
Perché un pezzo straordinario non deve avere necessariamente un testo straordinario. A volte basta qualche incastro particolarmente riuscito, qualche riferimento di livello, una singola battuta per consegnare alla memoria una traccia, come risulta evidente dalla terza collaborazione in Till the End, quella con Lazza.
Recentemente consacrato a beniamino degli ascoltatori più appassionati di rap italiano, Lazza è stato reso popolare dal suo ultimo album, Re Mida, uscito solo nel 2019. Il talento di quest’ultimo però, era già stato più che dimostrato anche da suoi precedenti feat con artisti del calibro di Guè Pequeno, Emis Killa, Salmo e Nitro. Eccezionale anche nel suo ruolo di produttore, testimoniato nel suo apice dalla produzione di Disgusting proprio per Ernia. Nella repack di quest’ultimo se ne apprezzano le sonorità trap miscelate, però, al rap vecchio stampo a cui entrambi gli artisti milanesi si rifanno, ma con grande originalità, aggiungendo invece che menomando, portando avanti una tradizione di ritmo e musica in modo intelligente e moderno. Il brano che vede la loro collaborazione è Il Mondo Chico, grande esempio di come la leggerezza possa essere usata con sagacità per creare un brano semplice ma d’effetto, capace di farsi apprezzare sia al primo che all’ennesimo ascolto.
Le altre due tracce della riedizione di 68 sono antitetiche tra loro, e allo stesso tempo complementari. Da un parte Lewandowski VI, ulteriore episodio di una saga di altissimo livello metrico che offre, come le sue sorelle maggiori, rime indimenticabili e riferimenti vari, in un clima di arroganza e aggressività che esercita un’attrazione inevitabile sull’ascoltatore, contribuendo al fascino che si è creato intorno alla figura di Ernia, i cui insulti e frecciatine sono provocanti in più di un senso.
Dall’altro lato abbiamo Un sasso nella scarpa, espressione della sensibilità umana e intellettuale di Matteo, vero maestro nel dipingere la realtà sotto le sue più contraddittorie sfaccettature attraverso i suoi metri. Viene sacrificata la variatio ritmica a favore di un testo complesso e ragionato, la cui potenza non risiede negli incastri ma nel significato, dando prova ancora una volta della grande poliedricità di Ernia.
Ciò che lo rende unico, e che è sempre costante nel suo lavoro, è la capacità straordinaria di comunicare con la base, di sentire la musica e lasciare che il suo talento faccia il resto. È evidente la naturalezza con cui i suoi testi, veri capolavori di lirica, si adattino al ritmo che li accompagna, e come ogni rima trovi il suo posto sul beat senza mancare un colpo.
Questa precisione metrica dona ai brani più riusciti dell’artista milanese un doppio potere: ad un primo ascolto, anche attento, il brano è accattivante ed orecchiabile, colpisce subito la musicalità delle parole e la bella voce di Matteo, saggiamente dosata e pulita da ogni artificio, aumentando la crudezza e la potenza sia dei pezzi più aggressivi come Il Mondo Chico, sia di quelli più melodici come Ti ho perso, ma in ogni canzone il genio di Ernia si riesce ad apprezzare in toto solo dopo un paio di riproduzioni ulteriori, in cui ogni battuta, riferimento e incastro arriva all’orecchio dell’ascoltatore come una freccia, precisa e pungente.
68 – Till The End è una Deluxe Edition che invita a essere riascoltata e si apprezza con il tempo il valore di ogni verso, mai casuale, mai per riempire un vuoto o allungare un pezzo. C’è tanto che vuole essere comunicato e c’è il talento per farlo; questo fa di Ernia uno degli artisti contemporanei più talentuosi della scena italiana, nonché un maestro assoluto nell’uso della parola come mezzo espressivo, non solo come arma.