Analisi del testo di Diventa quello che sei di Mezzosangue, certificata disco d’oro FIMI la scorsa settimana, contenuta sia nel CD Soul of a Supertramp sia nel secondo Machete Mixtape. Il brano, colmo di riferimenti filosofici, è stato interpretato e studiato da un collaboratore di Raphaolic (L.B.) che ha preferito restare anonimo.
La prima strofa é del vecchio Mezzosangue
Un mezzosangue, appunto, un bastardo che vaga abbandonato in un mondo che ha la capacità di comprendere nella sua totalità, nelle sue mille sfaccettature, e che appare come un luogo in preda alle fiamme della contraddizione. Un vero e proprio inferno di egoismo e rassegnazione!
Il ragazzo in questo inferno si presenta come pompiere. Sente il calore delle fiamme che divampano attorno a lui, osserva costernato lo scenario che lo circonda ma aggrappandosi ai propri ideali e convinzioni tenta disperatamente di salvare il mondo sull’orlo del baratro. Un uomo solo, certo, ma statuario nella propria integrità.
Costretto a crescere tra i lupi forse, apparentemente selvaggio e animalesco come le folle che lo circondano, ma portatore di un solo sogno stretto in mano che lo guida nel cammino. Una luce che risplende chiara e lo invita a lottare passo dopo passo. È evidente in questa fase del pensiero del rapper mascherato il riferimento ad un’impostazione di pensiero riferibile alla corrente filosofica dello Stoicismo.
La figura del Sapiens costretto a destreggiarsi tra la cella, il momento dell’introspezione, e il pulpito, il tentativo di proiettare sulla realtà circostante le verità carpite durante la riflessione. L’uomo che affronta a viso aperto le evoluzioni del destino, che perfezionandosi nello studio e nella pratica può acquistare la forza di opporsi all’immane flusso della storia e realmente spegnere le fiamme dell’inferno, salvare il mondo?
Ma riuscirà il ragazzo a salvare il mondo?
Il ritornello é del nuovo Mezzosangue:
E fin da subito sembra studiare con’amara consapevolezza le parole e i sogni della prima strofa. La rabbia, la sancta ira del vecchio Mezzosangue ora è vana come le orme sulla sabbia. La parvenza di fede in un possibile futuro di luce per l’umanità è svanita, il ragazzo non deve credere in nessuno, ma solo provare a diventare quello che realmente è.
L’inferno e la desolazione passano in secondo piano, flussi di materia ed emozioni superficiali che in fondo altro non sono che una cornice per la vera lotta, la vera guerra. Il caos, scopre Mezzo, non è il turbinio delle frivole humanae res. La luce non è in fondo ad un sentiero, la strada che in passato seguiva non conduceva alla verità
La verità…
La verità si cela nel caos, questo era chiaro anche al vecchio Mezzosangue. Scontato, certo, ma evidentemente nel lasso di tempo che separa la prima strofa dalla seconda il rapper mascherato ha avuto modo di confrontarsi con Nietzche, Feuerbach, Bergson e in generale con qualunque impostazione filosofica che vede il mondo come una mera proiezione dell’animo umano.
Ed ecco, la rivelazione, il tassello mancante…
La verità si cela nel caos, certo, ma la verità non può essere là fuori, perché in realtà neanche il caos è là fuori: il caos è dentro di sé, tra miliardi di ricordi, tra le disperate grida della coscienza, il flebile rantolio della volontà e l’incomprensibile moto delle emozioni dell’animo.
E Mezzosangue accetta la sfida. Vi si immerge, vi annaspa e nuota ad ampie bracciate come Benoit Lecomte. La musica picchia forte certo, ma il beat scandisce chiaramente le parole e rappresenta l’unico supporto negli oscuri meandri dell’Io.
L’oscurità lo travolge, lo colpisce, lo ferisce. L’inchiostro sgorga come sangue, il dolore inizia a farsi sentire, ma ora non importa più. La missione è finalmente chiara, il sogno nel cassetto forse si può realizzare veramente! Il prezzo da pagare, tuttavia, è salatissimo…
Nessuno può carpire la verità fintanto che resta limitato dalle catene del pensiero empirico. Nessuna parola svela il suo reale significato fintanto che rimane intrappolata nel vile significante. È necessario spezzare quelle catene, salire a passi incerti la scala dell’Epistrofé di Plotino.
Sganciare le armature, gettare in terra gli strumenti di indagine empirica, abbracciare l’intuizione pura. Bisogna arrivare in fondo, squarciare il velo di convenzioni e sovrastrutture che celano il nucleo dell’Io, toccare con mano l’ineffabile verità che muove gli uomini, le stelle, il mondo.
Bisogna morire come Uno per rinascere come Tutto, comprimersi fino a dove le leggi della fisica e della razionalità nulla piú hanno da dire. E poi esplodere come una supernova, fondersi e divenire tutt’uno con il significato che si vuole svelare.
Ecco, il ragazzo sembra esserci riuscito!
Eccola, la verità, celata nel sangue, nell’inchiostro che macchia il foglio…
L’uomo non c’é piú certo, ma l’anima del gigante ora latita tra la carta.