Il primo Marzo, dopo l’uscita di Zzala, il suo primo disco solista, è uscito il secondo album di Lazza, Re Mida. Il rapper milanese classe ‘93 ha dimostrato un enorme migioramento in termini di scrittura. Fra citazioni a film, ad attori e a canzoni, – come Puro Bogotà dei Dogo o This is America di Childish Gambino – punchlines da capogiro, incastri metrici unici e immagini davvero commoventi, le barre di Zzala sono davvero di alto livello. In questo articolo, dunque, si analizzeranno i versi più riusciti di Re Mida, le citazioni e le varie sfumature di significato.
Re Mida è un grande album: contestualizzato nell’attuale scena rap italiana è un vero e proprio capolavoro, completo sotto tutti i punti di vista. Dalle incredibili e modernissime strumentali del talentuoso Low Kidd, ai flow freschi e innovativi di Lazza, passando semplicemente per la struttura del CD, che risulta coerente e matura, il CD dell’artista milanese è nettamente più riuscito della maggior parte dei prodotti musicali usciti negli ultimi anni.
Rispetto al suo primo lavoro, Zzala, uscito nel 2017, Re Mida è forse meno vario a livello musicale, ma nettamente superiore a livello lirico, dimostrando il netto miglioramento della penna di Lazza. Non c’è, per esempio, un solo artista che possa essere metricamente paragonato all’autore di Lario, in termini di schemi di versi e soprattutto di incastri, come dimostra in più quartine dei pezzi di Re Mida. Anche nella scrittura dei brani più profondi e riflessivi del CD, come la title track Re Mida, Catrame, Porto Cervo e 24H, Lazza risulta evidentemente migliorato nella descrizione di immagini e situazioni, nonostante già in Zzala la sua abilità lirica non fosse ignorabile, in canzoni come Ouverture e Silenzio.
In questo articolo, dunque, si andranno ad analizzare i versi, per un motivo o per l’altro, più riusciti di Re Mida, dall’intro dell’album Per Sempre alla bonus track realizzata con l’amico e collega Giaime, No Selfie.
1) Per Sempre
L’intro di Re Mida, Per Sempre, conferma quanto visto in Ouverture, che era a sua volta l’intro di Zzala, ovvero l’apprezzabilissima attenzione che Lazza dedica ai brani introduttivi dei suoi progetti. Se Ouverture, nella parte rappata sulle magiche note di Chopin, era molto riflessiva e aveva il compito di introdurre l’ascoltatore alla vita e all’universo del rapper milanese, Per Sempre dà tutto questo per scontato, mostrando al pubblico il celebre lato spaccone e autocelebrativo di Lazza, quasi a mostrare la sua fame e la sua ambizione, quella di un ragazzo che con quest’album vuole consolidare la sua posizione nella scena e realizzare un lavoro veramente importante e durevole nel tempo.
Nella strofa, due serie di versi sono particolarmente significative, per metrica e giochi di parole:
Ho le pare in eccesso
Fanno raglie nel cesso
Poi duri da morire
Siamo duri a morire come Samuel L. Jackson
Fra’, siamo Die Hard, tu non fotti il mio branco
Per ‘sti qua sono Dio, ma per me sono io
Perché, fra’, la D è muta, come Django
in cui lo schema metrico è: A-A-B-B-A-C-D-E-E-F, dimostrazione del talento metrico del rapper, che in due quartine intricatissime riesce a inserire citazioni a film cult (Die Hard e Django Unchained) e una punchline impressionante, quella sulla D di D-Io e di D-jango, e:
Che mi aspettano assegni
Poi mandami una foto, ci gioco a tirassegno
Meglio se ti rassegni
in cui il gioco di parole assegni-tirassegno-ti rassegni è davvero geniale, ma allo stesso tempo potrebbe essere manifesto della sfacciataggine tanto nota di Lazza, che è in attesa di assegni e gioca a tiro al bersaglio con la foto di chi vuole opporsi a lui.
2) Box Logo (feat. Fabri Fibra)
Box Logo è la seconda collaborazione fra Lazza e Fabri Fibra, una coppia atipicissima ma incredibilmente funzionale: in Lario RMX e in questa nuova canzone si può ascoltare un Fibra profondamente divertito e a suo agio a duettare con il collega milanese, che evidentemente rispetta e apprezza particolarmente. Il pezzo, insieme ai già usciti Porto Cervo, Gucci Ski-Mask e forse a Catrame e Morto Mai, è la potenziale hit mainstream del CD, in cui i due artisti ironizzano sulle mode e sulla tendenza dei ragazzi delle nuove generazioni a essere ossessionati dalle marche dei vestiti: la stessa Box Logo è infatti una collezione di capi di Supreme, notissimo brand americano.
Lazza, nel brano, canta:
Io non mi sento italiano
Ma per fortuna o purtroppo lo sono come Gaber (ehi)
Ma mi fanno i muri di persone come gabber (yeh)
Voglio farme tanti che per spenderli
Mi servono due vite, Laura Palmer
citando il celebre brano Io non mi sento italiano del cantautore Giorgio Gaber, dimostrando la sua sconfinata cultura musicale, e nella barra immediatamente successiva i muri di casse realizzati dai gabber, appartenenti a una sottocultura vicina alla hardcore-techno. La presenza in due barre adiacenti di riferimenti a un cantautore storico e a una cultura estremamente di strada, evidenzia la volontà di provocare e sorprendere dell’autore di Porto Cervo.
La quartina si chiude infine con una citazione cinematografica, precisamente alle due vite parallele di Laura Palmer nella serie I segreti di Twin Peaks.
3) Re Mida
Re Mida, title track del CD, è uno dei brani dai toni più seri della carriera di Lazza ed è caratterizzato da un ritmo molto pacato, che si infiamma solo nell’esplosivo ritornello. Nella seconda strofa, in particolare, il rapper canta:
Sono quello che nella foto di classe non c’era (yeh)
Perché di stare in mezzo agli altri non mi fotteva (no)
Pensavo a togliermi un problema, una due posti nera
Ha del Cristal sul suo fondoschiena
Compro una casa nuova e un’altra la metto al polso (yah)
Nemmeno la leggo, ma sai che il mio tempo ha un costo (ehi)
Questa è una serie di versi che, con toni diversi e proprietà di linguaggio meno raffinate, potrebbe tranquillamente appartenere a un brano di Sfera Ebbasta o Capo Plaza e ciò dimostra quanto sia vicina la musica di Zzala a quella dei rapper della nuova scuola. L’autore di Porto Cervo, infatti, non si distacca più di tanto, per temi trattati, dall’esponente medio della “generazione trap” – parla anche lui di lusso, macchine, gioielli, scarpe e donne, di rivincita sociale e di autocelebrazione – ma, rispetto ai suoi colleghi, ha una penna decisamente più raffinata e coinvolgente. Per esempio Re Mida è un disco liricamente superiore di Rockstar di Sfera Ebbasta, in termini di lessico, di descrizione di immagini e ovviamente anche di metrica.
Un utente, su Twitter, ha ironicamente affermato che Lazza sia passato dall’essere il “nuovo Emis Killa” al “vecchio Sfera Ebbasta” e di fatto questa provocazione suona come un enorme compimento. Lazza è l’artista che più riesce a far coesistere influenze old school e new school: ha flow moderni e freschi – non ha nulla da invidiare, per esempio, a Sfera, Ghali o Plaza – ma per le sue barre e i testi dei suoi pezzi si ispira chiaramente a mostri sacri come Killa, come Marracash o come Fabri Fibra.
4) Morto Mai
Morto Mai è, in assoluto, uno dei pezzi più riusciti di Re Mida, per lo splendido flow preso da Lazza e per le sue barre aggressive e taglienti. Nella prima strofa, per esempio, canta:
Prendo ‘sti money, faccio origami
Tu allunghi il collo e guardi, Modigliani
citando, in ordine, uno dei pezzi più autobiografici dell’ultimo disco Zzala, Origami, il cui ritornello recitava “Pensavo a piegarli come dei fottuti origami”, e un celebre artista italiano, Amedeo Modigliani, pittore noto per i suoi ritratti femminili, caratterizzati da colli affusolati.
In un’intervista per la pagina Instagram Boh Magazine, Dutch Nazari, rapper padovano, ha elogiato Lazza per la sua abilità di “scrivere quelle barre che te le vedi proprio a un centimetro dagli occhi mentre le dice”. La rima su Modigliani fa proprio parte di questa categoria di barre: quella della immagini visive. Se l’ascoltatore conosce i dipinti di Modigliani, infatti, non potrà fare a meno di immaginare i rivali del rapper nel tentativo di allungare il collo per sbirciare.
Un’altra barra celebre di questo genere, stavolta contenuta nella canzone Zzala, era:
Faccio il gesto di scoparla, sì come i gatti cinesi
in cui il rapper faceva riferimento ai tradizionali Maneki, i gatti della fortuna, spesso presenti nei negozi cinesi, montati in modo che il loro braccio si muova avanti e indietro come per salutare l’ospite.
Tornando a Morto Mai, due passaggi della seconda strofa sono impressionanti: l’attacco iper-aggressivo:
Zanotti Peppe, raccolgo cocci di rapper
Brucia, Red Hot Chili Peppers
Sembrate docili checche, ehi
metricamente da brividi, e l’ultima rima:
Sto ridendo un tot del parere loro
Fra’, mi sento Andromeda in catene d’oro
che fa addirittura riferimento al mito greco dell’incatenazione di Andromeda. Questo evidenzia la sorprendente cultura di Lazza e anche la sua ironia: se Andromeda, nella tradizione, era stata incatenata su una rupe, Zzala, invece, sfoggia un altro tipo di catene: le sue collane dorate.
5) Netflix
Per Lazza e il suo team, Netflix era senz’altro una delle potenziali hit del progetto Re Mida, al punto da realizzarne tre versioni: quella “comune” ascoltabile nel CD, una versione unplugged in cui l’artista canta suonando il piano e addirittura un remix con l’artista spagnolo Kaydy Cain, uno dei nomi più rappresentativi della scena iberica, presente nella Deluxe Edition dell’album.
Il brano è molto singolare, per via della sua impossibilità di catalogarlo: è da un lato un pezzo riflessivo e ricco di spunti malinconici – Lazza lo ha definito “quasi emo-rap” – ma allo stesso tempo sembra un freestyle a tema cinematografico e consiste anche in un convincente esercizio di stile, come dimostra l’inizio, densissimo di incastri:
Zzala è un’iconoclasta, dicono “Basta”, non ti curare mai di loro, guardali e passa
Brucio tappe, brucio denaro, brucio gli artisti, sto facendo un campo di grano, Lucio Battisti
Per quanto riguarda le barre più emotive del brano, invece, si può indicare come esempio questo passaggio, altrettanto impeccabile tecnicamente, della seconda strofa:
Ehi, e adesso lo decido io
Se è un arrivederci o un addio
Ora che schiaccio la tua vita e non la tua bio
CEO della mia storia piena di crisi
Neo, con le pastiglie per stare easy
in cui comunque Lazza non riesce a fare a meno delle punchlines. La barra “ora che schiaccio la tua vita e non la tua bio” è, anche qui, un’immagine in movimento e soprattutto una rima intelligente. Il significato del verbo “schiacciare”, nel verso, è doppio: Lazza non clicca più sulla bio della ragazza di cui sta parlando, ma “schiaccia la sua vita”, espressione che chiaramente indica un rapporto sessuale. Questa serie di versi, al di là del preziosismo, è particolarmente efficace perché fa riferimento a una rivincita, a uno scambio di ruoli, ed è davvero facile ritrovarsi nelle parole dell’autore.
6) Superman
La sesta traccia del disco, Superman, è un bel banger, esplosivo nel ritornello e ricchissimo di punchlines nelle strofe, ma presenta anche versi più seri e impegnativi, in cui Lazza ha la possibilità di raccontarsi.
Il primo aspetto sottolineato, quello legato alle rime a effetto, è particolarmente evidente nella chiusura della prima strofa:
Oggi proprio non posso
C’ho le ore contate
Fanculo il 10 Agosto
Una stella non cade
Io so che i falsi sono quelli che dici non fingono
Lo sto facendo per mia ma’ come Mickey lo Zingaro
in cui c’è una barra clamorosa, quella sul 10 Agosto, in cui Zzala fa riferimento alla notte estiva delle stelle cadenti e, giocando sul fatto di essere una “star” della musica, afferma che non ha alcuna intenzione di eclissarsi. L’ultimo verso della serie, invece, è una citazione a uno dei film preferiti del rapper, il gangstar movie Snatch, di Guy Ritchie, già omaggiato in Morto Mai, in particolare al personaggio di Mickey, interpretato nella pellicola da Brad Pitt.
Una serie di versi più profonda dello stesso pezzo è contenuta nella seconda strofa e permette all’ascoltatore di scoprire il lato più “terreno” della personalità di Lazza, un ragazzo introspettivo ma per molti aspetti fieramente tamarro.
Ancora non mi sembra vero: è pieno il parterre (parterre)
Non cambierò in trenta secondi come Clark Kent (come Clark Kent)
Sono lo stesso che si sbronza e tira al bartender
E che va ancora fuori quando suona Kalkbrenner
Baby lo sai che sono vero in mezzo a troppi fake
E puoi trovarmi in quel negozio se c’è il drop di Bape (yah)
Fra le righe, si legge la volontà dell’artista di rimarcare la sua personalità, che non è cambiata e non cambierà con la fama: è lo stesso di quando si ubriacava al bar con gli amici e che ancora oggi si esalta per un concerto techno del deejay Kalkbrenner o per la vendita di nuovi capi di marca Bape.
7) 2 Cellulari
2 Cellulari è uno dei brani scritti meglio di Re Mida, oltre che uno dei più riusciti a livello strumentale. Nella canzone, in maniera molto sfacciata, il rapper gioca sul fatto di possedere due telefonini per descrivere diversi aspetti della sua vita, passando dal suo rapporto con la fama, con chi lo infastidisce chiamandolo con lo sconosciuto, con gli affari, fino a quello con i suoi genitori, che non riesce e a vedere per cena a causa del faticoso impegno in studio.
Ho due cellulari
Uno per le spese, uno per le quote
C’ho l’ultimo mese dentro alle note
Per non rimanere con le tasche vuote
Ce l’ho puoi guardare quanto mi fai pena
Per balzare anche stasera la tua scema
Per dire a mia drema che rimango in studio
Devo fare un disco, non ci torno a cena
Nella serie di versi riportata, che introduce la seconda strofa, si può notare quanto detto in precedenza: è presente l’ambizione e la fame di denaro, – tema ricorrentissimo nella carriera di Zzala – c’è una rima piuttosto spaccona dedicata a un eventuale rivale e infine sono presenti i versi in cui l’artista spiega che non può presenziare alla cena con sua madre perché deve completare il CD.
8) Cazal (feat. Izi)
Cazal è uno dei pezzi che ha riscosso più successo, dalla pubblicazione di Re Mida, ed è molto facile intuirne il motivo: oltre a ospitare uno dei rapper più talentuosi della nuova scuola, il genovese Izi, la canzone è una vera e propria hit. Nonostante la nettissima differenza di stili fra i due artisti – Lazza realizza una strofa super-autocelebrativa mentre il genovese punta su versi molto più cupi e malinconici – il pezzo suona comunque molto bene e presenta, in entrambe le strofe, passaggi davvero di alto livello.
La strofa di Lazza si caratterizza per rime molto atipiche, create con parole inglesi o addirittura francesi, come per esempio room/boom o tartar/trafalgar. Queste rime e assonanze, rappate con il flow iper aggressivo della canzone, sono davvero d’impatto. Due passaggi della parte del milanese sono davvero impressionanti, la quartina:
Amore, adesso pago
Mi fanno il terzo grado
Giro lo sterzo, vado
Mio fra’ la fa come un razzo
Anzi, fra‘, come un palazzo, Renzo Piano
in cui è ancora evidente la sua ricerca della “rima quadrupla” (ter-zo gra-do/ster-zo va-do) e soprattutto in cui la canna rollata dal suo amico è paragonata a un razzo e poi a un palazzo di Renzo Piano, storico architetto italiano. Poco dopo, ancora, Lazza inserisce due versi davvero geniali:
Bitcha vuole una Céline
Bevo e mi chiede se è lean, no (no)
Ora se senti il mio disco per strada ti chiedi se è l’inno
in cui l’analisi riportata sopra è metricamente sbagliata, ma è perfetta per cogliere la raffinatezza di questi incastri. Nei pezzi di Re Mida, al contario di quanto accade nei CD di altri rapper italiani, questi giochi di parole e queste finezze metriche non sono casuali, ma sono perfettamente in linea con l’attitudine spaccona e sfacciata di Lazza. Non è assolutamente un’esagerazione, in questo momento, parlare dell’autore di Zzala come del “king delle punchlines”, che forse si contende la corona con gli intramontabili Jack The Smoker e Marracash e con Highsnob, punchliner a volte sensazionale ma altre un po’ fine a se stesso.
Il talento di Lazza nella scrittura di tali punchlines e il fatto che riesca a ideare delle barre così sorprendentemente geniali è da ricercare non solo in una sua palese predisposizione naturale, ma anche nella “palestra” che lo ha formato, ovvero il freestyle. Basterebbe guardare il video di questa storica battle, al Carroponte, fra lui ed Emis Killa, per capire quanto i due si entusiasmassero sineramente a tentare di realizzare il gioco di parole più contorto ed efficace.
9) 24H
La nona e la decima canzone del disco, rispettivamente intitolate 24H e Catrame, sono i brani più malinconici e profondi dell’album. Come Lazza stesso ha dichiarato, 24H è stato il primo pezzo scritto di Re Mida, mentre Catrame, realizzata a quattro mani con l’amico Tedua, contiene una dolcissima prima strofa dedicata a sua madre, forse la più emozionante della sua attuale carriera.
In realtà, infatti, nonostante le punchlines e l’autocelebrazione siano parte fondamentale del CD, Re Mida è un disco profondo e serio, che ha il compito, brano dopo brano, di raccontare al pubblico la rivincita sociale di Lazza, il modo in cui il rapper è diventato Re Mida. Porto Cervo stessa, primo singolo dell’album, descrive la nuova vita dell’artista, che può finalmente permettersi di portare la sua ragazza in una località costosa come Porto Cervo.
Nel ritornello di Superman:
Sai che ho puntato tutto su di me
E ho fatto bene con il senno di poi (uoh)
Oggi sono sulla luna
Lontano dai baci di Giuda
Non c’è nessuno che mi odia
Nessuno a cui chiedere scusa
Lazza, per esempio, è evidentemente soddisfatto e orgoglioso delle sue scelte e anche la sua abitudine di ostentare lusso e capi firmati (riscontrabile in quasi tutte le canzoni) è motivata dal desiderio di mostrare a tutti il suo successo, conquistato con le sue forze.
Se tuttavia, nei brani precedenti, la rivincita sociale dell’artista era riscontrabile in poche, sporadiche barre, 24H è una traccia profonda, poetica e soprattutto fondamentale per comprendere Re Mida. Si potrebbe svogliere una vera e propria analisi del testo della canzone, ma, dovendo scegliere solo alcuni versi, non si può ignorare una rima emozionante come:
Fra’, la mia tipa mi ha prestato i soldi
Per cena perché avevo fame (fame)
Oggi le svuoto Moschino
Per farla contenta, ma non è Natale
Questi versi sono l’esempio perfetto di quanto si è detto poco fa: Lazza racconta che, da ragazzino, la sua ragazza lo ha aiutato economicamente (addirittura offrendogli i soldi per permettergli di mangiare) e adesso è lui a regalarle vestiti e accessori di alta moda. Da queste barre, emergono due particolari: la riconoscenza quasi commovente del rapper e la sua soddisfazione per essere riuscito a fare strada con la musica e potere finalmente sdebitarsi con la sua fidanzata.
10) Catrame (feat. Tedua)
In Catrame, come anticipato, la strofa di Lazza è dedicata a sua madre, persona citata spessissimo nei suoi testi, ed è una vera e propria poesia. Per quanto riguarda il featuring di Tedua, il pubblico si è completamente diviso: da un lato c’è chi lo ha apprezzato molto e dall’altro chi avrebbe preferito il pezzo senza la sua strofa, un po’ per via del flow troppo particolare e un po’ perché la sua parte non sembra profonda e sentita come quella di Lazza.
Anche in Catrame, strofa e ritornello dell’artista milanese meriterebbero un’approfondita analisi del testo, in quanto probabile suo miglior testo. I versi:
Tu mi hai visto bambino (ehi), quando ancora fallivo (yah)
Ora quando mi ascolti da Spoti’ o dal vivo
Pensi: “Questa è l’America” come Gambino (Gambino)
La mia vita ti pesa (pesa), anche se non lo dici (no)
Delle volte un accento fa la differenza (ehi)
Non esistono principi senza principi (yah)
sono davvero raffinati, oltre che sinceri e ricchi di sentimento. L’eleganza delle sue barre, per esempio, è nel verso “Pensi: “Questa è l’America” come Gambino”, in cui, rivolgendosi a sua mamma, ricorda i fallimenti della sua vita e pone l’accento su come invece adesso sia uno degli hot names della scena italiana, al punto da far esclamare “Questa è l’America!”, italianizzazione del titolo del pezzo This is America dello statunitense Childish Gambino.
Infine, anche per l’ultimo verso c’è bisogno di una spiegazione: il sostantivo “principi” è la prima volta usato come plurale di “principe” e la seconda volta di “principio”, dimostrando che basta un accento a cambiare completamente il signifato di una parola.
11) Povero Te
Re Mida è un CD completamente diverso, musicalmente e liricamente, dal precedente Zzala, al punto che sembra di ascoltare un Lazza decisamente maturato, ben oltre i due anni che separano la pubblicazione degli album. I singoli precedenti all’uscita del disco, infatti, avevano spiazzato del tutto i fan, da Porto Cervo, dalle sonorità definibili “Latin Trap”, caratterizzato da un testo romantico e un ritornello molto melodico, a Gucci Ski-Mask, autocelebrativo e in pieno stile “Zzala”, ma musicalmente lontano dalla moda del momento.
Lazza ha proposto due pezzi, dunque, totalmente nuovi e originali per il mercato italiano, dimostrando di essere uno degli artisti più innovativi del panorama rap (ricordando che anche brani di Zzala come Ouverture e DDA avevano la stessa portata rivoluzionaria). Povero Te è una canzone che dimostra ancora una volta la capacità e la voglia di stupire del milanese, che ne ha rilasciato una strofa su Telegram due settimane prima dell’uscita dell’album.
Il pezzo è davvero particolarissimo e si caratterizza per una strumentale cruda e pienissima di bassi, un flow veloce e serrato, una metrica quasi del tutto libera (specie nella prima strofa) e un ritornello denso di autotune. Inoltre, in Povero Te è particolarmente evidente quanto Lazza ami servirsi del “riocontra”, ovvero quell’abitudine, importata dalla Francia, di scambiare le sillabe delle parole, per esempio in versi come:
Ho una iatro di fianco (iatro = troia)
Fra’, mi sembri mia drema (drema = madre)
Non mi davi un roue (roue = euro)
Nella seconda strofa, ancora, è presente una serie di barre, l’una dietro l’altra, che farà la fortuna dei concerti live di Lazza, ovvero:
A scuola senza gli studi
Fuori presto, big booty
Siamo il meglio, Rick Rubin
Giorno e notte, Kid Cudi
Niente infami, keep chiudi, ehi
Con me non ci discuti
Anzi dimmi: “Mi scusi” (scusi)
Quattro poveri illusi
Pensano che a farli grandi per spammarsi
Basti un palco al Wind Music, ehi
ben nove versi rimati o quantomeno contenenti un’assonanza fra loro.
12) Desperado
La dodicesima traccia di Re Mida, Desperado, forse una di quelle che cattura meno l’orecchio dell’ascoltatore, se analizzata, è davvero piena di punchlines di altissimo livello. Il solo inizio:
Ti bevi ogni cosa che dico se parlo potabile, ehi (uh)
Giro in canottiera così non rimbocco le maniche, ehi
contiene due rime intelligenti e non scontate, che indicano la strada che prenderà la canzone, per l’appunto piena di versi a effetto e, come intuibile dal titolo, di riferimenti cinematografici. Desperado, infatti, è una pellicola di Robert Rodriguez con protagonista Antonio Banderas, ma oltre a quel film sono citati, in ordine, Training Day e Mery per sempre, oltre che le canzoni God’s Plan di Drake e Niggas in Paris di Kanye West e Jay-Z.
La citazione a Training Day, con cui Denzel Washington vinse l’Oscar nel 2002 con una sontuosa interpretazione, è particolarmente riuscita, perché fa riferimento alla scena forse più iconica e epica del film, in cui l’attore esclama alla recluta Jake Hoyt “You are in the office, baby”, riferendosi alla sua macchina. Lazza, raccontando invece il suo incontro con una ragazza, canta infatti:
Quando sali sul mezzo sembra Training Day
Benvenuta in ufficio (ehi)
13) Iside (feat. Luche)
In ordine di tracklist, Iside ospita la quarta collaborazione di Re Mida, quella di un Luche in forma smagliante, che regala al CD di Lazza una sua classica e brillante strofa street, caratterizzata dalla sua inconfondibile attitudine. Dal 2016 circa (forse da XDVRMX), decidere di ospitare Luche in una propria canzone è una scelta rischiosa, perché il napoletano realizza strofe talmente di livello da “eclissare” l’artista principale, si pensi a Casa Mia di Noyz Narcos, a Oro Giallo di Guè Pequeno o a Vodoo di Gemitaiz.
In Iside, invece, le parti di Lazza e di Luche sono assolutamente di pari livello e questo rende la canzone un banger godibile da tutto il pubblico. Le due strofe sono davvero impressionanti, quella dell’autore di Potere per la sua street attitude – è l’unico rapper italiano che può permettersi di cantare “Luche ti fa la bua, balla sulla tomba tua” senza risultare ridicolo – e quella di Zzala per le solite trovate geniali come:
Il mio nome in bocca a tutte le puttane di zona
Non hai idea di quanto ne potrei buttare di zzoca
Chiami Zzala, parola, metto in croce e delizio
Vedo rosso e non sono nato del toro, Benicio
In quest’ultima barra ci sono addirittura tre collegamenti da effettuare: il rapper afferma di essere così arrabbiato da vedere rosso come un toro (l’animale), pur senza essere nato del toro (il segno zodiacale), chiudendo il verso con il nome di Benicio (del Toro), attore di Hollywood che ha recitato in film come Paura e delirio a Las Vegas, 21 Grammi e il solito Snatch.
Anche nel bridge che anticipa il ritornello Lazza realizza delle punchlines non da poco:
Tiro su ‘sta scena con un dito, swipe up (ehi)
Cuore acciaio, Daitarn
Pure senza un’esclusiva Tidal, sai, fra’
Contro tutto e tutti finché perdo la voce
Fammi un contratto di Cristo, firmo con una croce
per esempio nel primo verso, in cui afferma di alzare il livello della scena rap quasi senza impegnarsi, con un solo dito, proprio come in un semplice “Swipe Up”. Questa espressione indica una funzione delle Instagram Stories che consente, trascinando il dito sullo schermo dal basso verso l’alto, di essere condotti al link allegato.
A concludere il bridge, poi, è il verso “Fammi un contratto di Cristo, firmo con una croce”, che nasconde un altro gioco di parole straordinario. Davanti a un contratto stellare (l’espressione di Cristo è usata come iperbole dal rapper), Lazza firma con una croce, che da un lato è un riferimento proprio a Gesù Cristo e alla sua crocifissione e dall’altro è semplicemente un modo per mostrare il suo disinteresse di fronte al denaro, consapevole che proposte del genere per lui sono all’ordine del giorno.
14) Gucci Ski-Mask (feat. Guè Pequeno)
Come anticipato, Gucci Ski-Mask è stato il secondo singolo estratto da Re Mida, dopo la hit dell’estate Porto Cervo e ospita la collaborazione, probabilmente, più riuscita dell’intero CD, quella con Guè Pequeno, autore di una strofa sensazionale, perfettamente in linea con il mood del pezzo e metricamente fantastica. La scelta di Lazza di chiudere la tracklist del disco con i due pezzi già editi è stata con ogni probabilità intuitiva e immediata. La decisione, infatti, sembra valorizzare le altre quattordici tracce, tutte inedite tranne Netflix (uscita una settimana prima e quindi “quasi inedita”), senza comunque privarsi di due canzoni vicine alle atmosfere di Re Mida e di grande successo per quanto riguarda gli ascolti.
Gucci Ski-Mask è forse il brano più spaccone dell’intero CD, è crudo, provocatorio e spesso volgare: mostra il lato più “zarro” di Zzala e Guè. Le punchlines del brano, infatti, sono molto esplicite e proprio per questo apprezzabilissime; in particolare una barra come:
Rapper di merda, pesti una merda fai scopa
gioca sulla solita rima-immagine in maniera particolarmente divertente, mentre un’altra come:
Baby non voglio che piangi lo so, amo le donne che soffrono, con l’apostrofo
è meno intuitiva ma più ricercata. Infatti, Lazza nel verso afferma di amare le donne che soffrono, specificando immediatamente la presenza dell’apostrofo che muta il significato della sua espressione: il rapper ama le donne che s’offrono e quindi le ragazze facili. Semplicemente geniale.
15) Porto Cervo
A settembre, in un articolo volto a raccontare la carriera di Lazza prima di Re Mida, si era scritto che Porto Cervo era un esperimento coraggioso e che solo i numeri avrebbero potuto decretare la sua riuscita. A più di sei mesi dalla sua pubblicazione, Porto Cervo è la canzone più di successo della discografia di Lazza, a giudicare dagli ascolti streaming su Spotify.
Se gli estratti di Zzala avevano delle sonorità più tendenti alla trap americana, tipica di rapper come Travis Scott (omaggiato dal rapper nei primi versi di Lario), Migos e beatmakers come Southside e la 808 Mafia, con quel pezzo Lazza si lasciò ispirare dalla cosiddetta Latin Trap, i cui esponenti più noti sono i sudamericani Bad Bunny, Lary Over e Anuel AA.
In questo Lazza è stato lungimirante, cavalcando l’onda di questo nuovo genere musicale, esploso anche in Italia grazie a brani come Pablo di Sfera Ebbasta e Rvssian, Mamacita di Achille Lauro e Lungomare Latino di Guè Pequeno, e abile, realizzando una canzone dal ritmo coinvolgente senza snaturare il suo stile lirico. Infatti, il testo della canzone racconta di come Lazza vorrebbe regalare alla sua donna la collana più bella, donarle l’orologio più lussuoso e portarla su uno yacht: questo non è poi tanto diverso dalla solita ostentazione del rapper milanese, ma ne è semplicemente una versione più romantica. Inoltre, neanche in una hit estiva come Porto Cervo, l’artista è riuscito a trattenere la sua passione per gli incastri mozzafiato, come la fenomenale barra:
Sarai tu quando volerò in testa a dirmi che ho fatto bene ad intestardirmi
contenente una rima quintupla, forse la serie di incastri più articolata della sua carriera.
16) No Selfie (feat. Giaime) [Bonus Track]
Le bonus track contenute nella Deluxe Edition di Re Mida sono due: il già citato remix di Netflix con lo spagnolo Kaydy Cain, che per ovvi motivi non si analizzerà, e una canzone tanto particolare quanto effettivamente riuscita: No Selfie con il fraterno amico Giaime, con cui Lazza iniziò a rappare nel 2011.
In No Selfie, l’impressione è che, sul bellissimo beat di Low Kidd, Lazza e Giaime si stiano divertendo come due ragazzini: rispetto alle tracce del CD, infatti, i due artisti si concedono libertà e scelte stilistiche inusuali, come se fosse un pezzo di un mixtape. Per esempio, Zzala emoziona i fan iniziando le due strofe con omaggi al suo banger più rappresentativo, Lario:
Anche nella bonus track, Lazza inserisce due punchlines brillanti, la prima immediata e la seconda più ragionata, contenute entrambe nella strofa iniziale.
Mangio, Poporoya (ehi)
Ti fisso da mezz’ora (yah)
Sì, sì, sei popo ‘roia (ehi)
è la prima di queste due rime, contenente i tanto ricercati quattro incastri, ma che soprattutto è apprezzabile per la velocità con cui colpisce l’ascoltatore. Quando, infatti, si sente la parola “Poporoya” – noto ristorante milanese a base di sushi – non si può fare a meno di capire che il verso sarà chiuso con la parola “troia”. Prima ancora che l’ascoltatore abbia terminato questo ragionamento, Lazza ha già chiuso la rima con una barra da esclamare: “Non poteva chiuderla meglio!”
La seconda punchline, che invece va spiegata, è nella serie di versi:
Quando dico che spariamo, ehi
Queste bocche fanno i buchi, ehi
Fatti un giro alle mie date
Tu non dirlo, non è il caso, ah
Quando tu dici: “Spariamo!”, ehi
Frate’, è perché ve ne andate, uh
ed è un gioco di parole davvero da capogiro. Le due prime persone plurali “spariamo”, sono infatti coniugate a partire da verbi diversi: nel primo caso è voce del verbo “sparare”, quindi Lazza spara rime con la bocca e “fa i buchi”, nel secondo “sparire”, dunque il rivale dell’artista dice “Spariamo!” perché se ne sta andando via.
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