Sinatra – Com’è il primo album di Guè Pequeno per BHMG?

Recensione track by track di Sinatra, quinto album di Guè Pequeno, pubblicato per Island Records, Def Jam Recordings, Universal Music Italia e BHMG il 14 settembre 2018. Costituito da dodici tracce, di cui cinque prodotte da Shablo, è stato affidato a una vasta gamma di producers, per poi essere rivisitato dal cofondatore di BHMG, Charlie Charles, in veste di direttore artistico.

Il rap italiano è sicuramente stato segnato dalla penna di Guè Pequeno, uno di quei rapper che tra tante difficoltà e chiusure del mondo sociale e musicale italiano ha portato, con una carriera iniziata più di quindici anni fa, il genere ad avere l’importanza che meritava e ha aperto, negli ultimi due anni, lo ha reso di riferimento per i ragazzi nati fra il secondo e il terzo millennio.

Infatti dal 2016, anche grazie a tanti fattori vicini e/o paralleli, quali lo streaming musicale e tutto il mondo dei social network, il rap ha più che quadruplicato il numero di ascolti e di seguaci pur cambiando i suoi protagonisti: con la svolta Trap degli ultimi anni sono esplosii tanti nuovi artisti (da Ghali e Sfera, fino alla Dark Polo Gang ecc.); che hanno ribaltato il ranking tanto da esclissare rapper che nel Rap Game italiano erano già attivi da molto tempo. Guè Pequeno è stato sicuramente uno dei rapper “ante-trap” che ha giovato di più da questa svolta musicale.

Infatti, il suo ultimo album Gentlemen (2017) è la dimostrazione di quanto Guè sappia rappare e allo stesso modo cavalcare la nuova moda, la “Trap”, variando i suoi produttori, passando dagli storici Sixpm, Don Joe e 2nd Roof a quelli più in voga del periodo come Charlie Charles (già acclamato per la presenza in Santeria con la produzione di Salvator Dalì) e Sick Luke (produttore e “regista” del successo della DPG), e i tanti artisti presenti nel disco come opsiti, dai più classici Marracash e Luche a newcomers di spessore come Sfera Ebbasta e Tony Effe, fino al portoricano Èl Micha e al maestro partenopeo Ezio Avitabile.

Il risultato è un disco completo: le sonorità trap e la presenza degli 808 sono elementi sempre più familiari ai gusti degli italiani, che esaltano, fra i tanti successi del CD, Lamborghini, Oro Giallo e Relaxxx con i loro meritati dischi di platino e l’album stesso con il doppio platino in meno di un anno. Le note autocelebrative, di street life e, in altri pezzi, più sentimentali di Mister Fini sono sicuramente da pioniere del genere. Anzi è necessario ricordare che Guè e i Dogo sono gli autori della vera svolta street del rap italiano, poiché sono stati loro i primi a portare argomenti forti come droga e violenza  nei testi, raccontando situazioni a cui il rap di allora accennava solamente e si può ascoltare nei suoi lavori anche la continua ascesa sociale del rapper milanese.

Primo a citare e vestire marchi di lusso, primo a esprimere la voglia degli italiani di potere e soldi, argomento sempre inviso alla nicchia degli ascoltatori di un tempo, Guè è il vero “padrino” del rap in Italia. E allora quale critica gli si può opporre? Oltre alla soggettività dei gusti degli ascoltatori, negli anni Guè è stato sempre un artista che ha prodotto, fra canzoni e feat, molto, a volte esprimendo sempre lo stesso concetto o trattando le stesse tematiche.

Infatti, quando il 24 agosto 2018 è stato annunciato l’album, per molti lo scetticismo ha avuto la meglio sull’eccitazione per il nuovo progetto: Guè non aveva consolidato i grandi numeri di Gentleman nei singoli successivi, per esempio Come se fosse normale o la mancata hit estiva Lungomare Latino (non adorata dal pubblico la scorsa estate).

Prima di passare alla recensione dell’album c’è da riflettere su un altro avvenimento antecendente alla pubblicazione del disco. Infatti l’1 agosto Guè Pequeno annuncia il suo ingresso in Billion Headz Music Group, l’etichetta discografica di Sfera Ebbasta, DJ Shablo (produttore e storico amico di Guè, da quel momento anche manager) e Charlie Charles (uno dei geni della trap italiana, che lo vede presente in Sinatra come direttore artistico). Era davvero possibile che un’icona artistica come Guè, con una carriera così ricca, riconosciuta e premiata, potesse firmare un contratto per la label di due artisti che fino a pochi anni fa erano considerati appena degli emergenti? Sì, perché ormai la musica rap/trap conta davvero i numeri del pop e influenza realmente la sfera sociale di molti adolescenti e l’autore di Vero, da bravo business man, non ha rinunciato a entrare in BHMG per creare hype e suscitare scalpore fra le masse (il Signor Fini sa bene che non esiste pubblicità buona o cattiva, ma solo pubblicità!)

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Passa del tempo e arriva l’ora X: alle ore 00:00 del 14 settembre è disponibile sui digital store e su ogni piattaforma di streaming Sinatra, il quinto album da solista di Guè Pequeno. Ciò che subito balza all’occhio, dalla tracklist, uscita qualche giorno prima dell’album, è la presenza numerosa – forse eccessiva – di featuring (in 12 tracce ce ne sono 8 canzoni condivise per un totale di 12 artisti).

La prima del disco è Hugh Guefner, intro del CD, e mostra ancora una volta Guè nel suo classico immaginario, fra pile di soldi e donne poco raccomandabili, e ciò alimenta nuovamente lo scetticismo generale. Si passa subito a Trap Phone dove il rapper fa capire davvero che “Papà è tornato” e che quella roba la sa fare bene. Su una bella strumentale carica e piena, garantita 2nd Roof, il flow di Guè è dinamico e calzante, l’ospite d’eccezione Capo Plaza entra aggressivo nel feat e Sinatra ha la sua prima hit.

In Borsello, Guè ospita, sul beat del maestro C.Charles, i due rapper new school più “colorati” e in voga del momento, regalando ai club, con Sfera Ebbasta sempre più padrone della scena (discreta prestazione la sua) e Drefgold, forse risparmiabile come featuring, una divertente hit trap.

Che Sinatra punti a essere un album “spazza-concorrenti” lo si vede anche nella “caccia al miglior feat.”: non sorprende perciò che il florido periodo di Frah Quintale lo porti nell’album dell’artista milanese. Frah Quintale è un ragazzo esploso grazie al semplice passaparola sul web, dimostrando sempre la sua originalità con un sound caratteristico e testi semplici che lo portano a essere considerato anche un musicista indie. Il risultato funziona ancora: Guè Pequeno è in cima alle classifiche con un altro stile che lo ha sempre premiato, il rap sentimentale, “sottogenere” mai ignorato dall’artista. Batteria classica ormai nel beat, con la sua originalità “sminuita” da un testo leggermente superficiale; ma ciò non nega all’artista un altro successo. Merito anche dalla produzione del fedele Sixpm e del feat. di Frah Quintale, ascoltabile in pochi versi ben centrati.

Guè ha da sempre prodotto hit melodiche e ritmate, regalando al rap italiano molta visibilità negli anni precendenti, quando le canzoni di questo genere conosciute a livello nazionale approcciavano costantemente sonorità pop; così il campionamento della hit Oro di Mango è rivisitato benissimo in Bling Bling (Oro) da Big Fish, classico hitmaker del rap che ha consegnato l’ennesima hit di Sinatra a Guè.

Con Claro, invece, l’album ritrova la sua vena trap, abbracciando l’ennesimo featuring: direttamente dal collettivo Dark Polo Gang, Tony Effe e Prynce. Analizzando la collaborazione dei due, le liriche non esaltano nè screditano la prestazione dei giovani artisti (le tematiche e le rime sono sempre quelle in realtà); magari c’è da dire che Guè, seppur pioniere di quello che può essere definito il gangsta-rap in Italia, tra marchi, auto, gioielli e donne, in Claro è quasi banale, raccontando sempre le solite tematiche in questo mondo troppo cinematografico e troppo distante dalla realtà degli ascoltatori.

Che Sinatra sia un album completo, lo si vede anche dalla presenza di un bel pezzo rap vecchio stile come Bastardi senza Gloria con Noyz Narcos, reduce da Enemy, suo possibile ultimo album, che dopo ottimi risultati, come la certificazione di disco d’oro per l’album dopo appena una settimana, non ha potuto rifiutare la convocazione per questo pezzo con sonorità newyorkesi. La traccia è una boccata d’aria di vero rap grazie alle barre di Guè, di NN e anche se non sarà spinta come singolo, sarà davvero di culto per i veri amanti del genere. Ancora, nel brano Bam Bam, la cultura dell’artista di Milano per altri generi come il reggae e la voglia di esportare la sua musica internazionalmente lo porta a una collaborazione con i latini Cosculluela e Èl Micha, in una traccia che forse finirà nel dimenticatoio insieme ad altre hit (nulla di eccezionale insomma).

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Tra gli ultimi featuring non si possono tralasciare Marracash e Luche: nonostante la sua produzione non sarà mai costante quanto quella di altri rapper, Marra non delude mai, che siano pezzi suoi o collaborazioni, mentre Luche conferma, dopo il grande lavoro fatto con Potere, uscito a fine giugno, il suo strepitoso periodo di forma (che a breve lo consacrerà come leggenda del genere). Insomma due collaborazioni di livello assoluto che hanno quasi superato Mr. Fini in Modalità Aereo.

Tra le altre canzoni degne di nota sicuramente occorre citare Babysitter. Gue è capace veramente di cambiare un flow per pezzo – ed è opinione comune che l’argomento “donne” lo sappia trattare molto meglio di altri – regalando l’ennesima bella canzone del disco.

La prima impressione a fine ascolto è che Sinatra sia un disco completo e che rispecchia molto Guè Pequeno in questo momento, sia per argomenti che per scelte di suono: anzi Charlie Charles va premiato con lode perché musicalmente l’album è fatto alla perfezione, perché il sound non annoia e invoglia sempre a sentire la traccia subito successiva.

In ogni caso, essendo già passato un mese dalla sua pubblicazione, la sensazione è che questo disco contenga hit di qualità e numeri importanti ed altrettanti pezzi che hanno quasi “fallito” nell’intento di esserlo. A più di un mese e mezzo dall’uscita dell’album è più probabile che il pubblico ricorderà Sinatra più per singole canzoni che per il lavoro complessivo, e nonostante la rilevanza e l’indiscussa bravura del rapper, ciò ci porta a pensare che Sinatra sarà uno dei meno ricordati della carriera di Guè Pequeno.

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