Recensione di 3 Indigo, primo album del rapper/producer Low Kidd, uscito l’1 giugno 2018 per Sony Music, in download e streaming su tutte le piattaforme digitali, in vendita anche in copia fisica.
Low Kidd, il produttore di punta della Machete è diventato un rapper:
Low Kidd, all’anagrafe Lorenzo Spinosa è un produttore (e ormai anche rapper) milanese classe ’89, il cui nome d’arte deriva, da un lato, dalla sua statura e, dall’altro, dalla sua passione per le basse frequenze. Il tratto distintivo e ampiamente riconoscibile delle strumentali del ragazzo, infatti, è la tendezza ad amplificare il suono della grancassa, talvolta anche distorcendolo o stravolgendone la ritmica.
Proprio per questa caratteristica, molti ascoltatori hanno paragonato lo stile delle produzioni firmate 333 Mob (il collettivo fondato da Low Kidd, Lazza e Dj Slait), a quelle del famoso gruppo americano 808 Mafia, formato da dodici diversi produttori diretti da Southside, il beatmaker preferito di Low Kidd in assoluto. Tuttavia, nonostante nell’ultimo anno il producer milanese sia stato uno dei musicisti più apprezzati proprio per le sue strumentali aggressive e i suoi bassi esplosivi, soprattutto dopo la sua fortunata collaborazione con Lazza, nel corso della sua carriera, ha sempre dimostrato la sua duttilità.
La collaborazione di Low Kidd con l’emergente milanese, infatti, coronata dalla pubblicazione del suo primo album Zzala, uscito quasi un anno fa e interamente prodotto da lui, ha permesso che la fama del producer aumentasse a dismisura, rendendolo, insieme agli “intoccabili” Charlie Charles e Sick Luke, uno dei tre beatmaker più stimati e imitati d’Italia, come dimostra anche l’enorme varietà di type beat a lui dedicati su YouTube.
Recentemente, oltre a Zzala, Low Kidd ha lavorato con colossi della musica come Nitro, producendo quasi interamente il suo ultimo album No Comment, uscito a gennaio 2018, e Salmo, componendo le strumentali di sette canzoni di Hellvisback (fra cui le hit L’Alba, 1984 e Bentley vs Cadillac), rapper giovani come Sfera Ebbasta, Axos, Dani Faiv, Lanz Khan e Zuno e veterani della scena come Madman, Jack The Smoker, En?gma, Ensi e Rasty Kilo.
Da sempre, nella storia dell’hip hop italiano, i produttori più apprezzati, come Fritz da Cat o, più recentemente, Night Skinny, Deleterio e Don Joe & Shablo, hanno realizzato Cd, spesso diventati vere e proprie pietre miliari del genere, come Novecinquanta o Thori & Rocce, presentandoli però come una raccolta di canzoni rappate da diversi artisti sulle strumentali del beatmaker o deejay in questione. Low Kidd, invece, in maniera del tutto rivoluzionaria, ha deciso di confrontarsi con la scena non solo nelle strumentali, ma anche al microfono, dando vita ad un Cd, 3 Indigo, prodotto, mixato e rappato da lui.
Fino alla pubblicazione dell’album, infatti, l’unico brano edito in cui Low Kidd avesse mai rappato era I.B.F.M. (acronimo di “i bambini fanno Mob”), featuring con Lazza uscito ad agosto 2017, mentre alcuni suoi freestyle, anch’essi autoprodotti, No Love (Freestyle), Backwoods Freestyle e CSH (Freestyle) – 凶手, erano stati pubblicati dall’autore su YouTube per poi venire rimossi poco dopo.
3 Indigo è un album brevissimo, dalla durata complessiva di 23 minuti, di nove tracce, che insieme formano una tracklist tanto particolare quanto indecifrabile, poiché la metà dei titoli sono acronimi, mentre nelle restanti tracce le vocali sono sostituite da numeri. In entrambi i casi, i titoli dei brani hanno ricordato quelli di XDVR e Sfera Ebbasta, primi album di Sfera Ebbasta, in cui il rapper aveva utilizzato lo stesso espediente (ad esempio BRNBQ era l’acronimo di “bravi ragazzi nei brutti quartieri” o SG4M1 corrispondeva alla parola “sgami”).
Come Kidd già aveva anticipato in alcune Instagram Stories, all’interno di 3 Indigo, sono presenti tre featuring (che la nostra redazione aveva provato ad indovinare nello scorso articolo): Lazza, Zuno Mattia e l’inedito NTHNL333. Se inizialmente le scelte del producer, che non ha incluso nel progetto nè Salmo, nè Nitro, nè Dani Faiv, ma ha coinvolto solo artisti appartenenti alla sua etichetta discografica, il 333 Mob, il risultato gli ha decisamente dato ragione. Zuno Mattia, infatti, non ha inciso granchè, realizzando una strofa del tutto dimenticabile, mentre N3W FRI3NDS e NTHNL, le tracce rispettivamente con Lazza e NTHNL333, sono le migliori canzoni del Cd.
Lazza, ormai uno dei rapper più influenti della scena, ha realizzato una strofa esplosiva e velocissima, sul modello di quella di I.B.F.M., perfetta in termini di incastri, metrica, flow e punchlines (sensazionale la barra “così puttana che se ti dico batti il cinque controlli l’agenda!”), mentre NTHNL, acquisto americano del Mob, ha dimostrato, in una traccia rilassantissima, in inglese, non solo di avere un ottimo flow, ma anche di saper cantare in maniera intonata e gradevole. Questo consentirá agli artisti del 333 Mob e, inevitabilmente, a quelli di di tutta la Machete di aver nel loro disco un artista internazionale giovane e capace, perfetto per il ritornello di una canzone di Nitro, di Lazza o magari di Dani Faiv.
Per quanto riguarda l’aspetto produttivo, Low Kidd non si è innovato particolarmente, ponendo l’accento delle sue produzioni sui bassi potenti e accompagnandoli con tastiere e batterie dai suoni diversi a seconda della canzone. La vera bravura del beatmaker, in 3 Indigo, è stata nel saper adattare indistintamente il suo stile a canzoni rilassanti, esplosive e di velocitá media, variando sapientemente i BPM e le melodie.
A livello strumentale, 3 Indigo è un ottimo disco, le cui basi sono in sè meno spettacolari e variete rispetto a quelle composte per Zzala, ma altrettanto godibili (se non ancora di più) se accompagnate dalla voce di Kidd. Il producer, infatti, nonostante le varie critiche a lui mosse, è stato abilissimo sia a rappare le strofe dei suoi brani, sia a cantare i riuscitissimi ritornelli, aiutandosi a volte con un leggero autotune. In assoluto, fra le nove ottime strumentali, le più memorabili sono quelle di 5 ANX, NTHNL, in cui Low Kidd ha inserito un rilassantissimo arpeggio di chitarra, e soprattutto N3W FRI3NDS in cui la ritmica incalzante del piano è accompagnata da un basso potentissimo e dal suono distorto.
Nelle strofe del Cd, appunto, Low Kidd ha saputo scegliere il flow più adatto per il pezzo, a seconda dell’argomento: dal “ayy flow” in pieno stile XXX.Tentacion di M5HB 3, N3W FRI3NDS e TT 3 aggressivo e scattante, in cui il rapper arriva addirittura a urlare i versi conclusivi delle strofe, passa rapidamente a quello melodioso e scorrevole di P3RCS & L3MON e NTHNL, passando per quello malinconico di NSCS e 5 ANX. I ritornelli invece dimostrano che un artista come Low Kidd, spesso ammirato per la sua abilità nel comporre strumentali violente ed esplosive, possa essere altrettanto capace di destreggiarsi tra melodie armoniose ed orecchiabili, mostrando le sue produzioni sotto una luce completamente diverse rispetto a quando è il Nitro o il Lazza di turno a utilizzarle. Per esempio, il ritornello di NSCS e quello di 5 ANX, prima dei loro drop, sono cantati con la stessa bravura di un artista affermato, anche se Low Kidd, come detto, in questo si è certamente aiutato con l’autotune, a volte (5 ANX) in maniera piuttosto evidente e a volte (NSCS) in modo quasi impercettibile, senza mai risultare tuttavia fastidioso.
Molti critici musicali, su alcuni magazine online, hanno evidenziato come l’aspetto peggiore di 3 Indigo sia quello lirico, affermando che i testi sono sconclusionati, inconsistenti metricamente e ripetano le stesse cose per nove tracce. In realtà, come lo stesso Low Kidd ha affermato, i testi sono praticamente dei freestyle: non sono studiati nè preparati, sono un semplice sfogo dell’artista.
Inoltre, nella loro improvvisazione, i testi di 3 Indigo non sono affatto inferiori a quelli che alcuni rapper molto più in vista di Low Kidd hanno proposto nei loro ultimi lavori, basti pensare a 20 di Capo Plaza o a Sickside di Dark Side, ex Dark Polo Gang. Infatti, il producer milanese, nelle tracce del Cd affronta tematiche inedite, come l’abuso di farmaci e marijuana, e altre già trattate da altri artisti, come l’apatia, l‘appartenenza alla crew, la voglia di riscatto e il sogno di ricchezza, ma lo fa in un modo originalissimo, sfruttando la tecnica del flusso di coscienza. Il fatto che Low Kidd non abbia scritto i testi di 3 Indigo, ma lo abbia trattato come un lungo freestyle ha permesso ad ogni ascoltatore, dunque, di immedesimarsi maggiormente nell’autore e di emozionarsi di più.
Ovviamente, a livello qualitativo, il disco andava forse rivisto una seconda volta e corretto in alcune parti, perché alcuni difetti sono innegabili, su tutti l’incomprensibilità di alcune espressioni e la eccessiva semplicita di alcune rime, come nella seconda strofa di M05B 3, quando Kidd rappa:
Dite solo le bugie, siete bambini, siete zie
Rincoglioniti da ‘sti social, con i soldi della mamma
Ti vedo in giro a fare gang, gang, se chiamo i miei tu vai a nanna
Un artista esperto di rap come Low Kidd, che ha collaborato con scrittori del calibro di Nitro e Salmo, non può permettersi di fare una rima “bugie-zie” o “mamma-nanna”, ma, tuttavia, nel complesso, i testi di 3 Indigo sono la versione nettamente migliore di ciò che l’autore di I.B.F.M. aveva proposto nei freestyle rimossi da YouTube e sono emozionanti e coinvolgenti al punto giusto.
In conclusione, 3 Indigo è un ottimo disco, che coinvolge profondamente l’ascoltatore nelle tracce sia grazie alle belle melodie e alle strumentali, sia grazie a testi sinceri ed emozionanti. Inoltre, è un progetto coerente e, grazie alla sua breve durata, scorrevole. Non lo si può definire disco dell’anno sia per i limiti da noi evidenziati, sia perché album come Davide, Enemy, Rockstar o Mowgli gli sono superiori per vari aspetti, ma comunque 3 Indigo è una delle perle di questo 2018 e alcune delle sue tracce, come NTHNL, NSCS e N3W FRI3NDS sono dei veri e propri capolavori: speriamo, dunque, che Low Kidd possa realizzare altri progetti di questo tipo, magari insieme a Lazza o a Tha Supreme, nella sua carriera.
S.M.
2 pensieri riguardo “3 Indigo di Low Kidd – E se il disco del 2018 l’avesse fatto un produttore?”