Mudimbi è un artista molto interessante, nato a San Benedetto Del Tronto, nelle Marche, ma di origine congolese, che mette in musica il suo modo di vedere la vita.
Il suo disco di esordio porta il suo vero nome, Michel, ed è un album molto variegato e bello nella sua interezza: si passa dalla spensierata Risatatà alla cruda Schifo, pezzo dai toni seri sulla società odierna.
Gli inizi:
Cresciuto senza padre, con la madre che è una guida fondamentale per Michel, dopo dieci anni di lavoro in officina, abbandona tutto per seguire seriamente la sua passione per la musica. Affererà in seguito che:
“La mia più grande paura era quella di morire insoddisfatto”
Inizia così con il rap attorno all’anno 2000 e impiega “circa 6 anni prima di riuscire a scrivere una rima decente” e tra il 2013 e il 2014 finalmente riesce a comporre i suoi primi pezzi e un EP di 5 tracce.
Il 2013 è stato decisamente l’anno della svolta per l’artista che, dopo tanti anni di lavoro, pubblica la traccia Supercalifrigida e il rispettivo video.
Immediatamente, questa spopola su trapmusic.net e da lì arriva fino a Radio Deejay, che chiede allo stesso Mudimbi di realizzare un jingle per il programma condotto da Albertino, Asganaway, proprio sulla base di Supercalifrigida.
E da quella proposta, la strada può essere solo che in salita…
Nel 2014 debutta col suo primo Ep intitolato M, caratterizzato dalla compresenza di diversi generi musicali, ed un nuovo videoclip del primo singolo estratto Balb & Tando. Mudimbi non solo è autore di tutti i suoi testi, ma è anche il creatore di un immaginario fantasioso e supercolorato, a cui da vita curando personalmente tutti i suoi videoclip: uno dei migliori è senz’altro quello di Pistolero prodotta da Elisa Bee.
Il 23 marzo 2001, pubblica il suo album d’esordio Michel, lanciato da un’ importante operazione mediatica che ha visto i muri delle principali città italiane tappezzati dalla foto di Mudimbi all’età di sette mesi, copertina dell’album.
Nel dicembre 2017 passa le selezione di Sarà Sanremo, grazie alla canzone Il mago, con la quale arriva terzo nella sezione “nuove proposte” e vince il Premio Assomusica per la miglior performance. Ammirevole la sua naturale mostrata sul palco dell’Ariston, la quale fa letteralmente impazzire i giudici. Successivamente, esce il suo primo album ufficiale, che si presenta in un formato molto particolare, accompagnato dalle illustrazione di Maicol&Mirco, noto fumettista concittadino del rapper.
Nello stesso anno arriva la tanto desiderata firma con l’etichetta discografica Warner Music, l’apertura del concerto di Samuel all’Alcatraz di Milano e la partecipazione al Red Bull Culture Clash con la crew Milano Palm Beach. Il 9 febbraio 2018 la stessa Warner ristampa l’album Michel in una nuova versione arricchita da due singoli e supportata da un gioco da tavolo ideato da Mudimbi stesso.
La canzone che ha conquistato l’Ariston:
Sebbene il rapper abbia poca simpatia per il festival della musica italiana: Il Mago strega.
Mudimbi racconta, nella canzone, il suo modo di vedere la vita per filo e per segno, con tantissimo ottimismo, ma ricordandosi sempre dei problemi da affrontare tutti i giorni.
Infatti, la canzone Il Mago racconta di come sia possibile e necessario far fronte alle negatività e sfortune del quotidiano adottando alcuni escamotages, come il rispondere: “tutto bene” anche quando non è esattamente così. Un brano positivo che esorta a prendere le cose con più leggerezza, a giocare e mescolare le carte della propria vita come fa un mago. E Michel, come suo amuleto, ha scelto la cantante Orietta Berti, che negli anni ‘70 lanciava lo stesso messaggio con il brano Finchè la barca va.
https://www.instagram.com/p/Bb7VFipFeEf/?hl=it&taken-by=mudimbi
Fin dagli albori, infatti, Mudimbi si è fatto conoscere per la propria ironia dissacrante che spesso contrasta con testi crudi, provocatori e politically incorrect. Anche i suoi video, infatti, sembrano quasi una parodia di sé stesso.
In una bella intervista a Panorama del 7 luglio 2017 il rapper spiega:
“Non recito una parte, sono io al 100%. Ora non ho più un profilo Facebook ma posso assicurare che anche prima di farmi conoscere facevo gli stessi video, con lo stesso approccio. È il mio modo d’essere, credo sia un gene di famiglia. Ricordo l’estate con i miei nonni, mio nonno faceva ridere tutti con dei veri e propri show. Una volta fece finta di rompersi un braccio e arrivò con un finto gesso facendo uno scherzo a mia nonna, sono come lui».
Che approccio ha Mudimbi nei confronti della musica?
Quando, verso la fine degli Ottanta, il rap fa capolino in Italia (in ritardo rispetto al resto del mondo) per Michel Mudimbi è come sentire il richiamo della foresta.
Inizia così a giocare con melodie immediate, dapprima scrivendo versi semplici e di facile comprensione, talvolta al limite dell’ovvio. Poi evolve, costruendo rime sempre più complesse, caratterizzate da un linguaggio – come detto in precedenza- politicamente scorretto, a tratti volgare, ma divertente. La sua prima canzone messa in rete e poi distribuita a sua insaputa, infatti, è Supercalifrigida, un pezzo che parla di fellatio:
Intervista a Rock.it 30/01/18:
“Il mio modo di pormi è naturale, sincero e quelle nelle canzoni sono le classiche battute che ho sempre fatto con gli amici o coi colleghi di lavoro, perché non c’è una linea di confine tra Michel e Mudimbi”.
Il suo disco d’esordio, autoprodotto, intitolato Mudimbi: “è un disco a misura di bambino“, ma per adulti, pensato in modo da far divertire questi ultimi come se ritornassero ancora bambini. All’interno del booklet ci sono disegni da colorare e ritagliare, tutti collegati in qualche modo alle canzoni dell’album. Una volta completati i quali, inviandomi le foto degli stessi, i più bravi vinceranno dei premi, come succedeva all’asilo da bambini.
L’album si apre con il brano Scimmie, che per stile, strumenti e ambientazioni, fa venire in mente Caparezza– presente nell’intro della stessa canzone- (tra l’altro l’artista pugliese, insieme a Jovanotti, è il suo punto di riferimento) e la frase che chiude il brano: “Scimmia batte uomo, Tarzan glielo suca”, è veramente da brividi. Da ascoltare: Tipi da club, Empatia e SBA con basi ora funky, ora d’m’b o reggae e versi come “Ci sono in giro così tante fighe di legno che ci vorrebbe Geppetto” che strappano un sorriso, perché del resto, lo scopo principale di Mudimbi è quello di far divertire. Non mancano le canzoni sconce (la copertina del disco che raffigura Michel da bambino non deve trarre in inganno) con testi a tratti violenti da far accapponare la pelle, come Schifo.

Ma, se in Italia il rap è caratterizzato dal “grande ritornello della sublimazione adolescenziale” (concetto trafugato dal grande Lester Bangs che l’ha coniato e applicato al punk rock), per cui i ragazzini pieni di acne e carichi di ormoni non hanno che un pensiero fisso, il sesso, ben venga uno come Mudimbi che risparmia loro doppi sensi contortissimi e ambigui, optando per un linguaggio schietto, senza fronzoli né orpelli.
” Il mio modo di scrivere rappresenta il mio modo di vivere”